Digital memories

Ho fatto un paio di interventi su altrettanti blog a proposito della durata dei supporti digitali, e ho pensato che alla fine era ridicolo non parlarne nel mio, di blog.

Qui accanto c’è un grafico che dà conto della durata nel tempo dei differenti supporti usati per memorizzare le informazioni, dai tempi degli antichi Egizi ai giorni nostri.

Sulla figura non è scritto esplicitamente, ma possiamo facilmente basarci sull’esperienza di tutti i giorni per dedurre che la capacità di memorizzazione di informazione dei supporti, man mano che si sono modernizzati, è aumentata moltissimo.

Si potrebbe addirittura azzardare una relazione di proporzionalità inversa tra la durata del supporto e la capacità di memorizzazione. Il che si porta dietro una serie di interessanti considerazioni riguardo le tendenze attuali in termini di informazione.

Io personalmente sono fortemente  cloud-oriented. I miei contatti sono tutti memorizzati su google, così se mi perdo un telefono o si guasta per un motivo qualunque non mi trovo a bestemmiare in aramaico per due giorni come è recentemente capitato a un amico meno geek di me. Idem dicasi per il calendario degli appuntamenti, così incidentalmente mi si sincronizza sul bberry e sull’aifon. Ho circa 4GB di dati su Dropbox e altri 5GB su SugarSync, che mi consente di avere i miei dati “vitali” sempre a portata di mano, automaticamente sincronizzati tra il PC dell’ufficio, il Mac di casa, l’aifon, il bberry e l’aipad. Non ho ancora le foto su flickr ma ci sto pensando seriamente, perché mi fido poco degli hard disk di casa e, da bravo informatico, difficilmente faccio i backup (ciabattino con le scarpe rotte, in a nutshell). Ho iniziato a usare Evernote, per gli appunti, e sincronizzo aipad Mac e PC. Il che mi consente di andare alle riunioni portando solo l’aipad e di abbandonare penna e quaderno.

E da più parti sento parlare di Cloud come la soluzione del futuro. Un futuro costituito da contenuti digitali, identità digitali, appunti digitali, amicizie digitali. E rispetto a questo futuro vorrei fare qualche considerazione.

Prima considerazione, la durata. Come detto all’inizio abbiamo un problema di scarsa durata delle archiviazioni. Supponendo che non si possa tenere tutto on-line ma debba in qualche modo essere “archiviato”, ad oggi il supporto che viene in mente è il CD o il DVD. E non mi riferisco soltanto al privato cittadino, ma anche e soprattutto a enti, come banche o pubbliche amministrazioni. Si fa un gran parlare di dematerializzazione, ma alla fine i documenti da qualche parte li dovremo pur tenere. E questo, se nell’immaginario collettivo significa tante cose buone, come meno alberi da tagliare e meno lavoro (sistemazione degli archivi cartacei, periodico spostamento, ecc.), in realtà crea più problemi di quanti non ne risolva. Innanzitutto devo predisporre un data base che mi consenta di effettuare delle ricerche, oppure devo predisporre dei sistemi di archiviazione che mi consentano di risalire dal nome del file al suo contenuto, oppure ancora devo avere degli “indici” con dei metadati significativi che mi consentano di capire di cosa si sta parlando nel documento senza aprirlo. In buona sostanza, se ho migliaia di DVD su cui sono memorizzati tutti gli atti di un comune, non posso pensare di montare 10.000 DVD in sequenza ogni volta che ho necessità di stampare un certo atto che deve essere discusso in consiglio comunale. Ma soprattutto, in forza della scarsa durata temporale, debbo preoccuparmi di “travasare” periodicamente i dati su supporti nuovi. Il che significa innanzitutto che una sola copia digitale non è sufficiente, perché c’è anche il caso che un supporto sia difettoso in partenza, ma poi significa anche che dovrò tenere memoria di quando i supporti sono stati scritti e pianificare le attività di trasferimento dati. Si potrebbe bensare di ricorrere al cloud anche in questo caso, ma personalmente, vista la mole di dati in gioco, non mi è affatto evidente che i costi siano inferiori. Per la precisione, la mia sensazione è che cloudizzare i dati della pubblica amministrazione avrebbe dei costi mostruosamente elevati, considerando anche gli aspetti di privacy.

Seconda considerazione, l’alterabilità. Un supporto digitale, al di là di tutte le sicurezze che popolano l’immaginario collettivo (ma quanto immagina ‘sto collettivo?) come crittografia, firma digitale, protezioni dalla scrittura, ecc. ecc., resta comunque un insieme organizzato di byte che, per loro stessa natura, possono essere alterati da qualcuno sufficientemente pratico. E se, come abbiamo visto nel 2001, con la giunta Storace nel Lazio, si è quasi riusciti a portare avanti un tentativo clamoroso di revisionismo (si contestava ai libri scolastici di essere troppo di sinistra, invocando una riscrittura del fascismo che fosse più indulgente) utilizzando editoria classica, immaginiamo quanto più facile può essere fare revisionismo con contenuti digitali. In realtà qualcosa è già successo, proprio nella stra-liberale America. Una famosa pagina web appartenente al sito ufficiale della presidenza degli Stati Uniti informava sullo stato della guerra in Iraq. Nel maggio del 2003 la pagina risultava pubblicata con questo titolo: “President Bush Announces Combat Operations in Iraq Have Ended”. A dicembre dello stesso anno il titolo risultava modificato, senza alcuna nota redazionale: “President Bush Announces Major Combat Operations in Iraq Have Ended”: inizialmente la guerra veniva data come totalmente terminata, mentre in realtà così non era; mesi dopo, per convenienza politica, si voleva far apparire che questa continuazione fosse nota sin dall’inizio, aggiungendo una sola parola, “major”. E con il trend che si sta seguendo (apps che si aggiornano praticamente da sole) si può immaginare che anche gli ebook contengano contenuti aggiuntivi oltre al libro in se e per se. E che questi contenuti aggiuntivi siano aggiornati periodicamente. E che “incidentalmente” alcune parole, o alcuni paragrafi, del libro, siano “aggiornate”. Sapientemente. Immaginiamo per un attimo degli ebook scolastici, e 1984 di Orwell ci appare immediatamente più vicino.

Terza e ultima considerazione, il collo di bottiglia. Ce n’è uno, enorme. L’energia. Senza corrente il cloud non funziona. Senza corrente, i CD ce li diamo in faccia perché non possiamo leggerli. Senza corrente, non possiamo “travasare” contenuti da un CD all’altro. E quindi, o troviamo fonti di energia che possano andare avanti unattended, e che alimentino ad libitum il gigantesco cloud che connetterà tutto e tutti, oppure se disgraziatamente l’energia finisce, o se si verifica uno degli scenari apocalittici che più di qualche film ci ha fatto intravvedere, ai poveri posteri non rimarrà che un pugno di mosche.

Non ho soluzioni, com’è ovvio. Se le avessi, sarei ricco e famoso. Sono però un po’ preoccupato della scomparsa dei libri di carta di qui a un po’ di tempo, anche se mi rendo conto che il libro digitale ha tantissimi vantaggi rispetto al cartaceo, uno tra tutti quello di permettere la ricerca di parole, ma anche mettere segnalibri e prendere note sul testo senza rovinarlo minimamente. Di contro manca il contatto con la carta, la soddisfazione dell’occhio che guarda gli scaffali della libreria traboccanti, e lo stesso occhio che ti conduce, accarezzando i dorsi delle copertine, a dei ricordi che ti spingono a riprendere in mano quel particolare libro e rileggerlo. E penso ai digital native del futuro, che forse queste sensazioni non le avranno mai, e penso che forse si perderanno qualcosa, visto che, partendo solo da Gutenberg, è da mezzo millennio che la carta è partew della nostra storia. Nel frattempo continuo imperterrito a giocare con i vari gadget sperando quanto meno nella risoluzione del problema dell’energia.

32 pensieri su “Digital memories

  1. 黒子 くろこ kuroko

    devo rileggere domani perché leggere Storace -> Storeis -english way- forse è un’indizio della mia scarsa lucidità.
    ho pensato a 1984 appena ho letto del conosenza “major”. certe volte rabbrividisco pensando quanto la realtà di quel libro non è sufficientemente lontana dalla nostra. anzi, tutt’altro.
    mi è pure venuto in mente un romanzo che mi hanno consigliato ma non ho ancora comprato “la fine del mondo storto” in cui viene ipotizzata proprio la fine delle risorse energetiche (nella fattispecie petrolio e elettricità) .
    spero di essere abbastanza stanca da non rimuginarci troppo prima di addormentarmi…

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ah beh, se è per questo ho dovuto rileggere quattro volte conosenza per decodificare “con-o-senza”, il mio stupido OCR oculare continuava a restituire “conoScenza”, mandando in tilt il controllore semantico che continuava a sottolineare in verde la parola visualizzando la nota “parola fuori contesto, controllare conoscenza”. Ok la pianto di far finta di essere un robot 😀 troppa fantascienza letta in gioventù. E comunque a volte penso che certe cose sono state intraviste da qualche visionario in tempi che nulla lasciavano presagire da questo punto di vista.
      Quel che è certo è che Storeis mi ha fatto sputazzare il caffè in per ogni dove… 😀
      Per quanto riguarda Orwell diciamo che con bancomat, carte di crewdito, cellulari e GPS ci siamo portati un bel po’ avanti col lavoro… Mi fa sorridere un amico, maniaco della riservatezza, che poi mi scrive per email. Io so che volendo posso essere spiato. Sulla gestione del denaro cerco di essere cauto, le password sono gestite, ma per i contenuti so che non c’è salvezza, quindi sono rassegnato ad essere esposto al rischio che qualcuno si faccia gli affari miei…

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      1. 黒子 くろこ kuroko

        dopo che ho finito di ridacchiare per le bestemmie in aramaico, mi segno “in a nut shell” e preciso che subito dopo aver scritto il primo commento l’ho riletto per controllare che avesse una parvenza di senso e non riuscivo nemmeno io a decifrare “conosenza”…
        ho riletto anche il post (Soreis resta Storeis ma certi paragrafi si erano persi nella bruma ..per quanto ne so potrei sospettare che tu li abbia modificati nottetempo ^v^ …)
        in ogni caso i libri non si possono sostituire. mi sembra tanto assurdo e paurosamente plausibile che si stia eliminando il “cartaceo”. per ora non scrivo o disegno o leggo se non su carta (a parte i post. ma scrivere lettere o racconti o persino appunti, così posso scarabocchiare ai margini..non ce la posso fare senza carta). scelte lavorative o scolastiche a parte, potendo mi comprerei lo stesso libro (se ne vale la pena) almeno in duplice copia: uno per leggerlo e scriverlo e studiarlo e stropicciarlo e portarlo ovunque e l’altro (magari un’edizione curata dalla rilegatura alle virgole) per “degustarlo” a casa. devo dire che è un po’ di tempo che vagheggio l’aifon. maminchia. non so dove sbattere la testa con i contratti e gb di traffico e bla.
        ora ho voglia di andare in libreria…

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Sono giorni che devo replicare a questo commento e ogni volta che ho iniziato a farlo soo stato interrotto.
          In a nutshell. Questa cosa l’ho imparata dagli americani, i primi tempi che lavoravo. Mi piaceva tanto come suonava, e adoro la sinteticità dell’inglese. Non ho mai approfondito se sia una parola o due (l’ho fatto in diretta or ora, è una parola sola, come se in italiano dicessimo gusciodinoce, che per noi picchiatelli non è così inusuale, visto che scriviamo spesso tuttoattaccato). E vabbè.
          La carta. Pensavo anche io di non riuscire a fare a meno della carta, ma in realtà ho scoperto che con evernote gli appunti puoi prenderli al volo, e ci sono tanti prodotti per disegnare. Credo che il problema sia fondamentalmente la effettiva portatilità dell’oggetto che si usa. Mi spiego. Un pc portatile lo è sino a un certo punto. Lo devi accendere, predisporre, sistemare, ecc ecc. Un tablet lo tocchi et voilà. Non essendo uno che disegna non posso dire la mia sullo scarabocchiare, ma credo che anche in quel caso ci sia una bella differenza tra una tavoletta attaccata al pc e un tablet con un prodotto per disegnare del tipo di quelli che usa la cuoca matta. Insomma, il tablet, pur rientrando di diritto nella categoria dei gadget e non in quella delle attrezzature salvavita, ha decisamente un suo perché, lo sto scoprendo giorno dopo giorno.

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      2. 黒子 くろこ kuroko

        la caratteristica che mi attira molto riguardo a tablet iphone e quant’altro è proprio la possibilità dell’immediato utilizzo (e anche non ritrovarsi sommersi di scartoffie & flying sheets) la carta dà una sensazione diversa a livello tattile cui sono molto affezionata. ma se ne avessi la possibilità mi ritroverei in breve tempo circondata da supporti più o meno indispensabili fino ai limiti della nerdizione..
        per concludere non sono sicura di avere scritto qualcosa tuttoattaccato quindi devo rimediare oradessosubito. ahh mi sento meglio.

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  2. Bibi

    santocielo ma come è bello leggere te che scrivi di ste cose?

    poi però devi approfondire l’argomento. anzi senti fammi un tutorial su come memorizzare i contatti su gugol, sincronizzare i calendari cazzi e mazzi.
    che i tutorial sono di moda 😉

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Mai bello come leggere tra le righe di una ricetta delle emozioni profonde, come qualche tempo fa ti dissi… 😉
      L’idea del tutorial è carina, devo solo fare una cosa prima, che potrebbe essere funzionale al tutorial istesso, posso nominarti sul campo musa ispiratrice?

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      1. ssandrici

        ed eccolaaaaaaaaaa che arrivaaa a dare testateeeeeeeeeeeeeee….musetta non per la taglia eh, ma per i MUSE si sappia. Ora sparisco per qualche mese ciao. 🙂

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  3. Bonkgirl

    Premetto che non ho capito una mazza. Il mio cervello ha memorizzato queste cose:
    gooogle = email
    wordpress = blog
    facebook = giochini
    i phone = telefono, giochini

    l’unica cosa che mi preoccupa è che senza elettricità non si carica il cell, non si accende il pc e non funziona l’adsl.. quindi siamo fregati. ad ogni modo, i libri hanno il loro fascino, il rumore della carta sfogliata, l’odore, la porosità della carta stessa.. Un tutorial su come funziona e come sfruttare al meglio google però è tosta come idea.. 😀 Saluti!

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ecco. Sapevo che sarebbe accaduto. Mi è caduto un gap generazionale sulla testa. 😀
      Ai miei tempi “tosto” voleva dire difficile… ho però la sensazione che ai tuoi tempi significhi “figo”. Sbaglio? Attendo conferma/spiegazione…
      Per ciò che attiene alle cose memorizzate, sei (vedi riferimento al gap) chiaramente una “digital native”, per cui tendi a considerare una serie di cose, che per me hanno (causa anche deformazione professionale) un intero mondo dietro, come una commodity, sostanzialmente al pari dell’energia elettrica. Qualcosa che c’è e non c’è bisogno di chiedersi il perché, e che ci stupiamo se manca.

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      1. Bonkgirl

        sto ancora sorridendo per il tuo commento.. tosto ecco.. tosto nel senso di interessante, curioso, divertente. tra l’altro ne tosto, ne figo sono due parole che uso quotidianamente. non so perchè li per li mi è venuta quella. tu lo sai, io scrivo di getto, non rifletto e non rileggo soprattutto.

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  4. Ema

    siccome Max mi ha giustamente pettinato per non aver ancora commentato [“vah che vengo di notte con un cuscino”, mi pare abbia detto 🙂 ], ecco quello che avevo in mente stamattina…
    la prendo lunghissima… stamattina mi sono svegliato convinto che fosse il 1988, chissà perché poi, ma ho avuto in quei pochi istanti fra il sonno e la veglia, la convinzione di avere davanti una verifica di latino, di sentire l’odore della casa dei miei, la rassicurante presenza di mamma e papà nella stanza accanto, mio fratello nel letto di fianco, il pensiero di quella biondina che mi piaceva tanto, la moto, i sogni dei miei 17 anni… ho cercato di tenere quelle sensazioni con le unghie e con i denti, un volo indietro di 24 anni, i ricordi… ecco, i ricordi. alla fine la storia dell’uomo è segnata dal nostro desiderio di “scrivere giù le cose”: dalle incisioni rupestri ai blog di oggi. Ma la soluzione (Max, mi permetto di proporne una, anche io non è che ne abbia di soluzioni) è il RACCONTO. ogni volta che un amico passa a miglior vita piango la sua mancanza e anche il patrimonio di racconti e ricordi che si porta con sé. ho sentito qualche settimana fa un amico che avevo perso di vista: nella chiacchierata telefonica ho ricordato quando suo papà mi insegnò a guidare e gli ho detto che tutte le volte che faccio una certa strada sento ancora la sua voce: “Ema, non stai prendendo i cioccolatini, stai cambiando marcia… Ema pigia su quel pedale”. Ecco questo vale millemila volte di più di una foto sbiadita in un cassetto (o di un mucchio di bit in una nuvola) dove sono ritratte le nostre due famiglie in spiaggia negli anni 70.
    alla fine, se l’energia finisse, poco male, avremmo la “soluzione” Bradbury in Fahrenheit 451: recitare libri e ricordi a memoria…
    poi certo, quei rari momenti in cui google calendar è giù, arrivo a bestemmiare in fenicio, altro che aramaico.
    Ema
    ndr: Max non mi ha né pettinato né minacciato (lo scrivo due volte, senno’ mi picchia)

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    1. tittisissa

      Ema, confermo ciò che ho scritto in altro contesto.
      Ti Amo.
      Non c’è niente da fare…al cuor non si comanda!
      Mi trovo sempre in sintonia con quello che scrivi tu.
      Epperò anche Max. Vabbè. Devo decidere fra voi due…..la scelta è ardua! 😉
      Sapevatelo.

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      1. Ema

        azz… mi metti in difficoltà! non ricordo se Max mi ha preso come figlio o fratello minore (forse fratello?). non puoi seminare zizzania in famiglia 😉
        facciamo così, mi tiro indietro io: nulla di personale, ma rispetto per il Fratello Maggiore (colle maiuscole in segno di deferenza e rispetto).
        possiamo sempre organizzarci in segreto shhhhh 🙂

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    2. Wish aka Max Autore articolo

      Come non essere d’accordo, fratellino? (sì sei stato adottato nella qualità di fratello minore…)
      La forza del ricordo è impareggiabile, però la foto sbiadita nel cassetto, o il bunch di bit memorizzati chissaddove, dal mio punto di vista può servire da catalizzatore.
      Io ho un cassetto pieno di cianfrusaglie (ma cianfrusaglie vere, eh, ad esempio un tot di superski dolomiti collezionati nelle varie settimane bianche), ma periodicamente ci rimetto le mani, e ogni volta, semplicemente prendendo in mano questo o quell’oggetto, mi tornano in mente ricordi assai simili a quelli da te rievocati. E quindi gli oggetti, e qui mi riallaccio anche a quello che dirò tra poco a pani, hanno una loro valenza. Catalizzatrice, per l’appunto. Perché il ricordo va mantenuto. E dice bene Bradbury, si tramandino oralmente le tradizioni, perché è nel solco della tradizione che tutti noi alla fine ci ritroviamo. Quello che vorrei evitare come la peste, però, è che qualche maramaldo si impadronisca del timone e mi cambi la tradizione sotto il naso…

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      1. Ema

        come al solito qui dentro ci sono millemila spunti interessanti (per non parlare di storie clandestine, orcamiseria!).
        Sai che ho tenuto tuttissimissimi i biglietti aerei? a volte mia moglie mi chiede se può buttare via lo scontrino di un ristorante di Niagara Falls dove abbiamo cenato nel 2002… o la ricevuta di un biglietto dell’ATM del 1987 quando ero uscito con una tizia del Gonzaga (che si era portata dietro sorella e seimila amici: pensava fossi un serial killer? di sabato pomeriggio?).
        La tradizione orale ha i suoi problemi. Uffa, non ne usciamo più!!!
        Se carico tutte le mie foto su google (che costa meno di flickr) metto in conto che qualcuno di google le possa vedere, echissenefrega mi dico, sai che roba. Alla fine l’alternativa qual è? avere sei hard disk qui in casa e tre dai miei che così differenzio? allora tanto vale che te ne mandi 3 da te che siamo lontani centinaia di chilometri… poi ogni 3 anni li dobbiamo controllare e rifare.. no, meglio il cloud: e le dita incrociate per sperare che l’energia elettrica ci sia sempre.

        off-topic: ottimo Tittisissa, applichiamo la proprietà transitiva.

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  5. pani

    la soluzione vera è fare a meno, non legarsi troppo alle cose materiali, anche se digitalizzate. E se va in malora l’HD, pazienza. Quante cose teniamo archiviate e passano decenni senza che le consultiamo?
    Per quanto riguarda i libri, io ne ho la casa piena, non so dove metterli e per questo sono passato al kindle. E non ho alcuna nostalgia della carta, anzi, leggo molto di più

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Nella tradizione egizia c’è un passaggio molto in linea con quanto dici. Al momento del trapasso, l’anima del defunto veniva pesata, e se non era sufficientemente leggera il defunto non poteva attraversare. C’è un bisogno disperato di alleggerirsi, siamo troppo spesso troppo legati a degli oggetti apparentemente irrinunciabili. Però (vedi anche quanto detto ad Ema) la tradizione va mantenuta, possibilmente inalterata, e quindi il problema della conservazione dei dati alla fine esiste…

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  6. tittisissa

    Premetto, caro Max, che ti avevo già letto stamattina ma, siccome che (ahem non si dice ma mi piace tanto!) ritenevo complesso l’argomento trattato e la risposta piuttosto impegnativa, ho atteso di essere comodamente in ciabattine rosa a casa mia per scriverti qui con la giusta attenzione 🙂
    Ti confesso che fino ad un certo punto ho fatto davvero fatica a seguirti tra Cloud, Sugarsync ed Evernote e non ne faccio alcun mistero. Tutto ciò evidentemente perchè sono poco infoistruita. Molto poco. Moltissimo.
    Poi però, in questo tuo post di per sè esplicativo, che in principio ha l’aspetto nonchè il contenuto di un manuale di istruzioni per chi non è come me infopovero, ma dotato di infoingegno, ho colto il vero significato. Oh, bada bene, almeno per quanto mi riguarda, è ovvio 😉
    Fin qui i commenti raccolgono tutti, chi più chi meno, il mio consenso. E tu ora penserai, machissenefrega! Ed hai ragione, come darti torto…
    Così mi trovo d’accordo con Kuroko e Bonkgirl a proposito del fatto che i libri sono e restano indispensabili e che niente li può completamente sostituire. Nessun supporto elettronico, nessuna nuvoletta nel web.
    Come Bibi ho una evidentissima necessità impellente di tutorial e tu (vedicomedevifare, eh) occorre che ti attivi subitaneamente in siffatta direzione.
    Come Pani ho la casa piena di libri, ormai sono in ogniddove ma a me a differenza di lui, piace così 😉
    Infine Ema, che amo, il quale attraverso il racconto di un ricordo nostalgico fa un’attenta analisi della fondamentale importanza che ricopre il desiderio di scrivere, di raccontare di ogni individuo. Tutto questo a dispetto dei tempi che cambiano ed evolvono, mantenendo inalterato tale bisogno che viene espletato attraverso molti canali differenti tra loro che, come è accaduto per il tempo, si sono evoluti dal semplice quaderno di appunti, o prima ancora dai geroglifici, al blog multimediale.
    La sua impareggiabile analisi, seguendo l’esempio biblico, parte con una piccola parabola (l’amico perso di vista) ed arriva a semplificare un concetto che credo sia piuttosto complesso. Il racconto.
    Leggendo la citazione di R. Bradbury in “Fahrenhait 451”, scritto all’inizio degli anni 50, quindi nel secolo scorso, mi si è accesa una lampadina sulla testa, perchè ho sempre considerato questo testo un anticipatore dei tempi moderni, e seppure l’autore prenda spunto da avvenimenti storici accaduti realmente nel passato (voler bruciare i libri da parte di un tiranno per controllare i popoli che si cibano di cultura), rappresenta i libri come simbolo di libertà sociale, della mente aperta e della cultura, ed il volerli distruggere come un grave attentato alla libertà individuale stessa. Da qui ne deriva la necessità da parte dei ribelli organizzati di imparare a memoria per continuare a divulgare ogni testo, come all’alba dei tempi, per paura che vada perso il meraviglioso patrimonio culturale fin qui accumulato.
    Infine Max, caro, cito te perchè nessuno meglio ha saputo rendere il pensiero.
    “Sono però un po’ preoccupato della scomparsa dei libri di carta di qui a un po’ di tempo, anche se mi rendo conto che il libro digitale ha tantissimi vantaggi rispetto al cartaceo… Di contro manca il contatto con la carta, la soddisfazione dell’occhio che guarda gli scaffali della libreria traboccanti, e lo stesso occhio che ti conduce, accarezzando i dorsi delle copertine, a dei ricordi che ti spingono a riprendere in mano quel particolare libro e rileggerlo.” Ecco.
    Il sabato mattina spesso mi attardo in una libreria qui in città dove c’è anche una caffetteria, perchè mi piace l’atmosfera che c’è all’interno di essa e mi piace il suo profumo. Amo sfogliare i libri, leggerne l’incipit o la sovraccopertina, scegliendone uno tra i tanti disponibili. Queste sensazioni che adoro non le avrei con nessun supporto mediatico ancora disponibile. 🙂

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      1. tittisissa

        Si però io mi ero impegnata nel commento e ci rimango male se non mi scrivi almeno una volta “Sissa non hai capito un cippero” del senso che. Ed io che ho pure rinunciato ad un amore (del tutto platonico eh) appena sbocciato con Ema in tuo favore 🙂

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ma alla fine sì, hai colto esattamente il senso di quanto dicevo. Mi ritengo un curioso della tecnologia, e i gadget tecnologici colgono sempre il mio interesse. Però la cosa che realmente mi affascina di più è proprio la rete, l’infrastruttura che consente di comunicare, esprimersi, lasciare traccia a tante persone, e a molte di più di fruire di queste tracce. Il gadget passa in secondo piano rispetto a questa meraviglia comunicativa, ed è questo che mi piacerebbe fosse preservato in futuro, anche a costo di correre i rischi revisionistici di cui si diceva.
      Poi certo, dovessi fare a meno di tutto questo, lo farei a cuor leggero e sereno, ma insomma, preferisco se la rete c’è.

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  7. spiessli

    Ciao Max, il tuo post mi ha fatto compagnia sull’autobus ieri mattina e quando ho visto il titolo, poi ho iniziato a leggere mi sono detta: “Oh porcu sciampin non ci capirò una mazza, la solita ‘gnoranta” e invece! Aha! Invece ho capito tutto!
    Lettura piacevolissima, hai spiegato da dio.
    Il cloud mi ispira assai, però mi chiedo fino a che punto sia tutelata la privacy. Chiedo scusa, magari ne hai già parlato nei commenti, che non ho ancora letto. Boh, a parte il fatto che non sono mela-munita, quindi per il momento guardo e basta, però l’idea mi piace.

    Poi mi intriga anche il discorso della proporzionalità inversa tra la durata del supporto e la capacità di memorizzazione. E mi viene in mente: e noi? Dove ci situiamo? No perché se considero che ho la memoria come un colabrodo (salvo – per fortuna – per le cose essenziali), soprattutto quella a breve termine, che più che alterabile sono già abbastanza alterata… ecco, mi sono persa. c.v.d.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      “Porcu sciampin” è appena diventato il mio mantra, ti pregherei di pubblicare un file audio sul tuo blog per apprezzare meglio la pronuncia che allo stato posso solo immaginare.
      Detto ciò, ti ringrazio per i complimenti, ma credimi i concetti di base non sono terribilmente complessi, spesso accade che i cosiddetti guru li rendano più complicati di quel che sembrano. Sto seriamente accarezzando l’idea dei tutorial, per condividere un po’ delle scoperte fatte, credo sinceramente di essere in grado di spiegare le cose in maniera chiara.
      Una cosa importante che voglio dirti è che il cloud non è necessariamente legato a Apple. Prima dell’aifon ero cloud-munito anche con il bberry o semplicemente con due pc differenti, o nelle modalità di scambiare dati con altri.
      Molto interessante il parallelo con gli umani… Secondo il mio modestissimo parere, le tecnologie vanno a scapito della nostra capacità di ricordare, ma non perché ci siano delle oggettive responsabilità, quanto piuttosto perché più modernizzazione normalmente significa piû stress, e ho imparato a mie spese che lo stress è il peggior nemico della memoria a breve

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      1. spiessli

        Credo di non parlare solo per me se dico che i tutorial sarebbero molto apprezzati!
        Io non sono geek ma mi arrangio. Fondamentalmente sono più cocciuta del computer, quindi generalmente riesco sempre a ottenere quello che voglio. Il fatto è che io capisco, ma mi si devono spiegare le cose in modo semplice, altrimenti mi perdo :oP
        Dovrei guardare un po’ più da vicino la sincronizzazione con google, visto che permetterebbe di non perdere i contatti. Però per il momento sono ancora un po’ diffidente. Sai, per via della reperibilità e tracciabilità dei dati, Paranoie da ignorante in materia, sicuramente (almeno in parte).
        Volevo aggiungere una cosina sui libri. Da qualche mese mi sono munita di e-book, che è davvero comodo da tenere in borsa tuttii giorni e ancora di più per partire in viaggio. Però io sono per la via di mezzo: l’e-book lo tengo per i libri “leggeri”, quelli che se avessi su carta, una volta letti finirebbero in un angolo della libreira a ricoprirsi di polvere. Poi ci sono dei libri che invece vorrò avere sempre solo cartacei, per sfogliarli, annusarli, andare a cercare i passaggi che mi hanno emozionata. Si possono mettere i segnalibri e prendere appunti anche sull’e-book, ma non è la stessa cosa, alcuni libri devono esserre vissuti anche fisicamente. Comunque sia non credo che la fine dei libri cartacei sia poi tanto vicina, forse si imparerà a valutare cosa vale la pena avere su carta e cosa su supporto digitale.

        Porcu sciampìn si pronuncia… come lo leggi :o)

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  8. Wish aka Max Autore articolo

    Aggiudicato, visto che tu, Bibi e Bonkgirl siete interessate a gùgol il primo (e po’ esse uRtimo ;)) tutorial sarà sui contatti gùgol et synch! Porcu sciampìn! (era l’accento, che non sapevo dove mettere… ;))

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