Mala tempora currunt

Quando ho iniziato a scrivere questo blog, mi ero ripromesso di non parlare di politica. Credo infatti che la politica sia, non da oggi, qualcosa sulla quale ognuno ha le proprie idee e non le cambia in una discussione al bar, o con gli amici. C’è da dire che il panorama politico, e la politica stessa, sono profondamente differenti da come le ricordo io quando ero giovane. Quando frequentavo il terzo anno di liceo erano i tempi in cui stavano nascendo le BR, il movimento dell’Autonomia Operaia era sempre più spostato verso la lotta armata, erano i tempi in cui morì Giorgiana Masi. Si respirava un’aria di cambiamento, si respirava il pericolo, testimoniato di lì a poco dai posti di blocco presidiati non solo da carabinieri e polizia ma anche dai militari dell’esercito durante il sequestro Moro (nel ’78 facevo il secondo anno di università). Erano i tempi in cui Lama fu buttato nella piscina dell’università La Sapienza di Roma, e ricordo distintamente che al liceo avevamo la ferrea convinzione che si poteva cambiare il mondo, e che noi potevamo essere gli artefici del cambiamento. Quando le BR si rafforzarono sino al culmine del rapimento di Moro questa convinzione si affievolì sino a spegnersi, ciò nonostante ricordo la politica di quei tempi come qualcosa di più elevato, di più nobile, rispetto a quanto ho osservato successivamente.

Ricordo un Berlinguer immenso, e una Democrazia Cristiana solida, chiaramente percepita come il nemico da abbattere, ma in ogni caso ammantata di una sua dignità, e comunque sia con un proprio progetto politico. L’equivalente di Bossi non lo riesco a identificare, francamente. La rappresentanza politica era qualcosa di sensato, si andava a votare con convinzione, certo esisteva il clientelismo, certo sarei sciocco a pensare che determinati intrallazzi non esistessero. Ma, come ho sempre detto, esisteva un equilibrio tra intrallazzo e bene comune. I padri costituenti, quelli che si sono seduti intorno ad un tavolo tutti insieme dopo il fascismo e dopo la guerra, e hanno scritto le nuove regole del gioco, erano ancora attivi partecipanti dell’agone politico. E quelle persone avevano ben chiaro in testa il principio che la forma è sostanza. E pertanto non si sarebbero mai sognati di comperare una laurea per un figlio. O di metterlo spudoratamente in un consiglio regionale. Magari lo avrebbero infilato in un consiglio di amministrazione di qualche azienda pubblica, con un ruolo strapagato ma senza alcun potere decisionale.

Il titolo del post l’ho deciso a questo punto e l’ho inserito. Mi rendo conto che indulgere nella pratica di rimpiangere “i bei tempi andati” è una tentazione fortissima alla mia età. In realtà quello che si rimpiange è che allora si aveva un bene immenso e preziosissimo, che non si apprezza mai a sufficienza mentre lo si vive, la gioventù, che va a braccetto con la freschezza di pensiero, la scarsa disillusione, e la sensazione di invincibilità e di quasi eternità.

Ma nonostante questa componente intrinseca di rimpianto per i miei vent’anni, è oggettivamente vero che i costumi sono cambiati. In peggio. C’è un meraviglioso libro di Enrico Brizzi, che si intitola “Vita quotidiana in Italia ai tempi del Silvio”, che traccia un percorso, dalla nascita di “Drive In” sino quasi ai giorni nostri, identificando molto precisamente lo spostamento progressivo del sentimento del buon gusto e della dignità, passando attraverso i vari stadi di tv del dolore e tv guardona, specchiandola nel costume italico. E questo spostamento, ahinoi, è iniziato proprio a valle della vittoria dello Stato sulle BR. Per lo meno, questo è l’evento che io identifico come una sorta di ponte tra un prima ricco di idee (anche di ideologie ma è un piccolo prezzo), e un dopo povero di contenuti. Un dopo dove è nato e cresciuto il Craxismo, antesignano del moderno e ancor più estremo Berlusconismo. In tema di buone letture, c’è un altro meraviglioso libro che varrebbe la pena di leggere in lingua originale, per chi conosce l’inglese, anche se comunque la traduzione italiana è molto buona. Si tratta di “Pompei”, di Robert Harris. E’ ambientato, per l’appunto a Pompei, nel 78 d.c., quarantotto ore prima dell’eruzione del Vesuvio. Quel che mi ha colpito è la descrizione, a detta dei critici storicamente ineccepibile, dei costumi dell’epoca, perché, mutatis mutandis, sono incredibilmente, enormemente simili a quelli che viviamo al giorno d’oggi. La fase di costruzione dell’Impero è alle spalle, e anche quella del consolidamento. Ci si sta avviando verso la decadenza, e i primi segni iniziano a manifestarsi. La corruzione dilaga, il divario tra ricchi e poveri è elevato come mai prima. Insomma sembra un romanzo di cronaca dei giorni nostri.

Ed è in questa decadenza di costumi che è nato e cresciuto e ha prosperato il Trota. Trent’anni fa non sarebbe mai stato possibile che un capolavoro di insipienza come Renzo Bossi potesse essere eletto in un consiglio regionale di una regione importante come la Lombardia. E oggi, finalmente, il Trota si è dimesso. Per questo gesto, a mio modestissimo avviso, merita l’onore delle armi. Così come il padre, che peraltro ho sempre sostenuto essere un vero animale politico, con una sensibilità rispetto alla base assolutamente non comune. Sono curioso di vedere se al gesto dei due Bossi seguirà analogo gesto della Rosy Mauro, e magari di qualche altro fulgido esempio di ruberia dei nostri soldi.

Ho paura però che tutto ciò non porterà granché in termini di cambiamento, proprio come Mani Pulite non ci ha portato altro che un Di Pietro candidato, e un livello di corruttela non solo non diminuito, ma enormemente aumentato. Temo che la finanza voglia impossessarsi del potere anche formalmente, oltre che sostanzialmente, e che quindi voglia smantellare il sistema politico completamente, per lasciare spazio ad una forma “morbida” di totalitarismo, non dissimile da quella vissuta con Berlusconi nell’ultimo ventennio (curioso che la storia italiana sia costellata di periodi ventennali).

Chiudo riportando il testo di una meravigliosa canzone di Franco Battiato, “Povera Patria”, scritta nel 1991, proprio poco prima di Mani Pulite, che trovo attuale proprio come Pompei. E come Battiato allora,  osservo che “la primavera intanto, tarda ad arrivare”.

Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni,
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto, tarda ad arrivare.

12 pensieri su “Mala tempora currunt

  1. Ema

    un uomo politico, di terzo o quarto piano, nel dopoguerra si trovò, come consigliere comunale, a gestire i soldi del piano Marshall per la ricostruzione della sua città. narrano le cronache (che non troverete sui libri) che amministrò il denaro in modo corretto e giusto, al limite della perfezione. mandava indietro qualsiasi regalo. arrivò perfino a vietare a sua moglie di accettare anche i fiori che le venivano recapitati casa (quanto amava i fiori, quella donna). morì a fine anni 80. nessuno si ricorda di lui.
    io non so se la perdita delle ideologie sia stato un bene: l’horror vacui di oggi mi farebbe pensare di no. ma se mi volto indietro, vedo che le ideologie hanno distrutto giovani vite (Fausto e Iaio, Acca Larentia, Primavalle, e la lista è lunga…).
    so però che la politica non viene vista, nella maggior parte dei casi, come servizio al bene di tutti.

    sono d’accordo con te, Max, su una cosa: il livello politico, dagli anni 90 ad oggi, è sceso paurosamente. ogni tanto vedo su Rai Storia, le vecchie tribune politiche e mi piace studiare la storia del dopo guerra (mi piacerebbe leggere la tesi di tua figlia, infatti..): politici con proprietà di linguaggio, con “standing”, si direbbe. e purtroppo ho paura che i politici di oggi siano lo specchio di quello che siamo noi, come società.
    però se pensiamo che, una volta persa la gioventù, non siamo in grado di cambiare le cose, allora la primavera non arriverà…
    Ema

    "Mi piace"

    Rispondi
    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ema, secondo me c’è un tempo per tutto. A volte mi capita di dire “guarda te, mi sono risparmiato di entrare in clandestinità quando avevo vent’anni, mi toccherà farlo ora che ho passato i cinquanta!”. Ma francamente penso che il vero problema dei nostri tempi sia il totale disamore delle nuove generazioni per la cosa pubblica e per la politica. Questo disamore, se da una parte è dovuto alla crisi del modello occidentale (che si porta dietro la sua bella dose di pessimismo e di scarsa progettualità), dall’altra è anche imputabile alla generale decadenza dei costumi, per cui c’è una sorta di legittimazione del debosciato senza né arte né parte. Che non è quello che si è sbattuto a destra e a manca e non è riuscito a trovare nulla, e alla fine si è arreso, bada bene. E’ quello che non ci ha mai neanche provato, a fare qualcosa. Non so se sarà possibile invertire questo processo, sicuramente se si andrà in questa direzione sarà un cammino faticosissimo.

      "Mi piace"

      Rispondi
  2. gluci77

    Ho qualche anno in meno di voi, ma non troppi e leggendo attentamente le vostre parole non posso che dirmi d’accordo con quanto avete scritto. Il disamore per la politica e per il bene pubblico sono cosa gravissima… se la memoria non mi inganna, nell’Apologia di Socrate, Platone ricorda come il grande filosofo greco sostenesse che il destino degli uomini buoni che non si curano del bene dello stato sia essere governati da uomini ingiusti e malvagi…

    "Mi piace"

    Rispondi
    1. Wish aka Max Autore articolo

      Attenta luci, ché il neoplatonismo è pericolosamente vicino al relativismo, e il relativismo è a rischio scomunica con questo papa!!!! 😀 😀 😀 😀

      Humor da mangiapreti a parte, sì. E’ proprio così. Credo però che il disamore sia figlio del cambiamento di costumi sapientemente pilotato tramite i mezzi di comunicazione di massa, in particolare da Mr. B. Dapprima per mero interesse di bottega, successivamente per interesse politico (che come abbiamo visto tutti è stato ed è strettamente interallacciato all’interesse personale). Tanto per fare un esempio, il fenomeno del bimbominkia, su cui pagine e pagine internet sono state scritte, è tipico di questa subcultura. In estrema sintesi trattasi di soggetto che vive alle spalle dei genitori, ma con capacità di spesa autonoma. Pertanto diventa target di prodotti, segmento di mercato e contribuisce al PIL, pur dando dimostrazione continua di non comportarsi come un essere normalmente senziente. Non ci si meravigli se questo tipo di persone non va a votare o vota quel che viene indicato da una velina. Peccato che questa dovrebbe in futuro essere la nostra classe dirigente.

      "Mi piace"

      Rispondi
      1. gluci77

        Lo svilimento della cultura e della scuola sono parte fondamentale di questo processo di “bimbominkiazione” delle nuove generazioni, così come la perdita del rispetto della propria individualità, dell’integrità, della dignità del corpo e della mente, del pudore. Viviamo in una società in cui sembra che nessun valore abbiano lo studio, l’imparare a conoscere, a capire, a pensare, a costruirsi un’opinione su ciò che davvero conta; quello che importa è avere il telefonino più costoso o il pc più all’avanguardia, nonostante talvolta non si sia neppure in grado di utilizzarlo o neppure serva, importa avere “quelle” scarpe o “quella” macchina, seguire le sorti dell’ultimo tronista o decidere se quel tizio meritasse o meno di uscire dalla casa del Grande Fratello. Tutti uguali, tutti incapaci di riflettere e dunque facilmente manipolabili, tutti incapaci di prendere decisioni, di assumersi responsabilità. E chi se ne frega di impegnarsi? Tanto poi la laurea te la compri, il concorso o il provino li vinci con una bella spintarella… MERITO… che valore ha oggi? Lo so, sono noiosa con ‘sti classici, ma, per tornare all’argomento di partenza e al tema del merito in politica, mi viene in mente Tucidide, il famoso monologo di Pericle, in cui celebra la costituzione ateniese: “…quando un cittadino si distingue, allora sarà a preferenza di altri chiamato a servire lo stato, non come privilegio, ma come ricompensa al merito e la povertà non rappresenterà un ostacolo.” E siamo nel 461 a.C. …

        "Mi piace"

        Rispondi
  3. tittisissa

    Ho aspettato a scrivere il mio commento, lo confesso, perchè questo è un argomento che sento particolarmente e che mi scalda parecchio, procurandomi ripetuti e violenti bruciori allo stomaco, perchè è così che io somatizzo la rabbia.
    Intanto, la canzone citata “Povera Patria” di Battiato è tra quelle che preferisco e che ritengo essere un capolavoro assoluto.
    Eppoi spendo qualche parola a proposito di questa insana politica arrogante e ignorante.
    Quanto tu, Max, nel ’78 andavi all’università, io ero poco più di una bambina e di politica non mi interessavo ancora. Ma ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia con una cultura verso il sociale ben radicata nel proprio DNA e nella quale ogni argomento veniva trattato con estrema attenzione e, sebbene il punto di vista appartenesse alla frangia sinistra moderata della politica, registrava, con il giusto distacco e la doverosa critica, ogni avvenimento in Italia.
    La coscienza politica, l’attenzione alla cosa pubblica che c’era ai tempi della mia adolescenza (sono nata nel ’68) riscontro con orrore non esistere più non solo nei nostri rappresentanti, ma anche tra le fila dei giovani. Quei giovani che storicamente in Italia, ma anche in moltissimi altri paesi, hanno rappresentato sempre il vero cambiamento. Ricordiamo che le lotte politiche sono nate nelle proprio nelle aule universitarie. Adesso i giovani sembrano addormentati, disinteressati, involgariti, da una cultura dei media che praticamente non esiste, anzi che impoverisce ulteriormente l’insegnamento scolastico, che a sua volta è impoverito dalle nuove leggi che sembrano (o sono?!) fatte apposta per sminuire il comparto scolastico ed il patrimonio artistico del nostro paese.
    Ricordo con rispetto politici del calibro di Berlinguer, ma anche di Almirante e di Andreotti. Gente cresciuta nutrendosi appunto di politica. Quando le lotte di parte avvenivano con un certo rispetto della parte avversaria. Quando la gente scendeva in piazza per ascoltare cosa avevano queste persone da dire. E poteva dissentire. Adesso abbiamo politici, che non lo sono affatto, decadenti ed ignoranti, interessati esclusivamente a far quadrare i loro interessi e pieni di arroganza, poco interessati al vero significato della loro investitura che riguarda il bene del paese, la sua colonna portante, che è la categoria dei lavoratori.
    Tutta la volgarità trasmessa in televisione serve sopratutto a “sedare” gli animi di questi nuovi giovani che non sembrano essere interessati alla politica nè alla cultura in generale. Vengono distratti da programmi spazzatura e da falsi idoli per non pensare.
    Trovo tutto questo vergognoso, ma di un vergognoso che mi fa vergognare di essere italiana e di diventare lo zimbello, come cittadina, di altri paesi che si ergono a migliori del nostro.
    Ho più volte e con convinzione manifestato il mio disappunto in relazione al governo che amministra le nostre finanze e le nostre risorse, ed ho insegnato a mio figlio a fare attenzione e a meditare sulle notizie relative alla politica che ci arrivano dai quotidiani e dai telegiornali, spiegandogli quanto è importante ascoltare più punti di vista per farsi una opinione e raccontandogli quello che a scuola non si impara. Dai moti partigiani (e per una come me che ha origini emiliane ed una nonna che ha fatto la staffetta partigiana) al berlusconismo.
    Devo però precisare che i ragionamenti in tal senso fatti con lui hanno avuto il loro perchè, difatti Gabriele ha notato la mancanza di informazione nei suoi coetanei e questa cosa, non solo lo ha indispettito, ma anche deluso. Forse, qualcosa si può ancora fare per salvare il nostro paese e far sì che i ragazzi prendano coscienza di se stessi e del proprio paese.
    L’inno nazionale non si canta soltanto prima della partita di calcio.

    "Mi piace"

    Rispondi
  4. pani

    Leggendo post e commenti ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sentivo tanto vecchietto in questa combriccola invece vedo che il posto del nonno lo prende con forza il buon Max. Con forza, vigore e slancio.
    Non ho altro da aggiungere di quanto avete già detto se non che questo degrado che noi ben rappresentiamo, questa decadenza che regna in Italia, temo che non sia circoscritta. E’ la fine di un impero, il crollo dell’Occidente e dei suoi valori. Ci vuole tempo. Roma non è stata costruita in un giorno ma neppure è morta in ventiquattro ore.
    Il nostro declino è iniziato da tempo. Il Trota ne è un fulgido esempio. Suo padre pure. Forse un tempo avrà avuto qualche intuizione poi avrebbe dovuto lasciare perdere. Si parlava del suo fiuto politico e non si è accorto che negli ultimi tempi lo hanno tenuto lì, giusto per fare quattro pernacchie, alzare il dito medio, agitare il braccio, gridare i soliti slogan. L’hanno tenuto lì come si faceva nella vecchia URSS, quasi imbalsamato.

    "Mi piace"

    Rispondi
  5. spiessli

    Ogni volta mi dico “Stai zitta non ti immischiare, non sono affari tuoi” e più o meno ogni volta è più forte di me: devo dire la mia.
    Hai detto che al Trota e al di lui padre andrebbe riconosciuto il merito di essersi dimessi, ma io non sono d’accordo. Cioè, è giusto che l’abbiano fatto, ma dovrebbe essere normale. Altrove è normale. Non vorrei che il mio commento fosse letto come l’opinione di una svizzera che si permette di giudicare quello che succede a casa degli altri. Non è così. Il nostro Bossi l’abbiamo anche noi e dopo quello che è successo alla lega da voi, credo che la notte dorma un po’ meno tranquillo.
    Bossi è un animale politico, è vero, se non lo fosse non sarebbe arrivato dov’è arrivato. Il fatto è che secondo me oggi in politica mancano molto due componenti secondo me fondamentali: la dignità e il rispetto. Vediamo sempre di più politicanti disposti a “prostituirsi” pur di raggiungere i propri fini, a mettere da parte la loro dignità e – soprattutto – a fregarsene di coloro che sono chiamati a rappresentare. E allora le dimissioni del Trota diventano un gesto a cui “inchinarsi”.

    "Mi piace"

    Rispondi
    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ho molti amici e conoscenti stranieri, una voce che si esprime guardando le faccende italiche da fuori è sempre la benvenuta per me, quindi per quanto mi riguarda i tuoi commenti saranno sempre i benvenuti.
      Nel merito, ho parlato di “onore delle armi”, il che significa nello specifico prendere atto del fatto che, in questo desolante panorama politico, dove le parole dignità e onore non hanno alcun significato, è stato compiuto un gesto. È un atto dovuto? Certo. Il punto è che questo atto dovuto non lo compie nessuno. Credo che Rutelli avrebbe dovuto dimettersi quando è scoppiato lo scandalo Lusi, credo che Bersani avrebbe dovuto dimettersi quando Penati è stato indagato. Attenzione, non per presunta colpevolezza. Ma per una questione, come detto, di onore e dignità. Perchè la politica dovrebbe essere un esercizio nobile, e non la porcheria che vediamo tutti i giorni.

      "Mi piace"

      Rispondi
      1. spiessli

        Grazie max, venire a commentare da te sarà sempre un piacere 🙂
        Capisco quello che intendi e sono d’accordo. solo che quando sento o leggo “e bravo il Trota che si è dimesso” il mio primo pensiero è “ci mancherebbe altro!”, anche se poi l’ha sicuramente fatto su “ordine di scuderia”.
        Ciao buona giornata 🙂

        "Mi piace"

        Rispondi
  6. Pingback: Gatti ministri | Serbatoio di pensieri occasionali

Metti una goccia nel serbatoio