Di morte, di tristezza, di proponimenti

Ho sempre sostenuto che quando muore qualcuno a noi vicino, oltre al dolore della perdita si affaccia la consapevolezza della caducità della vita in generale, e in particolare della nostra. Ci si guarda nello specchio, e si capisce che esiste una data di scadenza. Non si vede, è nascosta. Ma sappiamo che c’è.

E di nuovo, come per il “niente è per caso”, non credo in un fato, o in un destino cinico e baro, che predetermina tutto e decide per noi. Credo nei percorsi tortuosi, credo negli incroci, credo nel fatto che quando si è pronti per affrontare certi incroci, questi si manifestano, altrimenti passano inosservati. Per cui non credo che la data di scadenza sia predeterminata. Ma il solo fatto che esista, ancorché ignota, è qualcosa che non abbiamo sempre presente.

E quando succede un incidente, che provoca una morte improvvisa, inaspettata, lì rimaniamo ancora più annichiliti. Non c’è stato tempo per abituarsi all’idea, non c’è stata una malattia, un travaglio, un’agonia, un qualcosa che ci abbia dato modo di pensare, di ragionare, di prepararci al peggio – che poi non si sia mai pronti, questo è un altro tema, ma credo di aver reso il concetto. Si riceve una botta al plesso solare e si rimane annichiliti. Il senso di perdita è enorme, la mente vola a immagini, attimi, parole, pensieri condivisi con chi è morto. E contemporaneamente si insinua questo senso di temporaneità, di caducità, come dicevo all’inizio. E la pesantezza si impadronisce di noi e non ci abbandona.

Oltretutto il rapporto con la morte è molto peggiorato nell’epoca moderna, specialmente in questo paese dove si fa dell’apparenza un valore, dove apparire giovani è più importante che esserlo, dove il pensiero della malattia e della morte sono scientemente confinati in angolini e cantucci invisibili. Non ci si pensa, si ignora il problema, pensando che ignorandolo lo si riesca ad esorcizzare. E invece è proprio il contrario. Perché pensare al fatto che ce ne andremo, che siamo di passaggio, che questo è un viaggio, ci aiuta a vivere meglio. A mettere in pratica il “sano” carpe diem. Dico sano perché carpe diem non significa “lasciati andare ché finirà tutto”. Carpe diem per me significa avere la capacità di apprezzare le cose belle che ci capitano, di farne tesoro e di cercare di restituire qualcosa del bello che assorbiamo.

C’è un’artista di New Orleans, che dopo aver subito un lutto, ha realizzato un progetto. Ha messo su un vecchio edificio abbandonato una enorme lavagna con scritto a caratteri cubitali “Before I die I will”, “Prima di morire io voglio”. Questo video di TED (con sottotitoli italiani) racconta cosa è successo

E allora ecco, pensiamoci, alla morte. Pensiamo a cosa vogliamo fare prima di morire. Pensiamoci spesso. Perché man mano che riusciremo a realizzare ciò che vogliamo fare, è come se avessimo messo giù tante pietre, dopo averle ben levigate, per costruire un muro. Che resisterà e resterà saldo, anche dopo che saremo andati. Come rimangono saldi in noi i muri costruiti dalle persone che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo condiviso un pezzetto di strada, e non ci sono più.

Prima di morire voglio imparare ad ascoltare di più e ad arrabbiarmi di meno.

E voi?

50 pensieri su “Di morte, di tristezza, di proponimenti

  1. Hariel

    “Prima di morire….” è una cosa che mi son detta spesso, però più spesso penso al “prima che i miei cari muoiano” .. La paura di perdere la mia famiglia e il mio compagno vince sulla paura di morire io… pensa te! Ma si…quando si perde qualcuno ci si pone sempre sotto un’altra prospettiva. E sono d’accordo col tuo discorso sul carpe diem…solo che mi sa che a volte ce ne dimentichiamo. Prima di morire …vorrei trovare più fiducia nelle mie capacità.

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  2. Ema

    Per stare sulla tua metafora, siamo mattoncini. e l’insieme dei mattoncini porta a muri (ma muro non mi piace, dà l’idea della divisione, posso dire costruzione?). ma per fare un’opera, devi metterli insieme, come dici tu levigarli, ma aggiungo io ti ci vuole la calce per tenerli insieme (anche se ci sono muri che sono migliaia di anni che stanno su insieme senza calce che sono ben levigate le pietre). Allora devi smussare i tuoi angoli, per affiancarti agli altri. tu ti vuoi arrabbiare meno, un bel angolo che diventa una curva… E il giorno che ti mancherà chi ha fatto il mattone vicino a te, in realtà sarà in te, per effetto della levigatura che hai fatto.
    Cosa voglio fare prima di morire? non lo so. ancora.

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  3. masticone

    non mi piacciono questi giochetti
    non mi sono mai piaciuti.
    Conosco la litania e ne conosco i limiti, specie quando condivisi con tutti quanti.
    Sono cose intime che tali devono restare. Almeno per me
    Tuttavia giocherò.
    E’ il mio modo di dire addio al tuo amico, Fuffone.
    Non lo conoscevo. Non di persona. Tu sei stato abile a fargli voler bene anche da chi come è mai entrato in contatto con lui.
    La morte è una mia amica silenziosa, ma non troppo.
    Sono molto vicino al Principe di salina del gattopardo.
    Ci sono una marea di cose che vorrei ancora fare prima di andarmene.
    Capire il senso del viaggio ad esempio, o capire il senso della fine di uno come Fuffone. Ma credo che per questo forse dovrei ritirarmi in qualche monastero tibetano.
    Diciamo che la cosa più fattibile tra quelle difficili che mi propongo è di riuscire a far pace con me stesso.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ecco, masticone (e mannaggia alla miseria mi verrebbe da chiamarti per nome, ma stiamo a masticone).
      Comprendo la provocazione, e comprendo che il rapporto con la morte è complesso, ognuno ha il suo.
      Amica silenziosa ma non troppo è meraviglioso, incredibilmente tuo.
      E solo per il fatto che tu abbia detto questo, valeva la pena di fare quello che tu chiami “il giochino”.
      E la voglia di capire.
      Appunto.
      Il senso del viaggio.
      Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.
      Domande antiche quanto il mondo.
      Eppure continuiamo a farcele.
      E questo, a mio modestissimo avviso, è parte del “bello” di cui parlavo qui.

      E mi corre l’obbligo di fare una precisazione. Io non sono stato “abile”, perdonami. Io ci ho messo il cuore. Come ce lo metti tu, quando è il caso.

      Io credo che tu possa riuscirci, a far pace con te stesso. C’è del lavoro da fare, ma non è così inarrivabile come tu pensi. (Le 144 rose facevano parte del lavoro, per capirsi)

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      1. masticone

        non c’era provocazione nel mio intervento di prima sai. Davvero.
        So che tu sei sincero quando ci metti il cuore e fai cose come questo post.
        Però quel video, scusami, ma mi disturba,
        Molto
        E’ finzione. E si vede lontano un miglio. Non tu, Il video si. Il finto pianto, le luci, tutto organizzato all’americana e so bene come fanno loro.
        E so che dietro a tutto quello c’è business. Un’organizzazione che come dicono loro crea kit e copyright e bla bla bla
        quello mi disturba.
        Da una cosa bella iniziale, hanno voluto farne un business. E con la scusa dello sharing ci costruiscono il pacchetto
        Tu no.
        so bene anche questo…

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Ecco, su questo voglio dissentire. TED è una cosa seria, secondo me. Al di là di tutto il can-can pubblicitario, e le cose che possono apparire “finte”. Di norma si tratta di persone che vengono a raccontare qualcosa che HANNO fatto, non qualcosa che FARANNO. E questo marca la differenza. Ho visto molti, moltissimi video TED. E certo, è qualcosa che richiede denaro per essere organizzata e per essere mantenuta. Ma non c’è malizia, non più di tanto. Non è Apple, non è Microsoft. E’ un insieme di persone che credono nel valore delle idee. E nel valore della condivisione delle idee. Il sottotitolo di TED è “Ideas worth sharing”. La parola chiave è worth (e tu lo sai l’inglese)

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          1. masticone

            ma si,
            forse è cosi
            anche uno psicologo fa cose buone. Solo che lo dice: “E’ la mia professione”
            lo faccio per lavoro e ci voglio guadagnare.
            Ti aiuto ma ci guadagno non ti aspettare che sia tua amico. Solo che ti aiuti.
            Questo tipo di organizzazioni nasce per far soldi. Fa del bene? è possibile. anzi guarda, pure certo.
            MA dillo.
            Non darmi il piantino finto di una donna morta anni prima o il tutto infiocchettato per fottermi soldi sulla scia del mio pianto.
            Ho amato Randy Pausch perchè ho sentito dentro di lui la voglia di dare prima che di prendere. Poi anche lui è diventato una macchina da soldi ma seocndo me contro la sua volontà
            Insomma credo di essermi spiegato quanto meno

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  4. elinepal

    avrei risposto quello che hai scritto tu. Saper ascoltare e arrabbiarsi di meno sarebbero due traguardi mitici per me. Però non posso copiare. Quindi ti dico il pensiero che ho avuto subito dopo. Avere la gioia di essere chiamata nonna.

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        1. elinepal

          ahahahaah !!! no quello dovrebbe essere incluso nell’eventuale genero ihihihihihi non riesco a smettere aooooang0agnaoiaèj hahahhah Il kit è quello del wish (scusa il gioco) before die.
          Questo tuo “gioco” è un bel regalo. Grazie Max.

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            1. elinepal

              Si, posso immaginare. E strano sarà questo inizio di settimana. Come quando si prende una botta e la parte rimane addormentata per un po. Buon lavoro sul sequel. Vediamoci poi.

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  5. tafkamrlorenztafkamrlorenz

    Massi’, dai. Conto in banca, mutuo estinto, capacita’ di far lavorare la testa e di guadagnarci soldi, lavoro esentasse, e gambe che girano a mille, almeno fino a Marzo.
    Felice….si’. Sereno, magari, mai. Sto cazzo di tarlo competitivo non riesco a silenziarlo…

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  6. ospiteincallita

    Capito qui per caso nel tuo blog e ne resto calamitata.. Non ho potuto andarmene senza dirti che il tuo scritto mi ha colpito molto, e anche il video.. in fondo questi commenti sono dei piccoli mattoncini che potrebbero costruire quel muro.. bellissimo.. pieno di cose talmente semplici che quasi commuovono.. Quindi, mentre bevo un caffè, non posso esimermi dallo scrivere che, prima di morire, vorrei.. poterlo riabbracciare…
    😉 Simo

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  7. keewisback

    adoro questo progetto…
    lo conoscevo, ma non sapevo che avesse ampliato ad altre città, oltre che N.O. la realizzazione delle pareti Before I die…
    Io prima di morire vorrei sentirmi felice, enormemente felice per qualcosa di grandioso.
    Perché magari avrò un figlio e sarà in salute o perché riuscirò ad innamorarmi perdutamente di qualcuno che non sia più fuoriditesta di me.
    O chissà… sarò felice perché l’umanità riuscirà ad esserlo, prima della mia morte…
    Grazie per il tuo commento da me.

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  8. tittisissa

    Non ci sono parole mai in queste occasioni, in grado di confortare, alleviare. Che possano contenere il dolore. Circoscriverlo.
    Trovo che per stemperare e ricordare con affetto una persona cara che si è allontanata da noi (non mi piace dire che ci ha lasciati, perchè se da affetto si era legati in vita, quella persona resterà sempre intorno a noi), nel modo migliore, sia bello celebrare il rito della “veglia” nella maniera anglosassone ovvero ritrovarsi tutti insieme per ricordare quella persona nei suoi momenti più gioiosi, mangiando o bevendo. Ecco, se dovesse toccare a me, è così che vorrei essere ricordata.

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  9. tittisissa

    Questo commento non so per quale pasticcio, era per il post sul funerale di Fuffone.
    Invece alla tua domanda vorrei rispondere che prima di morire (ed è insieme all’idea della solitudine, la cosa che più mi spaventa in assoluto) vorrei poter assaporare un po’ di serenità. Avere intorno tutti i miei cari e sentirmi felice di ciò che ho realizzato. E sapere mio figlio felice.

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