Parto da qui. Con una micro clip estratta da “Febbre da cavallo”. Febbre da cavallo è un film che non ha avuto un enorme successo di cassetta, quando uscì al cinema, nel 1976. E però poco dopo cominciavano a nascere le prime TV locali (i romani ricorderanno GBR) che avevano il problema del palinsesto, riempito con film e con le prime vendite di tappeti. Morale, Febbre da cavallo diventò un vero e proprio cult grazie agli innumerevoli passaggi sulle “TV private”, così si chiamavano all’epoca. E da allora, si è trasformato in una vera e propria Bibbia di citazioni.
Questo tipo di battuta è tipica dello spirito romano, che gioca con le parole e con i doppi sensi per spiazzare l’interlocutore. Perché ho citato questa battuta? Perché un po’ di anni fa mi venne detta una cosa che mi ha fatto molto, molto riflettere, e che ha segnato anche una svolta nel mio percorso personale: “Si ricordi che questa è l’unica madre che ha”. Ecco, oggi risponderei, chiosando Febbre da cavallo “E menomale, ché se ce n’avevo due stavo ricoverato al CIM!”
Ieri tutta la mia pazienza tao è stata messa talmente a dura prova da mia madre, che alla fine è stata buttata alle ortiche per lasciare spazio ad una totale perdita di controllo. Ci siamo detti reciprocamente un po’ di tutto, con una parziale ricucitura finale. Non è importante l’oggetto del contendere, né le modalità effettive della lite. Quello che è importante per me rilevare, è che dentro di me ci sono delle corde molto sensibili. E che, nonostante il lavoro fatto, nonostante la buona volontà, nonostante le considerazioni di buon senso, se queste corde sono toccate da chi sa toccarle in un certo modo, fanno venir fuori la parte peggiore di me.
La verità è che uno pensa di aver fatto tanto, di aver lavorato tanto, di essere in qualche modo cresciuto, e poi invece si trova a ripercorrere delle dinamiche arcinote, che lasciano alla fine uno strascico doloroso, non tanto per la lite con mia madre come fatto in sé e per sé, quanto per il non essere stato in grado di evitare la trappola, ma anzi esserci caduto con tutte le scarpe. E di nuovo, non è mia madre che mette le trappole, sono le dinamiche relazionali, quelle vecchie che uno crede superate. Mia madre è fatta come è fatta, e non cambierà certo ora. A volte diventa complicato fare i conti con come è fatta, e pur tenendo presente che è l’unica che ho, ecco, a volte mi viene la voglia di chiosare Febbre da cavallo.
Alla fine la cosa più dolorosa è scoprire che chiamandola per cercare di superare, in realtà non è cambiato nulla. L’impermeabilità al cambiamento. E’ questo che fa male. Il riscontrare che qualunque cosa accada, certi meccanismi rimangono intatti e solidi come una trave di cemento armato appena gettata.
Sai ho capito che la mamma è una sola e per la mamma sei sempre suo figlio… come da appena nato….
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Eh caro Giuseppe, come detto, per fortuna è una sola! 😉
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mi pare che tu abbia fatto un’analisi assai precisa, compreso il perchè della tua perdita di pazienza. condivido la frustrazione nel trovare immobilità da parte dell’altro, avendo coscienza del proprio percorso di crescita. non siamo perfetti e le madri spesso mettono a dura-durissima prova. vai a recuperare il Tao e anche un po’ di ortiche, ci si fa una frittata squisita 🙂
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Il Tao si recupera, per fortuna. E’ che quando si va a rovistare in mezzo alle ortiche ci si brucia un po’. E il prurito rimane per qualche giorno. Ma hai ragione, la frittata con le ortiche è parecchio buona. Cuocendole, perdono tutte le proprietà urticanti. Bisogna riflettere su questa cosa. 🙂
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ma mica a mani scoperte le vai a raccogliere, eh! (urticare è l’unica difesa delle ortiche)
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uff…mi spiace.
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🙂
Passa, passa. Con pazienza, passa.
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ma sai che proprio nei giorni passati avevo scritto un post molto simile, non pubblicato. la differenza che io il tao l’ho ritrovato.
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Ah ma io son sicuro di ritrovarlo, e anche in tempi brevi. E’ che lì per lì rimani un po’ interdetto, ecco. Ma poi passa, come dicevo sopra. 🙂
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Questi versi di Emily Dickinson ben si adattano… “È una curiosa creatura il passato/ Ed a guardarlo in viso/ Si può approdare all’estasi/ O alla disperazione./ Se qualcuno l’incontra disarmato,/ Presto, gli grido, fuggi!/ Quelle sue munizioni arrugginite/ Possono ancora uccidere!”
Tutti noi dobbiamo stare ben attenti alle munizioni arrugginite…
Ciao!
Chiara
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Eh sì… sono proprio le munizioni arrugginite quelle pericolose!!!
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Mi hai fatto venire in mente il rapporto tra il protagonista e la madre, in Gertrud di H. Hesse; forza e coraggio.
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Ecco, un buon consiglio per la prossima lettura 🙂
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(ho capito. non ci sto con la testa ma ho capito. posso fermarmi a considerare questa sensazione strana ed evitare di spargere altre parole? è che ultimamente mi sembra di non vedere e sentire molto bene.)
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Puoi fermarti quanto vuoi. No problem. 🙂
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Il copione e’ il copione e si conosce…..quello sempre nuovo e’ il dolore, con tutte le sue sfumature….prestami il tao ❤
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Serve sul serio, sai. E comunque ne hai fatta di strada… ❤
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nei rapporti è normale, anzi direi umano, soprattutto con le persone che ci stanno a cuore, fare qualche scintilla… si fa qualche coccio, ma poi tutto si ricompone nel cuore… e lo dico io che coi miei altro che scintille, sono fuori d’artificio.
ah, ti chiedi perchè tu e io non abbiamo (ancora) litigato? a noi ci salva la distanza 🙂
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Non so se hai notato che hai scritto “fuoRi” d’artificio… Noi non litighiamo perché siamo entrambi fuori come balconi… 😀
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fuori, fuochi… l’è istess 🙂 cmq fuori d’artificio è bellobello 🙂
sul fatto che noi siamo fuori come balconi, non v’è dubbio alcuno. o dobbiamo dubitare anche di questo? e spingerci verso il dubbio del dubbio? sento lo Chardonnay del pranzo. è grave?
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Ah bravo! Chardonnay a pranzo!! Il dubbio del dubbio… interessante. Potrebbero esserci dei significativi risvolti quantistici. O relativistici. 😀
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Le madri, seguite a ruota per ovvii motivi dalle mogli, sono le uniche persone che possiedono tutte (ma proprio tutte) le chiavi delle nostre “porte”. Anzi, alle mogli possiamo precluderne – con immensi sforzi – alcune, ma alle madri no. Una moglie può utilizzare il tuo spazzolino da denti, ma una madre ti ha portato dentro di se’, e questo le fornisce il passepartout definitivo.
Spesso si trattengono dall’ utilizzarlo, ma quando decidono di farlo, sono cazzi.
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Esatto Al. Quoto tutto.
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ehi finocchiaccio, mi hai cancellato dalla tua vita super bastardone di Albert??????????””’
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ma pensa te, e io che credevo che fossi venuto a commentare qui… mo’ vengo in lucchesia e te gonfio come ‘na zampogna, come diciamo qui nei bassifondi della capitale!!! 😀 😀 😀
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eh si.. certo che vengo… solo che ho visto ‘sto bastardone che si è dimenticato de me… e m’è presa male…
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Veramente di questi tempi mi sono dimenticato pure di me… 😉
Chiedo venia, mò riparo. (E saranno cazzi tua )
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Lo sai che hai ragione Max? Anche io è da tutta la vita che ho un problema identico al tuo con la mia. Niente, non si riesce ad evitare che si inneschino in me quei subdoli meccanismi che mi incitano al calore, alla scintilla.
Basta che io la guardi con tutto il mio entusiasmo storcere tipicamente la sua bocca che mi parte lo sproposito. È tragicamente inevitabile. Nessuno, a parte lei (e il traffico dell’ora di punta), è in grado di scatenare il peggio di me.
Ma poi sempre, come dice saggiamente Ema, con le persone che ti stanno a cuore davvero, tutto si ricompone.
Per poi scomporsi nuovamente 😉
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🙂
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WOW
posso dirlo senza che ti offendi?
WOW
a cinquantacinque anni hai scoperto di essere normale.
Un Hurrà per Wish..
🙂
amico non ti montare la testa.
Potevi anche essere il maestro tibetano di Kung Fu, mi pare fosse David Carradine, ma le mamme fanno incazzare quando ci si mettono, E ognuno di noi si porta dietro delle cose del passato che riemergono.
Pure lei,
Non hai molto tempo davanti. Con lei.
Lo sai.
Lo sai bene
Qualunque cosa sia metti la tua casa, e la sua, in ordine.
Prima che sia troppo tardi
Prima che tu non riceva di nuovo l’illuminazione che avesti con tuo padre,
Con o senza Tao
basta il cuore
e tu ne hai tanto.
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Cinquantaquattro, stronzetto. 😀
E bisognerebbe vederci. Per parlarne un po’ di persona. Ma concordo con buona parte di ciò che dici. Abbraccio.
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la mamma è l’essere più crudele al mondo.
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