Einstein era un genio

Einstein“Apperò! Hai altre rivelazioni sconvolgenti, tipo che il sole sorge a oriente?”

Questo direi io, se leggessi un titolo così. Eh sì, è veramente la scoperta dell’acqua calda. Ma al netto della retorica usuale, ho avuto modo di apprezzare appieno la genialità di Einstein da qualche settimana. Sto seguendo questo corso su Coursera.org, il sito che organizza corsi in collaborazione con le massime università americane, di cui avevo parlato, qualche post fa.

Il corso sulla relatività ristretta (o speciale, in funzione dell’attitudine del traduttore) è alla portata di chiunque abbia una preparazione matematica di base (il massimo che sia richiesto è algebra lineare, equazioni di primo grado per capirsi) e tanta voglia di far vagare la mente in universi strani. E non si tratta di un mero corso scientifico, grazie al cielo. C’è una parte iniziale del corso nella quale si percorre la vita di Einstein fino al cosiddetto “anno del miracolo”, il 1905, nel quale Einstein pubblicò il suo lavoro sulla relatività ristretta e altri articoli fondamentali.

Quello che colpisce seguendo le lezioni, è la semplicità. E’ un po’ difficile da spiegare, provo con un esempio. I postulati con i quali Einstein è partito sono molto semplici e molto lineari. Il primo è che la velocità della luce è costante indipendentemente da dove la si stia osservando, il secondo è che se due persone si stanno muovendo una rispetto all’altra a velocità costante e seguendo una retta, è di fatto impossibile dire chi sia fermo e chi sia in movimento, in quanto soggettivamente ciascuno dirà di essere fermo e che l’altro si sta muovendo. Da questo discende che tutto ciò che vale in un sistema fermo deve valere anche in un sistema che si muove a velocità costante. Niente di realmente trascendentale, ma. Ma c’è un ma. Ma se si segue correttamente il nesso di causalità che discende dai postulati, si arriva a capire che il tempo così come ce lo immaginiamo e ce lo siamo sempre immaginati non regge, non regge come concetto. Per cui il signor Albert, che, si noti bene, all’epoca lavorava in un ufficio brevetti, non era in un’Università a misurarsi con le massime menti speculative del secolo, il signor Albert, chiacchierellando con un amico a proposito dei suoi studi, ebbe a dire “Hmmmmmmm, il tempo è sospetto”.

Siamo nel 1905. La fantascienza non esisteva neanche. Il tempo era una roba assoluta. Lo era non dai tempi di Newton. Lo era dai tempi di Aristotele. Mettere in discussione un concetto di questo tipo, specialmente nel contesto dell’epoca, è qualcosa che rasenta la follia totale. Che non a caso confina con la genialità. E la cosa assolutamente fantastica è che andando dietro a questa stupefacente, fantastica, totalmente rivoluzionaria intuizione, escono fuori delle meraviglie che ti lasciano totalmente a bocca aperta. Perché altro è sentir parlare di relatività, altro è andarci dentro, scoprendo che non servono strumenti matematici evoluti, ma è sufficiente un po’ d’algebra, e con dei semplici ragionamenti si arriva a concepire un’idea di tempo che è totalmente differente da quella che siamo abituati a considerare. Il che non significa che da domani mi cambia la vita, perché gli effetti della teoria si vedono in condizioni che non capitano nella vita di tutti i giorni. Ma poi, non è neanche del tutto vero questo. Perché combinando teoria della relatività ristretta e teoria della relatività generale si dimostra in modo relativamente semplice che gli orologi a bordo dei satelliti GPS vanno avanti rispetto a quelli della superficie terrestre di qualcosa più di 35 microsecondi al giorno. Ecchissenefrega, direbbe il solito abitante dei bassifondi della Capitale. E no, invece. Perché questo anticipo significa che ci sarebbe uno sfasamento di circa 10km al giorno, se non se ne tenesse conto. E quindi i navigatori oggi funzionano anche perché Albert aveva ragione, a rifiutarsi di considerare il tempo come una variabile assoluta.

Ed è nella semplicità che si nasconde la bellezza. Sino ad arrivare ad un punto in cui della bellezza si può dare una definizione quantitativa, a quanto pare. Sto leggendo un libro, e sono in grande ritardo perché il corso mi assorbe più di quanto non avessi preventivato (ed è anche in arrivo un racconto, fatto come compito facoltativo). Il libro si chiama “L’universo elegante”. Parla delle ricerche mirate a trovare una unica teoria unificante che riguarda il funzionamento dell’Universo. Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Pare che esistano delle piccole incongruenze tra la meccanica quantistica e la relatività generale, che impediscono a tutt’oggi di avere una teoria di questo tipo. Il punto a cui voglio arrivare è che gli sforzi maggiori si incanalano nell’approfondimento di teorie “belle”. Dove per bellezza si intende innanzitutto una linearità di ragionamento che deve sottendere l’intera teoria, ma anche dei canoni di simmetria che sono alla base della quantificazione della bellezza di cui parlavo poc’anzi.

Ed è questa la genialità. Scoprire o rivelare delle cose che erano lì (perché parliamoci chiaro, è tutto lì, bisogna solo vederlo…) spiegandole con semplicità. Ed Einstein era semplice anche nell’enunciazione della sua spiritualità, quando diceva “Subtle is the Lord, malicious He is not.” Che significa che il Signore è complesso, è sottile, ma non è malizioso. Tutto risponde ad un disegno, ad una modalità di funzionamento che è indipendente dallo specifico luogo e dallo specifico tempo. E quindi non c’è trucco e non c’è inganno. Bisogna magari fare dei ragionamenti complessi per arrivare al nocciolo, ma non ci sono sorprese, una volta scoperto il funzionamento. Non c’è la fregatura. Ma la frase che in assoluto mi piace di più è questa: “There remains something subtle, intangible and inexplicable. Veneration for this force beyond anything that we can comprehend is my religion.” Vale a dire che rimane sempre qualcosa di sottile (che torna…), intangibile e incomprensibile. Dietro questa incomprensibilità delle cose, c’è una forza. La religione di Einstein era la venerazione per questa forza. 

Che bello. Nel senso rinascimentale del termine. Che ho scoperto essere prossimo a quello scientifico.

33 pensieri su “Einstein era un genio

  1. Ema

    Questo post è proprio forte. Ed è interessante notare come la Forza menzionata da Einstein sia collegata alla bellezza. La forza è una “grandezza fisica vettoriale che si manifesta nell’interazione di due o più corpi … La sua caratteristica è quella di indurre una variazione dello stato di quiete o di moto dei corpi stessi” (wikipedia) e, mi domando, la bellezza non è una sorta di forza “nascosta” che tuttavia induce una variazione allo stato di quiete o moto del nostro spirito? Forse che queste due dimensioni possono essere considerate praticamente le colonne portanti della vita? Grazie degli spunti di riflessione 🙂

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Se costruisci un arco sopra quelle due colonne, magari a sesto acuto, ché mi è sempre piaciuto di più il gotico che il romanico, serve una pietra angolare che fermi tutto, l’architrave. Quell’architrave, quella pietra angolare, è la saggezza, che consente di sintetizzare forza e bellezza. E “controllare” quei moti generati dalle forze provenienti dalle due colonne. Grazie a te, gran bel commento.

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  2. Luci

    Ammetto che appena letto il titolo ho pensato: “davvero?!?!” … 🙂 Bello… molto bello… stasera lo faccio leggere anche all’Ingeriminese!

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  3. apity

    Io ancora non ho sperimentato Coursera, ma mi ci tufferò appena finirò la scuola, perchè un po’ di tempo da dedicare all’acculturarmi cercherò di trovarlo. Aspetto con ansia di iniziare un corso, leggere “Guerra e Pace” e “Cent’anni di solitudine”. Per ore le pagine dei libri che leggo non superano le 400. Per principio e per una cosa mentale mia.
    E’ bello poi capire nuove cose guardandole da un punto di vista diverso dal solito. Tu ti sai spiegare benissimo a parole. Proprio l’altro giorno scrivevo di Einstein, ma parlando d’altro. Era veramente un genio. Mi sono fatta un sacco di domande. Grazie.

    http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/08/Una_figlia_scomparsa_segreto_del_co_9_040308063.shtml

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  4. ammennicolidipensiero

    quell’uomo non era solo un genio, per alcune cose visionario. di più. se (alcuni) scienziati di oggi avessero anche solo un decimo della sua etica e della sua tensione alla giustizia, e l’idea di come la scienza possa non essere usata per asservire il potere ma per liberarsene, credo che potremmo offrire davvero tanto di più al futuro. a chi passerà da questo post io vorrei consigliare questo: http://www.ibs.it/code/9788854135000/einstein-albert/mondo-come-io-lo.html

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Eh sì. Ci avevo pensato. Ma io consiglio anche di leggere la versione originale del manoscritto sulla relatività ristretta. C’è il concreto rischio di capirlo tutto… 🙂
      (per la nostra conversazione privata, non ho ancora i dati ma ci sto lavorando) (e grazie ancora)

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  5. itacchiaspillo

    ho barato. ho messo il like e poi ho letto.
    diciamo che l’ho messo sulla fiducia.
    e ora che ho letto, che un po’ ho compreso e molto mi son stupita, non posso rimettere il like e sta cosa mi rode un bel po’.
    da rileggere ancora e anche da andare a cercare il libro citato.

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  6. ludmillarte

    buona sera einstein 2 ! mi gira temporaneamente e relativamente la testa anche perché mi piace parecchio: “é nella semplicità che si nasconde la bellezza. Sino ad arrivare ad un punto in cui della bellezza si può dare una definizione quantitativa…” (però wp è brutterello quantitativamente tanto e dispettoso quantitativamente pure quando non ‘manda’ articoli come questo nel reader ! ecco, così l’ho detto). ciao Maxi, buona serata 🙂

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  7. masticone

    Poco da fa ingegne’ rimani un fisico mancato.
    Le domande di base però sono sempre quelle di sempre Einstein o non Einstein e a quella non si riesce a dare spiegazioni: chi, perche, quando, come…
    Tra trecento anni si studierà Il vecchio Albert come si studia oggi Newton. Si dirà cioè che aveva avuto delle belle intuizioni che hanno aiutato lo sviluppo dellla conoscenza ma che siamo passati ad altro. Che le sue idee genuali al suo tempo allora saranno naif. È’ questo pensiero latente che non mi fa appassionare a queste tematiche.
    Ma sono io lo strano lo riconosco.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Mast, mi hai fatto venire in mente una storia che racconterò… a proposito del fisico mancato.
      Capisco il tuo pensiero latente, io sono diverso. A me piace la “mia” scoperta. Studiare mi ha sempre affascinato per questo. Comprendere qualcosa di apparentemente astruso, andare a fondo per capire.
      E, come ho detto nel post, mi affascina il fatto che le cose “sono lì”, basta vederle. Ma se ci mettiamo io e te, o altre 100.000 persone normali, col cavolo che le vediamo. E’ questa la quintessenza della genialità, secondo me. Andare oltre quello che appare, avere la visione. Ne parlavo giorni fa, è un po’ come Steve Jobs. Lui a suo modo è stato geniale. Ha avuto visioni che altri non hanno neanche mai immaginato. La sua è stata incanalata nella produzione di oggetti, magari avesse fatto il fisico si sarebbe dedicato alle superstringhe, chissà.

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  8. Claudio

    molto interessante, tecnicamente ed eticamente; credo comunque che tutto sia relativo, relativo al momento, relativo allo stato d’animo, relativo alle miriadi di varibili che sono in gioco; non so se valga sempre la pena andare in fondo alle cose, anche perchè credo che in fondo non si arrivi mai, c’è sempre quella variabile, semplice, che non hai saputo vedere che può rimodulare la faccenda; alle volte accontentarsi e dire “vabbè, è così”, aiuta; la genialità sta anche nel sobbarcare il lunario giornalmente, fisicamente, metaforicamente, emotivamente, economicamente ed organizzativamente parlando. la genialità sta nel confondere noi stessi per non ricordarci che siamo proprio infinitamente “nulla”.
    excuse me, oggi gira così.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Nulla di cui scusarti, Claudio, salvo il fatto di non scrivere più sul tuo blog… 😉
      Sono molto d’accordo con te, a me piace ogni tanto andare a caccia, alla scoperta. Ma la realtà è quella che dici tu, fatta di quotidianità. Ed è con quella che bisogna confrontarsi.

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