Ho ricevuto un invito a scrivere un post da un blogger, l’ho fatto cercando di sintetizzare il Wish-pensiero. Ne è uscito un “pippone” dei miei… 😀
Giocare a “fare il blogger” è un’esperienza curiosa – curiosamente interessante – piena di sorprese. Mi aspettavo che aprire un blog fosse un po’ come aprire una finestra: affacciarsi da un riquadro sul mondo, ma restando al sicuro fra le proprie mura, avere la possibilità di osservare pezzi di strada e di essere osservati, ma solo a mezzo busto, avere un canale nuovo di comunicazione, non molto intimo e un po’ urlato, ma a suo modo efficace perché colpisce tutti quelli che si trovano a passare. Non è così, è più complesso. Accadono cose, su wordpress, che non sono sempre uguali a loro stesse. E qualcuno dice che non sia per caso, perché “niente è per caso”. Wish aka Max me lo ha spiegato così:
Tutto nasce (apparentemente) per caso. Mi trovo sul blog di intesomale, e vedo una discussione con un certo swannmatassa, che si conclude con lui…
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(copio-incollo il mio commento, ché è la prima volta che mi trovo a che fare co’ sta cosa del re-bloggin’ e non so come funziona)
per concludere quello che dicevo nell’intro, su WP accade, inatteso, che (fra un insulto e un “mi piace” strumentale a far visitare il proprio, di blog) si scambiano opinioni e si creano discussioni che, in molti (troppi) non siamo più abituati a fare nella vita di tutti i giorni, di persona, con le persone in carne ed ossa che frequentiamo. E finalmente torniamo a riflettere.
Su questo bellissimo post voglio evitare di dire troppe cose (ché i miei commenti sono già abitualmente troppo lunghi), e mi limiterò a questo, anche per tener fede al mio personaggio “deformato” dalla biologia: Jacques Monod, per spiegare l’evoluzione, usò un’espressione semplicissima ma potentissima: “il caso e la necessità”. Vuol dire che le cose avvengono per caso, continuamente, in numeri enormi (nel caso specifico, le mutazioni da cui si genera la variabilità genetica su cui poggia l’evoluzione), ma, da quell’enorme serbatoio del caso, la necessità raccoglie quello che è funzionale, come se fosse un imbuto attraverso cui il flusso del caso passa e viene indirizzato.
Ecco, è un po’ così che io vedo questa storia del “niente è per caso”: ben lungi dall’essere finalista, non credo che le cose “avvengano per una ragione” (come spesso viene banalizzato il concetto del “niente è per caso”), ma che, come dice Max in più punti, arriva un momento in cui, finalmente, incanaliamo nell’imbuto della nostra esistenza (la nostra “necessità”) qualcuno degli avvenimenti che, continuamente, avvengono attorno a noi (per “caso”) – quelli per cui siamo pronti.
E’ bella l’idea che ci sia sempre qualcosa che possiamo cogliere, ma che sta a noi prendere l’iniziativa di farlo, farci trovare pronti.
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vado a leggere 🙂
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“Dove voglio arrivare? Voglio arrivare al punto, che è questo. Bianco e nero sono opposti. Se noi riusciamo a raggiungere uno stato coscienziale superiore, tramite la meditazione, ad esempio, nel quale iniziamo a sentirci in armonia con l’universo nel suo complesso, allora bianco e nero perderanno di significato, e saranno uniti da qualcosa di differente, qualcosa che li sublimerà in qualcosa di invisibile in questo universo “soltanto” tridimensionale. E come si può raggiungere questo stato? Con il lavoro, innanzitutto con il lavoro interiore, con il distacco emotivo, con la ricerca della propria interiorità, con il contatto con la parte del sé più profonda e nascosta. Gli strumenti per arrivarci sono molteplici, le arti marziali, la corsa, lo yoga, la meditazione, la cerimonia del tè, la lettura. Qualunque cosa può portarci verso uno stato superiore di coscienza. Ma serve tanto lavoro. Il cammino è lungo. E’ un viaggio di mille li, almeno. E chissà se basta una vita.”
direi che son pronta ad iniziare questo cammino, spero di trovare lo strumento giusto e che il distacco emotivo inizi ad “impossessarsi” di me 🙂
grazie, bellissime parole!
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Se sei pronta a muoverti, lo strumento lo troverai. Ricorda che per fare un passo lo strumento più importante sono le tue gambe. 🙂
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allora sono a posto.
quelle sono abituate al duro cammino 😉
grazie
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