Beato te che non capisci un c…

estremariluttanza

Il titolo del post è un modo di dire tipicamente capitolino, anzi da bassifondi della Capitale, per dirla tutta, il cui significato mi si è palesato completamente solo di recente. Da qualche giorno sto parlando, con molta gente, del tormento interiore. Che sembra un parolone, ma che in realtà affligge parecchie persone.

Un amico l’altro giorno mi diceva: “il lavoro va bene, è faticoso ma vedo che i semi che ho piantato pian piano stanno germogliando; in famiglia tutto ok, le burrasche passate sono superate, siamo in un periodo di bonaccia; con gli amici anche va molto bene, c’è molto scambio; eppure, eppure sento che manca qualcosa”. “Si chiama inquietudine, questo stato”, gli ho risposto. Mentre glielo dicevo, ho riflettuto sul fatto che avevo incontrato concetti simili, recentemente, sia nel mondo reale sia nel mondo virtuale.

E ho realizzato che chi ha un’interiorità complessa, chi si pone domande, chi cerca risposte, chi non si accontenta delle risposte trovate, chi pensa che alla fine quel che conta è la ricerca e non la risposta, è il viaggio e non la meta, è la storia e non chi la racconta, chi fa del dubbio una filosofia di vita, ecco chi fa tutto questo è destinato alla perenne inquietudine.

E’ l’inquietudine che ci fa continuare a cercare, è l’inquietudine che alimenta i dubbi, è l’inquietudine che ci fa apprezzare come la mancanza di certezze sia preferibile alla loro presenza. Ed è l’inquietudine che ci fa apprezzare il bello quando lo troviamo, è l’inquietudine che ci fa formulare dei pensieri belli, è l’inquietudine che ci fa penetrare le barriere, ci fa leggere tra le righe, ci fa comprendere le complessità altrui e ci fa a volte comunicare su piani che travalicano i sensi.

E ci arrivo, al proverbio del titolo. Il proverbio del titolo ha il suo senso perché ci sono momenti in cui di questa inquietudine si farebbe tanto volentieri a meno, ci sono momenti in cui il “frullatore”, quell’affare situato nella nuca che è sempre in movimento, lo si vorrebbe spegnere. Ci sono momenti in cui si vorrebbe essere beatamente immersi in un’ignoranza crassa che evitasse di porsi domande, che evitasse di sentire l’urgenza e il bisogno quasi fisico di cercare risposte, o semplicemente di andare in cerca. Ci sono momenti in cui ci si vorrebbe fermare. E tirare il fiato. Poi passano, e si ritorna ad essere serenamente inquieti. L’ossimoro è voluto.

90 pensieri su “Beato te che non capisci un c…

        1. Wish aka Max Autore articolo

          Mi sto riprendendo. Cerco di prendere energia positiva dove la trovo. La scuola di scrittura, e la scrittura stessa, sono due antidolorifici formidabili. 🙂
          Nota di servizio. Domani ho la fottuta verifica ispettiva della qualità. Poi sono più sereno. Se ti scrivo sull’email che vedo qui, la leggi?

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  1. ellagadda

    Beati i beoni!
    Non so, non so se l’inquieto sappia essere sereno, a volte ho l’impressione che non riesca a godere di nulla, se non col senno del poi.
    E’ vero che anche quelli senza frullatore in testa, in un certo senso, non vanno oltre, restano in superficie, ma, mi chiedo, l’inquieto va oltre la superficie o semplicemente si danna perché non avanza?
    Non so proprio, non so se preferirei il frullatore o la ruota del criceto.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Il punto è che la ricerca, o la cerca, se preferisci, non finisce mai. Per definizione. Ma si può arrivare ad una consapevolezza di questo, e sviluppare la capacità di vivere nel presente, o quantomeno di provarci, in modo da riuscire effettivamente a godere delle belle cose che accadono, e di portarsele dentro arricchendo la propria interiorità. E ripeto ancora, ché mi pare un bel concetto, anche se già espresso in altre repliche, che preferisco mille volte essere travolto da un’onda emotiva troppo grande, piuttosto che non aver mai visto il mare. E quindi, scelgo il frullatore tutta la vita! 🙂

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      1. ellagadda

        Ellosò, pure io scelgo il frullatore, ma delle volte, sto diavolo di apparecchio, lo si vorrebbe almeno portare almeno in assistenza, se proprio non è possibile sostituirlo.
        Poi, ecco, è che vedo che i criceti sono felici a modo loro, e alle volte mi chiedo: ma non è che sono io il criceto e loro i frullatori?
        E, sinceramente (questa è brutta), mi capita anche di domandarmi: ma di tutto sto lavorio, che resterà nella tomba?

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        1. josephine curie

          Hai ragione gentile ellegadda: quest’ultima è davvero brutta
          Invece a Max, che ha mantenuto la sua promessa, mi prenderò più tempo per rispondere, preferendo la calma (anche apparente) della notte….

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    1. Elisabetta Lelli

      Perdonami, Max, ma questa osservazione è splendida e non riesco a non interloquire.
      Giusto. Che succede, solounoscoglio? Bellla situazione manicomiale/incasinata, trovarsi di fronte ad uno che è inquieto proprio perché non (ci) capisce un C!
      Una mezza idea ce l’avrei, scoglio.
      Immagino sia raro che un imbecille sia “dotato” (anche) di inquietudini”. E’ talmente piena di gaudiosa incompetenza/ignorante felicità, la mente di chi non capisce un C… 😀
      Qualora però dovesse avvenire il portentino, credo che chi non (ci) capisce un C demandi ad altri le proprie inquietudini. Tipico.

      Salus!
      Eli

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        1. Elisabetta Lelli

          Scoglio, non so e sentirmi lusingata, oppure… 🙂
          Di certo so una cosa; cerco di tenermi alla larga dagli imbecilli (e chissà che io stessa non sia imbecille, boh?). Il problema (ma grosso), è: e se vengono a cercarti? Se non ti lasciano in pace? Che fai? Assoldi un cecchino?

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          1. solounoscoglio

            aspè, sono io quella lusingata, eh!
            dunque, molto spesso quando mi sento circondata dagli imbecilli mi torna in mente quella vecchia barzelletta del matto che guidava in contromano e pensava che erano gli altri che guidavano male….
            rispetto sempre i diversi punti di vista, basta che poi pagano i danni in caso di tamponamento! 🙂

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            1. Elisabetta Lelli

              Ahahahh! A me è successo! Altro che barzelletta, scoglio! Superstrada, tizio che imbocca la super contromano, io in Panda di decima mano che sto andando al lavoro, lui si ferma (giuro, s’è fermato in mezzo alla superstrada!), scende (giuro, ha fatto anche questo!), e mi urla: “Ma ‘ndòv caaa stié iénn??” (= traduzione dal dialetto ascolano: ma dove caaa stai andando??), immagina situazione; mi scappò da ridere, poi pensai a quelli dietro di me… e chiamai il 112… o il 113 (non ricordo).
              Se pagano i danni? Chi? Ma se hanno sempre raGGGione 😉
              Al limite, per gentile concessione, fanno sentire imbecille chi non lo è (che carini!).

              Buona giornata, scoglio!
              Max, a te lu testimòn 😀 (ed io mi man-tengo sempre a un passo dietro te.).

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            2. solounoscoglio

              a me è successo con 3 cavalli imbizzarriti che galoppavano verso la mia macchina come furie. quando li ho visti incredula ho detto ai miei figli: chiudete gli occhi e tappatevi le orecchie…e quelli per fortuna ci sono passati di lato e sono spariti nel nulla.
              in ogni caso più facile avere a che fare con cavalli matti che con imbecilli presuntuosi…
              ciao max, scusa se abbiamo approfittato del tuo spazio!

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            3. Elisabetta Lelli

              Oh, scoglio… me stèng a stéccà p lu rid! Perdonatemi, ma il dialetto ha una potenza espressiva carente nell’italiano perfettino e… piccì, perché non hai voce?? La voce è un’altra (super) potenza!
              E come no? I cavalli matti aggirano l’ostacolo, al limite (se proprio si sentono in pericolo), ti tirano un calcio. L’imbecille è talmente sicuro di sè, da venirti addosso (e non s’è capito se lo fa perché nun ce vede, o se perché nun ce vòle vede), ti fa un male boia (ma ti dice: “Eccheccavolo! Manco t’avessi ammazzato!”), e poi chiude apostrofando con un bel “Ma tu guarda che ‘mbecille!”.
              Max, lo so, stiamo spudoratamente invadendo il tuo territorio. Ma ci piace tanto, il tuo territorio… vero, scoglio?
              In ogni caso sapevamo (vero anche questo, scoglio?) che preferisci l’onda immensa alla… pozzanghera 😉

              P.S. Connessione lenta e/o inesistente.

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            4. Wish aka Max Autore articolo

              Ma no ma no, quale invasione. L’altro giorno è successa una cosa analoga con un bellissimo incontro tra verbasequentur e swannmatassa, e mi sono offerto volentieri di ospitare la discussione, perché in questi casi sono io per primo che mi arricchisco.

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            5. Wish aka Max Autore articolo

              A me fa soltanto piacere, che si parli e si discuta. Vedo con piacere che ce ne sono tante, di persone inquiete… 🙂 Perché poi alla fine l’inquietudine è un piccolo prezzo da pagare, se paragonato con la meravigliosa sensazione di poter vivere pienamente delle emozioni. Capita a volte che le emozioni siano talmente forti da apparire come un’immensa onda che ci travolge. Ma preferisco mille volte essere travolto da un’onda immensa, piuttosto che non aver mai visto il mare. 🙂

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  2. liberadidire79

    …ci vorrebbe il mare, che accarezza i piedi, mentre si cammina verso un punto che non vedi….

    e chissà come mai, gli “inquietudinari” come noi (credo proprio di farne parte) camminano e camminano sempre, ovviamente verso “punti che non vedono”….

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      1. liberadidire79

        i “criceti” si accontentano di quello che vedono…. noi no…se….magari…..dobbiamo toccarlo per forza, per capire di cosa è fatto….e cosa c’è oltre…
        🙂

        mi è piaciuto tanto questo post!

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        1. Erre

          Ahahah!
          Però, sai una cosa?, in questo blog-mondo, molto snob, molto radical chic, nel quale se ti azzardi a proporre un cantante pop, sei considerato uno sfigato, perché esiste solo il rock, l’indie rock, il blues, il jazz, e tutto ciò che è di nicchia e sconosciuto (fermo che tutti questi generi io li adoro), fosse pure una schifezza, ecco, citare Masini, è davvero la forma più alta di anticonformismo più, che io rispetto, alla quale mi inchino. Anche perché non ti nascondo che io sono uno di quelli che ama anche Vasco, e molto altro pop. E mo’ me la sento pure “Ci vorrebbe il mare”, se non mi sentite più, se non leggete più post, sapete com’è finita… 😛

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          1. liberadidire79

            mi erano sfuggiti questi commenti 🙂
            Erre e Max…brutte persone che non siete altro…. 😀
            perché citare Masini vuol dire avere le palle?!?!?
            a me sinceramente è venuta in mente quella frase e l’ho scritta, non pensando a Masini, il rock, gli snob e tutte le cianfrusaglie varie….non pensando assolutamente di essere anticonformista.

            Erre…ti ho riletto anche poco fa….quindi Masini ti ha graziato 😉

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            1. Erre

              Seee, vabbè, manco se ti vedo ci credo che hai googlato “ci vorrebbe il mare”, poi lo dici sempre che ti piace il mare, quindi, come minimo, sarà il tuo pezzo preferito! 😛

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      1. vetrocolato

        Eccomi, mi sembrava di esser già passata!
        Pillola rossa, ancora adesso, che ne ho sempre di più le scatole piene di star dentro la mia testa!
        Sono passata due volte da qui, e due volte ti ho dato la medesima risposta.
        E sempre, invece, ricerco risposte alle mie domande e persone alle quali chiedere.
        È la pillola a non funzionare, o la devo prendere per più tempo, quotidianamente?
        Non mi hanno lasciato il bugiardino, Mannaggia!
        A parte gli scherzi, che sono una cazzara doc, se trovassi il giusto modo di essere un po “serenamente inquieta” come dici tu, sarebbe perfetto. Dai, ci si aiuta!
        Vado a vagare.
        E nel frattempo cerco di lavorare!

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Ahahahahahahahah che rincojonito (e scusa il trasteverino… :D) E sì che me la ricordavo la storia della pillola… vabbè, ciònacertaetà. 😀
          Però io lo penso davvero che l’inquietudine è tipica delle interiorità complesse. E ha i suoi svantaggi. E sul cibo dovresti lavorarci un po’. Ma non per dovere, bisognerebbe fare il salto che ti fa agire perché è il tuo bene, e non un dovere. 🙂

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  3. Pendolante

    Ecco. Il “frullone” è il termine adatto. Conosco, conosco. A volte vivo giornate di quiete e mi pare siano stupende, ma poi ho quell’urgenza di uscirne, di rimettere in moto il frullio del mio cervello e nemmeno devo avviare il motore. Fa tutto da solo

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Sono emozionato. Una blogstar da 190.000 accessi che viene a casa mia… 😀
      Ok giuro che la pianto questa è l’ultima perculatio sul tema.
      E ti prego. Sì. Una cassa di Harmony. Ecco. Così tolgo dal comodino “Perché E=mc2”, “Sei pezzi facili” e un paio di libri sull’alchimia. 😀

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      1. verbasequentur

        Per la precisione gli accessi sono stati 191.000, almeno perculami per qualcosa 😀 😀

        Una cassa di Harmony all’Ingegnere! (ma li vuoi rosa, verdi, gialli o blu? ‘spe ci sono anche bianchi, sono ambientati solo in ospedale :D)

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Ellamadonna come siamo suscettibili! Ho sbagliato di mille… 😀 😀 😀 (sono una brutta persona e cambio 50.000 in 190.000 così ti perculo meglio :D) (aoh er blogghe è er mio e faccio come c… me pare!!! :D)

          Uhm ecco, sul colore sono indeciso… bianchi sicuro, mi piace Grey’s Anatomy. Poi boh… gialli sicuro, verdi se sono quelli con lei che è orfana e lui è uno spregiudicato businessman che si innamora poi la lascia per crudelia ma poi alla fine l’amore trionfa… insomma del colore che ci sono queste storie qui! 😀

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  4. Claudiappì

    Mi ci ritrovo tantissimo. Lo sai che anch’io sono inquieta, quasi sempre, tranne in quei rari, bellissimi momenti di ignoranza. Alla fine, senza l’inquietudine non saremmo quello che siamo e in fondo ci piaciamo così 😉

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  5. Topper

    Ultimamente avevo trovato proprio te un tantino inquieto, oggi invece noto un certo miglioramento, ammesso che l’inquietudine sia un aspetto da migliorare e che io, inquieto sin dalla nascita, possa notarla negli altri. Eppure fa parte di noi, in diversi modi ci accompagna sin da bambini e non credo possa mollarci facilmente. Perché dovrebbe poi? Teniamocela, giochiamoci e sfruttiamola esattamente come suggerisci tu.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Se sei inquieto dalla nascita è molto possibile che tu noti quella altrui, di inquietudine. E’ la sensibilità di cui parlavo nel post. Conviverci è indispensabile, per non perdere quanto di bello consente di apprezzare. Senza inquietudine non ti fermeresti davanti a un tramonto, non noteresti un colore particolare nel cielo, non vedresti tante cose belle. E’ solo che in certi momenti uno vorrebbe veramente essere scemo. 🙂

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  6. lapoetessarossa

    Il mio frullatore si trasforma di sbattitore (quando vado in sbattimento). a volte mi pare voglia emulare il bravoSimac degli anni 80. Trita, sminuzza, impasta, centrifuga. Non ho il libretto di istruzioni e mi adeguo alle sue volontà. e velocità. Quando schiaccio on (non sono io che schiaccio materialmente, è qualche nascosto meccanismo che attiva il suddetto) parte. Per chiunque altro è silenzioso. Per me no. Assordante, come un sibilo, o un botto, o un costante rimbombo, come un’eco. L’unica medicina è qualche pagina del libro dell’inquietudine di Pessoa. Sempre sul comodino. Aiuta. fa passare. Continuo a pensare che non sia il rimedio giusto. Perchè poi il frullatore si riattiva. Volevo passare a Moccia. O Fabio Volo. O le centosfumature. Ho paura di non farcela.
    Ho trovato tempo fa un grazioso libretto GUIDA ALL’ELEGANZA di Madame Geneviève Dariaux-, non male come sostituto di Pessoa. La Madame è una signora che insegna ad essere eleganti senza esagerare, una paladina del classico. Insegna gli abbinamenti dei colori per esempio. Ci dice cosa indossare di giorno, di sera, di mezza sera. E con questo suo modo pacato e gentile ti prende per mano per dirti, puoi farlo anche tu. E magicamente ti senti una fanciulla perfetta ora che sai che il coccodrillo di sera, mai! (in quella di borsa di coccodrillo ci hai messo Pessoa, ma Madame non lo sa!)

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ossantapolpetta! Ci puoi credere? Non avevo visto questo commento, e mi spiace, perché rispondo sempre… Ecco, il libro dell’inquietudine di Pessoa l’ho iniziato, prima di scrivere il post. Non è ancora finito, ma mi attende, rilassato. E ti prego. Moccia, Volo, centosfumature, guida all’eleganza. No. Ti prego, no. Se non lo hai letto prova “Il Tao della fisica”. Poi mi dici. E buon anno! 🙂

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  8. Bia

    splendido! te l’ho ribloggato su facebook. il passaggio “chi ha un’interiorità complessa, chi si pone domande, chi cerca risposte, chi non si accontenta delle risposte trovate, chi pensa che alla fine quel che conta è la ricerca e non la risposta, è il viaggio e non la meta, è la storia e non chi la racconta, chi fa del dubbio una filosofia di vita, ecco chi fa tutto questo è destinato alla perenne inquietudine” mi trova assolutamente in sintonia…

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