La primavera si sta stabilizzando, e l’ondata, o meglio lo tsunami che mi ha travolto sta ritirandosi. Come tutti gli tsunami lascia dietro di sé una scia di macerie e devastazioni, ma ci sono già molte squadre di carpentieri intente a ricostruire i villaggi devastati nei pressi della spiaggia. Forse ce la faccio, a uscirne senza aiutini. Intanto mi è tornata la voglia di scrivere, che non è poco.
E ricomincio con un post su un’espressione che uso ed abuso. Ma stavolta non l’ho detto io, bensì l’editor che è venuto a trovarci a scuola. Sì, la scuola Omero, quella di cui ho parlato in questo post. Il secondo livello, che sto frequentando ora, è suddiviso in due parti, e alla fine di ciascuna è previsto l’intervento di un editor al quale ciascuno degli allievi legge un proprio lavoro, per ottenere un giudizio di merito da qualcuno “pratico” di scrittura ed editoria, uno “del mestiere”.
Ebbene l’editor era Andrea Carraro, che insomma non è proprio uno che lavora in una casa editrice… è uno che di libri ne ha scritti tanti, uno tra tutti “Il Branco”, il famoso libro che tratta di uno stupro narrato usando il punto di vista degli stupratori. Uno scrittore vero, insomma. Bravo, e tosto. E anche simpatico, ho scoperto. Le sessioni con lui mi hanno insegnato che ci sono tanti tipi di lettori. E che non è evidente che chi scrive sia in grado di immaginarli e rappresentarli tutti. E anche che se si legge qualcosa di qualcuno che non si conosce non è evidente che si riesca a capire cosa aveva in mente l’autore (che se ci si pensa è esattamente la norma, perché io mica lo conoscevo, Stephen King, quando ho preso in mano “L’incendiaria”, non sapevo, e non so tutt’ora, come sia di persona, ma soprattutto non avevo idea di come scrivesse, di che tipo di cose parlasse, e come ne parlasse).
Lo scopo dell’autore è sempre lo stesso: prendere per mano il lettore e portarlo nel suo mondo. Incantarlo. Trascinarlo per le vie tortuose immaginate. Ecco, l’altra sera ho scoperto che non è affatto scontato immaginare cosa pensa chi leggerà. E di questo ringrazio tantissimo Andrea.
Ma il titolo del post viene da altro, perché Andrea è una persona simpatica e di spirito, e quindi alla fine delle letture, e dei giudizi sui lavori, abbiamo fatto un po’ di domande, e un po’ di chiacchiere, e nell’ambito delle chiacchiere è uscito fuori il tormentone del “nustamobbene”, che io amo tanto, in quanto fan di Johnny Palomba. E lì Andrea mi ha spiazzato, dicendo: “D’altra parte, se hai tutta questa interiorità che chiede di uscire, e se tu hai l’esigenza spasmodica di riportarla su carta, per sentirti meglio, PEFFORZA CHE NUSTAIBBENE!!!!”. La risata è stata corale, ed è stato un momento davvero divertente.
Insomma, bisogna che ce ne facciamo una ragione. Se scriviamo, non importa se su un diario, su un blog, o su un pezzo di carta dove si incarta la pizza, se scriviamo un po’ picchiatelli alla fine siamo per forza.
un saluto picchiatello!!!!!
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E un abbraccio a te e ai cuccioli!
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ahahahah si beh… mica non lo sapevamo già che eravamo picchiatelli no? 😀
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Anfatti. 😀
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l’ho sempre pensato!!!
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Ecco. E d’altra parte noi lo siamo di più, perché neanche ci basta un blog soltanto!!! 😀
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..ma pensa che mi stavo proprio chiedendo, scorgendoti quasi in fondo al blogroll, ma Max?!? S’è sbracato sugli allori e si gode ‘na mesata di giusto successo? .. e perfortuna eccoti qui.. in effetti, che volevi guarì?!? Uno deve scrive se no vordì che stabbene.. e sta cosa nonvabbene!!… ;))
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Pensa che sono stato talmente sotto a un treno che mi era passata anche la voglia di scrivere…. ma per fortuna l’ondata si è ritirata… 🙂
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…come sono contenta di rileggerti!
Abbraccio! 🙂
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Grazie, cara… gli abbracci me li prendo sempre tutti! 🙂
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Che dire, è terapeutico. Scrivere.
E si, nunstamobbene, e scriviamo, leggiamo, e siamo tutti più o meno uguali.
Un abbraccio, Max!
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Un abbraccio a te! E’ proprio così, l’importante è esserne consapevoli! 😉
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😀 tenunstaibbene, però ciaiipoteri!!! 😉
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Anfatti. (mi sono permesso una piccola correzione… sei quasi pronta per la classe advanced di romanesco, tacchi! 😉 )
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Ahahahah 😛
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Ecco perchè non scrivevi: PEFFORZA NUSTAvIBBENE!!!!
Bentornato Max!
Sono contenta che sia tutto a posto
ciao
.marta
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“tutto a posto” è un parolone… ma mi difendo, via!! 😉 E grazie del bentornato… 🙂
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Caro Max, sono d’accordo, se scriviamo nustamobbene, perché, cazzo, questo a volte è un mondo di merda, e gente sensibile come te (e credo come me), per “stare bene”, deve trovare uno sfogo, qualcosa che faccia allentare la presa, un modo per sognare e per fantasticare una realtà diversa, meno complicata. Perché nustamobbene proprio perché forse siamo “sani”, non siamo spietati, che se avessimo più pelo sullo stomaco staremmo “bene”, okay, ma non coglieremmo certi dettagli della vita che fanno la differenza, certi colori, certi suoni, quei fantastici particolari che chi sta “bene” non coglie, e allora sai che ti dico?, sono felice che nustamobbene, e che c’è un’osteria per gente che nunstabbene dove “se magna se beve e se ride da paura”, e a me bastano quelle cose…
Ti voglio bene ( ma sempre an parmo, eh! 😛 )
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Abbravo. Anparmo. 😀 😀 😀
Sono proprio quei dettagli, che possono essere estremamente appaganti.
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Andrea Carraro è saggio, non c’è dubbio, sempre che si tratti di forza dirompente.
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Non riesco a cogliere la sottile differenza tra forza dirompente e non, ma concordo sulla saggezza di Andrea. 😉
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Esempio: io non scrivo con forza dirompente, scrivo e basta.
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Ah, se era questo allora non sono d’accordo. Non è (a mio modestissimo avviso) necessaria la forza dirompente, per far esondare il fiume delle emozioni. Ho letto pezzi che non avevano alcuna forza esplosiva, ma che mi hanno toccato corde profondissime. Quella non è forza dirompente, non saprei neanche come definirla, ma ci siamo capiti, credo 🙂 E non è vero che tu scrivi e basta.
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Io di sicuro, che nustamobbene! Altro che picchiatella, pronta per il ricovero 🙂
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Organizziamo un TSO: stanza imbottita, pc, tablet, smartcoso e wifi libero. 😀
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e BIRRA!!!!!! 🙂
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Oddio, ma… scusa… cioè… vuoi dire che nustobbene nemmeno io??? 😉
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Abbrava. Che anfatti hai popo capito. 😀 (welcome to the “Basic Roman Language” class… :D)
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😀
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Siamo sicuri che lo scopo dell’autore sia sempre lo stesso? Anche mettendo da parte tutti i blogger o scrittori da agenda e poco altro, me compreso, che non pubblicano libri, io voglio credere che ci sia qualche autore che scriva “infischiandosene” o quasi del lettore. Ma – mi chiedo – è possibile?
PS: Non so nulla dello tsunami che ti ha travolto ma non avresti usato questa parole né saresti stato così lontano dal blog se non fosse stata una cosa importante. Spero si sia risolto tutto.
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Secondo me è impossibile. Prima di entrare in contatto col mondo dell’editoria, ignoravo l’esistenza di una figura chiave, l’editor. Tutti gli autori pubblicati, con eccezioni talmente irrilevanti numericamente da giustificare la regola, sono affiancati da editor durante il processo di pubblicazione. E lo scopo è esattamente quello di rendere l’opera “edibile” per il maggior numero possibile di lettori. Specialmente in un mercato asfittico come quello italiano. Per il PS ti ringrazio, si tratta dell’effetto della primavera, o meglio del cambio di stagione. Tre-quattro settimane d’inferno, nelle quali la mia povera psiche viene rivoltata come un pedalino, più e più volte… Ma poi passa… 😉
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Ho imparato una cosa nuova. Non immaginavo che l’editor facesse anche questo. Pensavo che si occupassero più di qualcosa di simile alla revisione pura.
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Ti mando una cosa per email all’indirizzo che vedo nel commento. 😉
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Grazie… la leggo al più presto!
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Mi resta un dubbio. Se non nunstamobene e scriviamo, come sanno quelli non scrivono? 🙂
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Ci ho scritto un post su questo. Teoricamente bene, ma è un bene da “beato te che non capisci un c…” Quindi alla fine preferisco nustabbene. Consapevole.
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No, non credo sia così semplice. Io li vedo che esplodono in mille manie, o pregiudizi, che rodono dentro in cerca di un palliativo per i loro smarrimenti. Diciamo che nunstannopegnentebene.
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Quindi stamo mejo noi che nustamobbeneebbasta… Sì, ci può stare… 🙂
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Tu scrivi..noi leggiamo: picchiatelli tutti…ed allora TSO collettivo!! Che dici ce lo fanno un “trattamento” di riguardo?!?!?! Bentornato, Max, tu e la tua penna!!! 😉
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Ma certo che ce lo fanno! Stanza imbottita con wifi gratuito e ci lasciano tutti gli aggeggi: pc, smartcoso, tablet… tutto. Solo così nustamobbenemastamobboni. 😀
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Ti pensavo infatti. Perché è un po’ che non ci sentiamo. Neanche io sto scrivendo, e ho detto tutto. A volte leggo i blog, ma alcune cose mi disturbano a tal punto che anche queste letture si sono rarefatte. In compenso ho ripreso in mano una serie di libri che erano rimasti a prendere polvere accanto al letto. Tra tutti i racconti di alice munro. Ecco dopo averla letta mi rendo conto che ci vuole un coraggio speciale a riprendere a scrivere. Mi riferisci sempre e solo a me, ovvio. 😉
Felice di vederti di nuovo.
La cosa più bella è che hai vicino chi ti ama.
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Ci vuole pazienza. Un po’ di wu wei contro lo tsunami. E un po’ di pensiero positivo che aiuta a restare sul bordo del gorgo senza cascarci dentro. Hai tutti gli strumenti che ti servono, Eli, credimi. Ma uno di questi giorni ci aggiungiamo un’amatriciana. O un carciofo alla giudìa. Che sempre aiuta. 😉
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Non dicono che bisogna avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante, amico mio?
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Che bella questa immagine, Katia. Grazie. 🙂 Io non so se genero stelle danzanti, ma il caos di sicuro c’è. 😀
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Secondo me si.
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É certo che IO non sto bene!
Ma meglio me che non sto bene scrivendo, di chi oltre a star male non crea nulla, anzi…distrugge😱
Bacioni
Stefania
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Ma pensa che mi rendo conto solo ora di non averti risposto! E solo perché ho linkato questo post in un reply… Mi perdoni, Stefania? Anche perché la tua è una riflessione che sposo completamente, oltre che condividere… meglio dare sfogo alla creatività scrivendo, decisamente. E scusami per il ritardo.
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Ma tu non devi rispondere per forza e non devi nemmeno scusarti. Sono solo io, non una perfetta sconosciuta. Ci si capisce sempre quando ci si è un poco annusati.
Ti abbraccio
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