Ah, ecco.

– Perché mi ci crogiolo, nella sofferenza, è come se stessi quasi lì a goderne, una specie di perverso piacere. Come discendere lungo le spirali di un gorgo, e restare sempre più prigionieri ma al tempo stesso voler discendere ancor più giù. Come rinchiudersi un un pertugio sempre più stretto e soffocante ma al tempo stesso desiderare che sia ancor più piccolo e aderente, e per l’appunto apprezzarne le microscopiche dimensioni. Come essere soli e soffrirne, della solitudine, ma al tempo stesso non solo non desiderare l’altrui compagnia, ma anzi proprio rifuggirla. – Disse, con aria mesta.

– La voluttà del dolore. – Fu la laconica risposta.

Ecco. Quando si dice il dono della sintesi.

29 pensieri su “Ah, ecco.

            1. Wish aka Max Autore articolo

              E non è che c’è tanto da capire, hai detto “non hai idea di cosa posso fare se mi applico”, e mi è venuto in mente quando i professori dicevano a mia madre quella frase, potrebbe fare tanto ma non si applica… e quindi sottintendevo che non ti applichi.. non è proprio una battuta da zelig, insomma… 😀

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            2. ammennicolidipensiero

              eco, vedi, te l’ho detto che non mi applico, non ci voleva molto a capire che ero io e non mia madre il soggetto della comunicazione… ero già lì che stavo cercando di capire se c’entrasse qualcosa l’ereditarietà dei caratteri, figurati te! (ma questa è anche deformazione professionale, eh)

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  1. elinepal

    Non è che ci di accomoda nel dolore, è che in questi caso c’è bisogno di una grande energia per darsi lo slancio necessario per uscire dal buco. La pratica per trovare questa energia è personale. La mia è la meditazione….

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  2. Katia

    Ho sempre pensato che quando arrivi giù e tocchi il fondo, poi se ti capovolgi e guardi verso l’alto, allora vedi cose che gli altri, al livello zero, non vedono. E’ lo stesso principio di quello che si può vedere dalla vetta. La differenza è che da in basso non si cade e talvolta è rassicurante. Non so se c’entra, ma. Ti penso sempre, anche se non ci sono mai.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Eh magari, caro mio… se fosse così semplice sarebbe anche facile e non ci sarebbe malessere… il dolore si trasforma in piacere e bon. Qui la faccenda è complicata, perché se da una parte c’è un perverso piacere, dall’altra c’è un rifiuto totale del dolore, la voglia di liberarsene, ma senza riuscirci, rimanendo avviluppato in una ragnatela di negatività… un bel casino, se vogliamo proprio tentare una sintesi 😉

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