Di comunicazioni fuorvianti e di flame inutili

incolparePiù di sei mesi fa la mia cara amica verba scrisse un post intitolato “Tutti dottori”, che per una di quelle strane cose che a volte succedono nel web, è diventato virale e ha generato decine di migliaia di hit sul suo blog. Il succo del post era che se qualcuno che ha studiato, o ha competenze in un certo campo, fa una certa affermazione, di norma questa affermazione ha un grado di affidabilità maggiore rispetto ad affermazioni contrarie fatte da persone che conoscono la materia solo superficialmente.

Cito questo post perché di recente è girata una petizione su Internet con la quale si chiedeva di non concedere il patteggiamento all’uomo che, ubriaco, e alla guida di un’auto rubata, aveva ucciso una bimba in un incidente stradale. La petizione continuava dicendo che dopo soli 4 mesi di carcere all’omicida erano stati concessi gli arresti domiciliari.

Ora ci sono un paio di considerazioni che vorrei fare. La prima è che formulare una comunicazione in questo modo è completamente fuorviante. I 4 mesi di detenzione infatti non fanno parte della pena, ancora da stabilire, ma della carcerazione preventiva cui è stato sottoposto l’uomo. Carcerazione preventiva che continua, mediante gli arresti domiciliari, su decisione del giudice. Un altro mio caro amico, redpoz, ha spiegato con dovizia di particolari in questo post tutte le ragioni giuridiche per cui questo omicidio si configura come colposo, come la legge preveda la possibilità di patteggiare, e come solo chi ha titolo a decidere, cioè il giudice, è in grado di prendere una decisione.

Su questa vicenda ci sono stati più post, uno molto toccante di un altro caro amico, intesomale, che ha dichiarato in sintesi che pur solidarizzando con la madre della vittima sul piano personale, e pur dichiarandosi incapace di frenare il proprio singolo istinto omicida nel caso fosse stato lui il diretto interessato, si dichiarava contrario alla logica del branco, e della “vendetta collettiva”, quale si configurava tra le righe quella richiesta di petizione.

Curiosamente le argomentazioni di intesomale e quelle di redpoz, partendo le une da un piano meramente emotivo e sociologico, le altre da un piano tecnico giuridico, coincidono nelle conclusioni, vale a dire: quella petizione è sbagliata. E’ sbagliato chiedere vendetta collettiva sul piano sociologico, è sbagliato tentare di influenzare un giudice sul piano giuridico.

E’ stato invece interessante seguire un filone parallelo che si è aperto, sul sistema giustizia, che è culminato in un post di TADS, sulla pena di morte e in generale sul sistema giustizia.

Ma torniamo alle modalità di comunicare, e all’incipit che riguarda verba. Noto, con orrore, che sempre più spesso la stragrande maggioranza delle persone non approfondisce le notizie, non si cura di capire il perché e il percome, non si interessa di andare oltre l’apparenza. Quel che succede è che questa stragrande maggioranza si fa trascinare dall’emotività e dal messaggio (come detto fuorviante). Perché insisto sul concetto di fuorviante? Perché mentre da una parte si chiede di non concedere il patteggiamento, dall’altra surrettiziamente si introduce il tema della carcerazione preventiva, senza parlare esplicitamente del fatto che non è una pena detentiva, e si lascia quasi intendere che il reo se la caverebbe con 4 mesi di carcere. Ovvio che l’emotività salga, ovvio che si puntino migliaia di dita contro il ladro ubriaco che uccide una bimba.

Ora un dibattito serio potrebbe esser impostato andando a studiare la giurisprudenza che classifica gli omicidi per incidente stradale come colposi, e affidandosi a tecnici o a studi personali esprimere un’opinione che abbia un senso. Che il sistema giustizia sia migliorabile è opinione condivisibile, abbiamo molti esempi di malfunzionamenti a tutti i livelli, primo tra tutti l’eccessiva lunghezza dei processi, specialmente per le cause civili.

Ma come dicevo in un mio commento, non ricordo più in quale blog, io non credo nella democrazia diretta. Non credo nell’interpellare la rete per sapere se sia giusto utilizzare o meno l’energia nucleare. Non credo neanche che questo debba essere deciso usando lo strumento referendario. Io credo fermamente nella democrazia rappresentativa. Credo nell’elezione di persone che si avvalgano di tecnici competenti ed esperti che sappiano dare gli indirizzi strategici di politica del paese.

Io non sono cieco, vedo quale scempio sia stato fatto di questo povero paese. E continuo a chiedermi come poter uscire da questa situazione. Sono fermamente convinto che la strada non sia quella della democrazia diretta. Credo che dovremmo rifondare la classe politica. E rifondare questo paese. Ricostruendo la fiducia nelle istituzioni e il senso della comunità, il rispetto basico per i diritti degli altri, il concetto che la propria libertà finisce dove inizia quella altrui. Il senso dello Stato, in altre parole. Distrutto da troppi anni di malgoverno, e di troppi inviti a considerare solo ed esclusivamente il proprio orticello.

In buona sostanza, un buon primo passo per tutti potrebbe essere quello di informarsi bene. Di andare alla radice dei problemi. Di verificare le fonti. Di non accontentarsi di puntare il dito sull’onda dell’emotività, ma di fermarsi un attimo e pensare: “ma siamo sicuri che sia tutto qui?”

Einstein diceva una cosa meravigliosa: “everything should be made as simple as possibile, but not simpler”. Letteralmente vuol dire che tutto dovrebbe essere descritto nel modo più semplice possibile, ma non più semplicemente di così. Il significato è che determinate complessità non possono essere semplificate più di tanto. Se non è tutto bianco o tutto nero, ma è parte bianco e parte nero, non si può semplificare dando risalto solo alla parte bianca o alla parte nera, trascurando il resto.

E così forse si risparmierebbe anche qualche flame inutile.

PS: ringrazio di cuore tutte le persone che mi hanno scritto chiedendomi se va tutto bene. E’ un periodo in cui non ho molto tempo a disposizione, e in cui il morale non è proprio al massimo. Ma sono qui, alive and kicking.

46 pensieri su “Di comunicazioni fuorvianti e di flame inutili

  1. Alessandra Minello

    Tutti parlano di tutto. L’informazione è facilmente manipolabile. Si inneggia “alla pena di morte” con troppa facilità. Questi sono solo alcuni dei “mali” che vedo dilagare negli ultimi anni.. Sono totalmente d’accordo con te, non credo alla democrazia diretta, si rischia di dare troppa retta a chi ragiona solo con l’istinto e a chi non si sa informare.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Esattamente. Ed è singolare che si sia arrivati a questo proprio nel momento in cui viviamo nel cosiddetto “villaggio globale”, dove per la generazione Y informarsi dovrebbe essere, anzi E’, facilissimo, dove le fonti autorevoli possono essere trovate e confrontate.
      Paradossalmente, la messe enorme di informazione che abbiamo a disposizione ci rende quasi incapaci di discernere il grano dal loglio. Mala tempora currunt, ahimé.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ho citato Einstein non per caso, pensa caro pani che uno dei canoni utilizzati per verificare se una teoria valga la pena di essere approfondita (mi riferisco ai temi di ricerca della fisica attuale che cercano una teoria unificante che risolva tutte le piccole contraddizioni tra relatività generale e meccanica quantistica) è la sua “bellezza”. Dove per bellezza si intende una teoria che sia non inutilmente complessa. Che risponda alle domande fondamentali. Che sia as simple as possible but not simpler. Perché, cazzarola, sempre di particelle sub-atomiche stiamo parlando. E le particelle sub-atomiche non sono semplici.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Nah, è solo lo sconvolgimento ormonale. Voi gravide non capite più niente in un certo periodo… 😀
      Non sono d’accordo sull’inutilità. La denuncia della stupidità non è MAI inutile. 🙂

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  2. Roberto Emanuelli (Erre)

    Un post impeccabile e scritto davvero bene. Ma non credo servirà a molto, amico mio. Certi “approcci” credo siano legati in modo indissolubile alla mentalità, alla “cultura”, e all’onestà intellettuale; tre aspetti piuttosto radicati negli individui adulti. Ma sono felice di leggere parole come le tue, frutto di menti stimolanti e persone belle dentro. [sempre a tre parmi, eh! :P]

    P.s. sul post dell’altro caro amico, inteso, non c’è bisogno che io spenda ulteriori parole di apprezzamento…

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ma io non scrivo pensando che serva a qualcosa. Se le mie riflessioni serviranno da stimolo a qualcuno, tanto meglio. Altrimenti fungerà da sfogo momentaneo, che comunque aiuta. Non c’è niente come lo scrivere, che calma e aiuta a placare i bassi istinti. E parlare di massimi sistemi, come sai, è una delle cose che preferisco. Oltre a parlare delle parole che rimano in -no. Ma quello attiene ai nostri incontri a base di amatriciana e poesia… 😉

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  3. koredititti

    “Non credo nell’interpellare la rete per sapere se sia giusto utilizzare o meno l’energia nucleare. Non credo neanche che questo debba essere deciso usando lo strumento referendario. Io credo fermamente nella democrazia rappresentativa. Credo nell’elezione di persone che si avvalgano di tecnici competenti ed esperti che sappiano dare gli indirizzi strategici di politica del paese” CREDO FERMAMENTE in ciò che dici, da sempre , tanto che a suo tempo , circa 27 anni fa non andai a votare a quel referendum. Inorridisco quando vedo certe interpellanze sui social network. Vivere in questo modo così superficiale e ululante non è il mio stile e non mi piace. Nel gruppo politico mancano le persone, mancano i cervelli, soprattutto mancano gli IDEALI.
    Buona notte…

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Io credo che gli ideali più che mancare siano stati sopiti sotto quintali di tecnologia, di consumismo, di vita evoluta. La maledetta/benedetta piramide di Maslow, sempre lei…
      E il sistema è diventato talmente “traballante” sul piano della progettualità per i giovani, che è difficile davvero pensare che ci possa essere motivazione.
      Ma come dico, da qualche parte si deve pur cominciare. E allora cominciamo a informarci. Per bene. Così magari la piantiamo di parlare di scie chimiche e iniziamo a parlare di come ridurre l’evasione, che so.

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  4. Ma Bohème

    Concordo in pieno con la tua analisi.
    Ho letto il post di Tads, interessante come sempre, ho commentato esprimendo la mia perplessità sulle reazioni “di pancia” che sono anche comprensibili di primo acchito perché conseguenza di un lassismo generale da parte di chi dovrebbe (o avrebbe dovuto) guidare meglio la macchina Italia. Ma non le giustifico oltre una prima fase emotiva.
    La logica della piazza, di cui ritengo il web sia una metafora, non ha mai risolto nulla. Semmai in negativo dando autorità a chi le da l’illusione di essere autonoma.
    Credo nella necessità di un cambiamento radicale in tutti gli ambiti, dalla politica alla giustizia, ma sono convinta della sua efficacia solo se effettuata all’interno delle istituzioni. Lì c’è spazio per tutti coloro che desiderano contribuire, dalla base a livelli più alti. La critica sterile, di pancia e non costruttiva, non serve a nulla se non a un ego schiavo di se stesso. Siamo liberi nella misura in cui partecipiamo razionalmente.
    Ti leggo sempre volentieri. E non importa la quantità dei post, conta la qualità.
    Primula

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Eh sì. La parola chiave è “radicale”, il cambiamento dico. Perché se non lo facciamo ora, presto sarà troppo tardi per farlo, e ci troveremo incanalati in un declino inarrestabile. Peraltro questo coinvolge l’intero modello occidentale, vorrei scrivere da tempo un post sull’approccio sistemico ai problemi, che dimostra come le leggi economiche e i modelli che sono stati realizzati sinora siano troppo approssimati e non in grado di prevedere cosa possa succedere in una situazione come quella odierna. Senza contare il piccolo particolare che un modello economico che misuri la salute di un paese sulla crescita del suo PIL che pertanto dovrebbe essere infinita, ma calato in un mondo dove le risorse sono finite per definizione, è abbastanza un controsenso…
      Ti ringrazio delle belle parole che hai speso per me. 🙂

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  5. ludmillarte

    il tuo orrore è il mio, come anche il buon primo passo. noto molto tristemente però, anche solo considerando wp, che c’è chi si pronuncia su un post dicendo di aver letto solo le prime righe, figuriamoci l’essersi informati approfonditamente su una certa vicenda. il tuo titolo quindi esprime già parecchio, ma non basta neanche tutto il post e tanto altro ancora per chi ha deciso a priori di essere assolutamente okay mentre gli altri (che non la pensano allo stesso modo) meritano di essere considerati non okay e branco e ipocriti e insensibili e sostenitori del colpevole ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. (ascoltassero o leggessero con attenzione il pensiero altrui e fossero in grado di etichettare obiettivamente sè stessi almeno una volta anziché proiettare sugli altri. problema non da poco…). la verità in tasca non ce l’ha nessuno, secondo me. serve umiltà, apertura, disponibilità all’ascolto ed al confronto, onestà intellettuale, … con la superbia e la convinzione che solo il proprio pensiero sia quello vincente non si arriva da nessuna parte se non allo sfascio.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Questa è una parte molto importante del problema cui facevo riferimento a proposito del senso dello Stato. Perché dal mio punto di vista senso dello Stato è innanzitutto rispetto dell’altro. Rispetto inteso innanzitutto come capacità di ascolto, e di interlocuzione non preconcetta. Poi è evidente che ciascuno ha le proprie idee ed è giusto difenderle. Ma difendere un’idea significa argomentare efficacemente, e soprattutto come dicevo ascoltare le argomentazioni altrui contrastandole con efficacia. Spesso, parlando di politica o di religione, si arriva a punti di inconciliabilità che rendono inutile il prosieguo della discussione, ma anche lì, si può serenamente prendere atto del fatto che non ci si trova d’accordo senza farne un dramma a tutti i costi.

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  6. ili6

    Intanto lieta di rileggerti. I periodacci esistono, lo sappiamo bene un po’ tutti, ma pian piano passano.Quindi avanti tutta! 🙂

    Su alcuni degli argomenti che citi ho espresso il mio parere. L’ho espresso da lettrice. Sono qui,nella blogsfera, leggo ciò che si pubblica e che si desidera venga letto e commentato, penso, rifletto, approfondisco come posso farlo. Leggo anche i pensieri altrui,scopro altre angolazioni di vedute, entro in discussione con me stessa, in dubbio, mi accosto, mi allontano, mi confronto, mi esprimo. Fermi restando i modi dell’ esprimersi, riguardosi della civile convivenza, appoggio fermamente la libertà di pensiero e ritengo che sia la vera ricchezza di questo potente mezzo di comunicazione che abbiamo e che si chiama web. Aborrisco invece gli assiomi che provengono da chi non ha qualifica in merito ad argomenti che possono mettere i lettori sprovveduti in situazioni di pericolo ( una dieta anticancro, un beverone dimagrante, una crema casalinga antirughe, ecc…)
    Esprimere invece un pensiero, che può anche nascere d’istinto, di pancia o può essere frutto di attenta riflessione, di esperienza, di cultura, di studio,di personalità propria, su argomenti di ordine generale o su esperienze personali che chi li scrive ha voluto far conoscere agli altri per condividerli e metterli in discussione, è cosa diversa. Il mio pensiero può essere gradito o sgradevole, può essere considerato giusto o sbagliato.Piuttosto è da considerare se chi scrive, chi propone argomento e discussione, sia pronto ad assorbire anche eventuali pareri negativi. Di solito non lo è ed ecco esplodere i flame che, in mille varianti, si propongono e rimbalzano qua e là, inutilmente e fastidiosamente per mesi e mesi.
    Ma stringiamo il discorso.
    I referendum esistono da tanto tempo, idem i sondaggi d’opinione e le petizioni, anche se spesso lasciano il tempo che trovano.La democrazia rappresentativa, al punto in cui siamo arrivati in Italia, s’è persa per strada. Auspicabilissimo che torni, naturalmente.

    Continuando a stringere…non ho firmato quella petizione, di solito firmo petizioni legate a situazioni ambientali e per la protezione degli animali. Questa non l’ho firmata perchè non mi sento competente nelle materie giuridiche, ma, pur senza alcuna competenza in merito, condanno un soggetto (qualsiasi) che ruba un’auto, che guida senza patente, che si droga, si ubriaca e si mette al volante. Nessuna imprevedibilità o casualità nella morte di un pedone che si trova sfortunatamente sulla sua strada. Non mi servono le norme giuridiche, non mi serve studiare il caso, informarmi meglio e di più per sapere cosa può esserci dietro. Per me non esiste giustificazione alcuna e, potrei anche sconvolgere altri lettori, ma penso che 10 anni di galera una vera Giustizia a soggetti del genere dovrebbe garantirli.
    E’ un mio pensiero e desidero sentirmi ancora libera di poterlo esprimere.

    Un caro saluto,
    Marirò

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ne abbiamo già parlato, Marirò, a me piace tanto la tua pacatezza. E mi piace il rispetto delle idee altrui. Se avrai la bontà di leggere la mia risposta a lud ne parlo diffusamente lì. E quel rispetto di cui parlo tu, come molti altri, lo esprimi sempre, fornendo la tua opinione in modo pacato.
      Sul tema specifico tendo a pensarla come redpoz nel post che ho citato. Red è avvocato e ha un background di studi fresco fresco, con una visione da tecnico che è molto acuta. Il suo punto è che se un sistema penale deve avere una valenza riabilitativa, un omicidio colposo, cioè commesso non intenzionalmente, deve avere una pena commisurata per potersi riabilitare a fronte di un errore commesso. Non ho competenze sufficienti per poter affermare se si possano identificare aggravanti, che sono di tutta evidenza nel caso in specie, perché se rubo un’auto e la guido ubriaco è evidente che non la sto proprio facendo “giusta”. Diciamo però che cose analoghe succedevano ai tempi delle stragi del sabato sera, e non ricordo tutto questo furor di popolo.
      Concludo con una “chicca” relativa ad una leggenda metropolitana, che ho scoperto oggi per la mia mania di verificare le fonti prima di scrivere. Avrei voluto scriverti “non sono d’accordo con te ma darei la vita per farti esprimere la tua opinione” facendo riferimento a Voltaire, cui è attribuita questa frase. Ebbene, verificando per scrupolo, ché la memoria non mi assiste più come qualche lustro fa, ho scoperto che Voltaire quella frase non l’ha mai scritta, ma gli è stata attribuita per una complicata vicenda legata ad una scrittrice che pubblicò un libro su di lui. Ecco, la verifica delle fonti. Una cosa che bisognerebbe fare più spesso. Ti ringrazio del bentornato, e ti ringrazio del commento perché è sempre un piacere leggerti e confrontarsi con te. 🙂

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      1. ili6

        Massimo rispetto verso chi ha, su determinati argomenti, qualifiche per discutere in modo specifico e particolareggiato. Nonostante ciò può restare un margine di opinione diversa su ciò che può essere discutibile (non tutto è discutibile per i non addetti ai lavori: non potrò mai discutere con un medico sul tipo migliore di anestesia) e poterla esprimere senza timore di essere attaccati, derisi, classificati, con tutte le antipatiche conseguenze che poi scattano, dagli schieramenti ai dispettucci ai musi lunghi, credo sia bella cosa. Perchè il confronto, la discussione, ora esagero, la diatriba ben condotta, con argomentare pacato, con la giusta informazione che ognuno di noi può avere, con l’umiltà necessaria ma mai servile, è il motore della dialettica ed è ciò che può essere occasione di crescita e sviluppo ulteriore della comprensione, oltre alla lettura di buone pubblicazioni di chi ha competenza e bontà da offrirci.

        Non ricordi il furor di popolo delle stragi del sabato sera perchè non c’era ancora il boom dei social network.
        La frase di Hall o di Voltaire comunica di suo. Se l’attribuisco a Voltaire vuol dire che non sono bene informata, che non ho verificato le fonti, vero, ma il significante della frase resta intero.
        Ciao, alla prossima.

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Il tuo punto è molto ben posto. Credo però che spesso ci siano eccessi di suscettibilità un po’ dappertutto. Il mezzo (blog) è privo di tutta una serie di elementi con cui siamo abituati a confrontarci nelle discussioni “de visu”. La gestualità, il tono della voce, il volume della voce, l’espressione del viso, e via discorrendo. La sola parola scritta, anche quando è arricchita da “emoticons”, le faccine che aggiungiamo per magari sottolineare che stiamo scherzando, non sempre compensano. E di nuovo è davvero importante essere pacati, perché oggi in rete c’è un intero universo, di persone che magari con la rete e con il mezzo hanno scarsa familiarità, e magari una critica, forse proveniente da una certa irruenza nel manifestarsi, porta a pensare che si sia discriminati. O derisi. O insultati. Quando magari invece non ci si è semplicemente capiti. Bada bene, non dico che non accada l’insulto. Dico però che spesso, molto spesso si finisce per non comprendersi.

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          1. ili6

            Pienamente d’accordo :dietro questo schermo di plastica ci siamo persone. Ognuno con le nostre bellezze e doti e anche con difetti, insicurezze e irruenze e sensibilità varie. L’incomprensione è sempre dietro l’angolo.
            Questo tipo di comunicazione, arricchente e bellissimo sotto molti aspetti, in fondo è nuovo e anche qui bisogna disporsi al meglio per l’ottimale comprensione.
            Ciao, sereno week end.

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  7. ellagadda

    La prendo più da lontano e parto da un ricordo. Qualche anno fa, quando facebook non esisteva neanche negli Stati Uniti, la signora Parietti Alba iniziava a frequentare il salotto di Vespa Bruno, dando la sua non richiesta opinione su questioni delle quali poco capiva e con le quali poco aveva a che fare. Ricordo dei commenti dei miei genitori, di quelli “grandi“, perché io ero “piccola“ e capivo meno della Parietti Alba, ricordo i loro commenti che dicevano “ma questa qui, ma che ne sa lei, ma dove sono i politici, dove sono gli esperti“.
    Adesso siamo tutti un po‘ come Alba Parietti, che dobbiamo parlare, dire la nostra. Ce ne fosse uno che dica “oh, sta cosa non la so, però m‘interessa e ASCOLTO“.
    O leggo, o m‘informo, o chiedo…
    Insomma, io da Bruno Vespa non ci voglio andare, men che meno da Barbara d‘Urso.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Non vuoi andare da “Barbarona”? 😀 appartieni a una specie rara allora… E sono contento di saperlo! 🙂 Pensa che originariamente il titolo del post era qualcosa tipo “aprire la bocca e dargli fiato”…
      E però vedi, come scrivevo a Marirò commentando il suo intervento, io credo che qualunque opinione sia meritevole di ascolto, ma credo che sia necessario esprimerla con pacatezza e argomentando con serenità, altrimenti nascono per l’appunto dei flame che hanno poca ragion d’essere, visto che viviamo in un mondo, ed in un paese, dove ciascuno ha quotidianamente a che fare personalmente con flame di tutti i tipi… 🙂

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      1. ellagadda

        Uhm, non so quanto sia d‘accordo.
        È certo che ognuno di noi ha il diritto di dire la sua, foss‘anche il pensiero più balordo mai partorito.
        Ma, l‘opinione da esprimere, l‘abbiamo sempre?
        Poi ecco alla fine lo dici anche tu: essere pacati, riflettere prima di far prendere aria alla bocca, secondo me una persona che “ci pensa“ difficilmente si farà prendere dalla tentazione di parlare a vanvera.
        Tolto il web, la televisione è stata la prima a cedere alla diabolica tentazione di attirare la morbosità del pubblico, proprio facendogli credere che, anche quando non si hanno le competente o le informazioni, comunque ci si può esprimere con autorità.
        Un caso eclatante è stato quello sulla sperimentazione sugli animali, quante baggianate sono state dette? E, tra tutte le opinioni, quante erano di ricercatori?
        E anche lì, indici puntati e violenza.
        In questo senso dico che ogni tanto potremmo far valere il nostro diritto a non avere un’ opinione, che vale esattamente come quello ad esprimerla.

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  8. ammennicolidipensiero

    io, invece, sto dalla parte dell’anarchia 😀 (concetto splendido, purtroppo applicabile solo in società con un numero dispari di persone inferiore a tre).
    scherzi a parte. già detto quanto condivida la prima parte, già contestato tads in altra sede, letto ora il post di verba (e apprezzato), arrivo al punto democrazia: no, io sono dell’idea che una forma diversa dalla democrazia rappresentativa non abbia ragione per non essere sperimentato fino in fondo. il tuo discorso è lampante se parli di competenze, non se parli di bisogni. dammi del vetero, io sono ancora legato al concetto: a ognuno secondo il bisogno, da ognuno secondo le possibilità. la democrazia partecipata, l’amministrazione della res publica, viene dopo, e se – “e solo se”, direbbero i dottori in matematica 😀 – la condizione di partenza sia verificata. certo, questo significa consapevolezza dei limiti, significa che tutti dovrebbero avere rispetto del bene comune, legalità, etc etc etc, insomma: mille motivi per cui ovviamente, mi verrà obiettato, questo non può funzionare.
    bene, la mia risposta è molto pragmatica: in uno stato di 60 milioni di persone quale è l’italia non funziona, né mai funzionerà per come siamo biologicamente fatti, né l’una (diretta) né l’altra (rappresentativa). quindi, preferisco ragionare sull’applicabilità e funzionalità dell’una (o dell’altra) in piccoli contesti sociali, nei quali “ti sporchi le mani” non solo di parole. in questi, normalmente sperimento che l’una (rappresentativa) funziona per un meccanismo basilare: l’alzata di mano. la democrazia diventa dittatura della maggioranza, e la speranza può esser solo che questa sia illuminata (se ti va di culo), mentre la prassi è che un mandato di rappresentanza funziona e quello dopo no. e allora? allora perseguo e spero che, laddove possibile, si sperimenti e si metta in gioco l’altra: ché, se funziona, è quanto di più vicino io possa immaginare al concetto di “felicità sociale”. un esempio? è quello che raccontai in un vecchio post: http://ammennicolidipensiero.wordpress.com/2012/12/08/piccole-idee-di-verze-e-socialismo/
    perdona la logorrea, max, ché se ci scrivevo un post facevo prima. so che mevojbbene uguale. 😉

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Sai adp, potrei argomentare dicendo che siamo biologicamente fatti come quelli che un paio di millenni fa portarono la civiltà per il mondo, quelli che gettarono le basi del diritto così come ancora oggi lo conosciamo, in gran parte, non sul piano delle singole norme ma sull’impianto generale. Per cui mi prende male, pensando che non abbiamo soluzione perché siamo biologicamente incivili. La civiltà si insegna, ovvero laddove si sia dimenticata la si insegna di nuovo. Il tuo post dimostra che quando c’è fiducia le cose funzionano. Ed è da qui che si deve ripartire, io credo.
      Io tevojobbene apprescindere, adp, tranne quando ti metti a insidiare intesomale che mi promette eterno amore e poi ti dedica poesie ed aforismi… 😀 Saluta Lord M e Lady B… 🙂

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      1. ammennicolidipensiero

        considerali salutati 😉
        aspetta aspetta, però: io non ho detto che siamo “biologicamente incivili”. no, no, anzi. “per come siamo biologicamente fatti” intendevo dire per come sono strutturati i nostri modelli di interazione come animali sociali, che prevedono – secondo una teoria che sposo direi integralmente – una crescita collettiva non in condizioni di cooperazione totale, ma in condizioni nei quali la cooperazione sia alternata all’occorrenza di comportamenti che potremmo definire di “defezione”. se il ragionamento ti interessa, ti posso dare alcune indicazioni bibliografiche al riguardo. c’è molta teoria dei giochi, molta antropologia, molti studi di popolazione. un trituramento di gonadi assicurato, in pratica, per chi legge romanzi noir 😀 😀 😀 (oppure, un giorno o l’altro, copio i commenti con cui ti sto inondando ‘sta pagina e ci faccio un post)

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  9. diamanta

    Qualche post sull’argomento l’ho intravisto ma in una forma di pudicizia non li ho letti, perchè il problema me lo ero già posto (e risolto) quando una mattina mi son trovata la richiesta “della mia firma” a favore della petizione. Non firmai seppur capendo le motivazioni che spingevano la madre a fare tale richiesta…. giustizia e legge spesso non vanno a bracciatetto. Ma tutto questo mio discorso è comunque riassumibile in “son tutti froci con il culo degli altri” questo a significare che quando non siamo coinvolti in prima persona è tutto più semplice…..

    Concordo pienamente sul finale del tuo posti “andare alla fonte – informarsi” ma la rete mi ha fatto vedere che siamo un poppolo di italioti, prima dicevano prendendo tutto per vero “Lo hanno detto in tv” ora diciamo “Ho letto in rete”. Informarsi costa fatica e siamo un popolo pigro.

    PS: che piacere rileggerti

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Parliamoci chiaro, diamanta. Perdere un figlio è una cosa talmente orribile che non si riesce neanche a immaginare, ed era questo uno dei punti sollevati da intesomale. Ma una cosa è il caso personale, la rabbia e il dolore del singolo, la frustrazione e la disperazione derivanti da una tragedia. Altro è un sistema, un Paese, in cui sperabile te non si ricorda alla legge del taglione ma ad un insieme di regole che consentano di gestire la maggioranza dei casi. E a costo di sembrar trito e buonista, io credo che sia meglio un colpevole fuori che un innocente dentro.
      Grazie per le tue belle parole 🙂

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  10. unmateamargo

    Leggo e non posso che concordare, in particolare per quanto dici circa la “democrazia diretta” : era difficile già ai tempi delle città stato figuriamoci ora che ci sarebbe da tener conto dell’opinione di decine di milioni di cittadini. cittadini sempre più disinformati e a cui, fin troppo spesso, non interessa nemmeno informarsi, ma in compenso (sigh) fermamente convinti di “sapere tutto” su ogni e qualsiasi argomento.
    Ora intendiamoci bene esprimere la propria opinione è più che giusto, pretendere che sia la “corretta”, specie a fronte di una pressocchè totale ignoranza in materia no.
    Il web, ancora una volta purtroppo, ha contribuito a far dilagare la superficialità, ma non l’ha certo creata, semmai è il frutto di una società (questa) in cui la cultura dell’apparire e dell’omologazione viene incentivata in ogni modo possibile; una società dove il superfluo viene presentato come il “top dell’irrinunciabile”, una cultura del “io prima” figlia dell”usa e getta, del “5 minuti” di effimera fama, per cui “dai, faccio chiasso (sena riflettere, senza sapere, senza informarmi) tanto chi se ne frega, io nel frattempo sono stato/a “visibile”.
    La classepolitica va riformata?
    Senza alcun dubbio, ma se non partiamo dalla più profonda riforma del modo di essere, di pensare, di guardare agli altri ed alla vita sarà sempre solo una riforma effimera che porterà a ben poco.

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  11. laura

    Approfondire, documentarsi, informarsi seriamente costa fatica e tempo e veramente poche sono le persone disponibili ad impiegare entrambi per avere una visione completa delle situazioni. Si parla di “diritto” senza sapere bene cosa si intende, si parla di “trasparenza”, “violazione della privacy” e “e-democracy” in maniera abusata e talvolta anche il Legislatore (mah la maiuscola…) non si rende conto della portata pratica dei propri atti. Sono per principio contro le crociate mediatiche, l’indignazione diffusa ma qualunquista, i referendum anche sul tipo di latte da bere la mattina, ma questa è un’altra faccenda … e mi sa che sono andata OT, scusa :-/
    P.S. è bello che tu sia alive and kicking, try to kick more often anyway! 🙂

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Soprattutto non si ascolta chi ne sa di più. Il post di redpoz è esemplare per chiarezza espositiva. Certo non dura quattro righe. Ma ti spiega la rava e la fava di tutta la questione, mettendo anche l’accento su aspetti non meramente giuridici ma di opportunità, quali l’influenza sul giudice.
      Ora, ferma restando l’opinione personale relativamente alla adeguatezza della pena prevista per il reato, credo che volendo esprimere questo concetto lo si possa fare senza urlare e senza dire che non si sa cosa vuol dire avere un figlio. Basic human relationship, in a nutshell…
      I’m gonna try to kick more often, but I can’t promise I’m gonna be as present as I used to be… 🙂

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  12. solounoscoglio

    è come quando si va al mare, stanno tutti vicino alla riva ed in pochi si allontanano alla ricerca di qualcosa di nuovo da vedere. la superficialità è rassicurante, se si vuol scrutare il fondo del mare ci vogliono polmoni, oltre che fegato….

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  13. TADS

    ciao Max,

    mi auguro Alessandra Minnello non si riferisca al mio post, nel caso contrario la invito a rileggerlo e magari dirmi dove ha colto il mio “inneggiare” alla pena di morte. E’ sempre più diffusa l’abitudine di pontificare senza capire, dico in generale non a lei, la stragrande maggioranza delle persone vive in canoni prestampati, cosa ancor peggiore dei condizionamenti ideologici. Il mio è post filosofico, interpretarlo come un urlo da vicolo è da… lasciamo perdere

    Dunque,
    la democrazia diretta è la logica conseguenza della inettitudine di chi governa, una forte componente parlamentare è stata eletta con il “vaffanculismo”, io non caldeggio questo modo di fare politica. Credo sia importantissimo comunque cogliere i segnali che giungono dal territorio, non si diffonde benessere e qualità della vita arzigogolando direttrici teoriche finalizzate alla “costruzione” di una società. Non voglio essere gestito dalla ottimizzazione di una ipotesi elaborata solo su proiezioni, come cittadino voglio essere ASCOLTATO.

    La vita, il futuro di un popolo, quindi la sua stessa storia, non devono essere frutto di una programmazione, questo si chiama DITTATURA. L’albagia concettuale rigurgitata da chi, quasi sempre erroneamente, crede di dover appecorare una nazione per lustrarla, è la negazione della democrazia. Ogni tanto ci dimentichiamo di essere in un Stato che ha ripudiato da tre anni la sovranità popolare, proprio per seguire (in linea di massima) i criteri da te citati. Il confronto sulle possibili alternative è un NOSTRO DOVERE, sminuirlo a chiacchiericcio da pettinatrice, magari salendo abusivamente in cattedra mi sembra una cosa… diciamo anacronistica, oltre che miope.

    Ti ringrazio per avermi citato nel tuo post

    sempre con stima e rispetto

    TADS

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ciao TADS, ho la sensazione che a volte pensi troppo in termini autoreferenziali. L’affermazione di Alessandra è (cito testualmente) “Si inneggia “alla pena di morte” con troppa facilità”. Ti senti tirato in causa? Io francamente non vedo alcun nesso di causalità tra il tuo post e questo commento. E a parlare di altri che pontificano, spesso ci si imbroglia e si finisce per pontificare… Credo (francamente) che Alessandra neanche lo abbia letto, il tuo post. Credo che abbia fatto una considerazione sociologica facilmente condivisibile. Se ho capito bene anche tu vivi in una grande città, per quanto mi riguarda vivo a Roma, e non è infrequente sentire e cogliere brandelli di conversazioni che per l’appunto “inneggiano alla pena di morte con facilità”. E coloro che, di persona, ho sentito parlare e chiacchierare, sicuramente il tuo post non lo avevano letto.

      Ti faccio presente che il mio post non riguarda la forma di democrazia, che è citata solo nel quartultimo capoverso. Il senso del post è la profondità con la quale si affrontano certi temi. Il senso del post è che troppo spesso molte persone si fanno prendere dall’emotività leggendo solo poche parole che “fanno presa” sui sentimenti.

      Ma voglio seguirti nel ragionamento, seppur marginale, sotteso dal post, e voglio dirti che esistono democrazie rappresentative che preservano il diritto del cittadino di essere ascoltato. In USA se un deputato non risponde ai propri elettori, dai quali ha ricevuto un mandato, difficilmente viene rieletto. Questo nel peggiore dei casi è chiamato lobbysmo, per quanto mi riguarda è democrazia rappresentativa che tiene conto delle esigenze dei cittadini che vogliono essere ASCOLTATI, come dici tu. Senza alcuna DITTATURA, sempre come dici tu, a meno che non vogliamo dire che Obama sia un dittatore. Ma in questo caso penso che non sia utile andare avanti nella discussione. La programmazione cui mi riferisco è quella che hanno pianificato le persone che nell’immediato dopoguerra hanno scritto la nostra Costituzione. Non è dittatura, è visione strategica. Capacità di cogliere le potenzialità del Paese e collocarle all’interno di un quadro più ampio di politica estera. Quando parlo di rifondare la classe politica, ma ripeto non era questo il cuore del post, mi riferisco semplicemente al fatto che, come dici magistralmente (e chiedo perdono per la sintesi estrema, absit iniuria verbis), siamo stati “scippati” dalla casta. Punto. E questa casta va spazzata via. Ma, a mio modestissimo avviso, senza pretendere di pontificare, ma rivendicando il sacrosanto diritto di esprimere un’opinione, la democrazia diretta, quella che decide tutto per via referendaria, non è la strada giusta.
      Con altrettanta e immutata stima, e con grande rispetto per le tue opinioni.

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      1. TADS

        mi sfugge l’autoreferenzialità di cui mi accusi, hai citato un mio post sulla pena di morte e mi trovo di fronte il commento di AM, qualsiasi essere umano dotato di neuroni funzionanti si sarebbe sentito chiamato in causa, comunque, non importa, sarà un caso. Se non si riferisce a me il problema non si pone.

        esimio Max,
        tu continui a martellare col modello Americano, la democrazia da quelle parti è un concetto tutto da interpretare e comunque non sarebbe possibile adottarla in Italia, il perché credo di avertelo già detto giorni fa. In America esiste la democrazia capitalista, non quella rappresentativa, le leggi sono emendate dalle lobbie, come giustamente rilevi. Chi non rispetta il “contratto” con i cittadini viene sostituito ma non cambiano i lobbysti.

        la democrazia rappresentativa e la democrazia diretta sono la stessa cosa vista da punti diversi, i cittadini eleggono i deputati e chi deve governare, credo che da qui non ci si possa muovere, è l’assetto, l’equilibrio dei poteri a rendere uno stato democratico oppure una dittatura mascherata come quella attuale. Creare una super casta per eliminare la galassia di caste già esistenti non mi pare sia la soluzione migliore. Non è pensabile che possa ripetersi ciò che citi, mi riferisco al dopoguerra, oggi abbiamo esigenze diverse e prospettive diverse, un gruppo di “saggi” non potrebbe proporre niente di innovativo. Le potenzialità di un popolo semianalfabeta e allo sbando, possono essere capitalizzate solo attraverso un percorso lungimirante e strategico, oggi non è così. Abbiamo bisogno di mettere ordine tra i poteri istituzionali, di snellire la politica e di eleggere l’efficienza al posto degli interessi di bottega. La democrazia rappresentativa è quella in auge nella UE, un modello la cui efficacia è tutta da dimostrare, anzi, direi da inventare. Infatti l’europa è in mano ai potentati economici,esattamente come in America. Una legge elettorale seria, un rifacimento totale dell’apparato giustizia, la tumulazione di sprechi, l’eliminazione dell’ordine dei giornalisti e delle varie caste, una regolamentazione dei mandati politici e, soprattutto, programmi elettorali vincolanti, questo ci serve, poi ovviamente rivedere step by step tutto il resto.

        Esistono due storture veramente dannose, la politica che nasce nelle piazze e la politica che nasce nei salotti. I primi impugnano i forconi, i secondi tentano di impugnare i cervelli delle masse. Niente di tutto questo conduce alla libertà e alla democrazia reale.

        cordialmente

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Sai TADS, spesso conta molto la modalità di esprimersi. Se io dico che sei autoreferenziale io penso di esprimere un’opinione, tu dici che io ti “accuso”. Io parlo di opinioni espresse da AM, tu parli di “esseri umani dotati di neuroni funzionanti che si sentono tirati in causa”. Se stessi parlando con mia figlia le direi che ha la coda di paglia, ma con te non mi permetto. E quindi ti dico che penso che tendi a sentirti un po’ troppo tirato in causa, e siccome mi piace l’italiano, traduco questo dicendoti che tendi a essere autoreferenziale. E questo, come dicevo nel commento precedente, si vede anche nel fatto che in un post che parla di flame non necessari, di necessità di approfondimento, e che a titolo di esempio cita la mia opinione sulla democrazia diretta come una “non soluzione”, tu imposti un intero commento su questo.

          Ma detto ciò, come affermavo precedentemente voglio seguirti nel ragionamento, perché sono sempre interessato a opinioni differenti dalla mia, e mi piace ragionare e andare al cuore dei problemi. Io non credo che democrazia rappresentativa e democrazia diretta siano la stessa cosa. La democrazia diretta è quella svizzera, dove si decide tutto per il tramite di referenda istituiti ad hoc. La democrazia rappresentativa prevede un insieme di persone elette dal popolo che governino.

          Siamo molto d’accordo sul fatto che siamo stati privati della rappresentatività. La legge elettorale attualmente in vigore prevede che le persone non siano elette ma nominate, neanche fossimo al Grande Fratello. E nominate da chi tira i fili delle rappresentanze politiche, dei partiti o come li vogliamo chiamare. Partiti che ricevono cospicui finanziamenti pre e post elettorali, e che non hanno oramai più quasi alcuna radice o collegamento con il territorio. Serve una riforma elettorale? Certo. Serve una riforma della giustizia? Certo. Serve una riduzione degli sprechi? Certo. Serve l’eliminazione delle corporazioni (non c’è solo l’ordine dei giornalisti, ce ne sono tante di corporazioni che è financo difficile enumerarle)? Certo.
          Il mio problema, e il mio quesito, al quale né tu, né alcun altro (e credimi che questo quesito non mi limito a scriverlo nel blog) ad oggi riesce a dare una risposta, è COME. Non mi pare che ci sia alcuna traccia di come arrivare a queste indispensabili riforme, nella tua risposta. Scagliarsi contro i radical-chic e la loro politica da salotto, o contro il populismo dei forconi è talmente feisbucchiano oramai che è quasi antico. Io cerco una via. La cerco, e mi interrogo, non ho risposte ma solo domande. Se hai risposte, dammele. Se devi dirmi che io martello con il sistema americano, allora guardi il dito e non la luna. E non offenderti, TADS. Rileggi quel che ho detto a proposito del COME. Tu mi fai un elenco di tutto quel che non va. Ti dico più di quel che ho detto prima. Sono d’accordo. Tutto quel che TU DICI che non va è esattamente TUTTO QUELLO che non va (estremizzo per semplificare). Ok. Siamo d’accordo su questo. COME ne usciamo? Io francamente non lo so. Se tu hai un’idea, che non passi per il facile populismo grilliano della pseudo democrazia diretta, per favore palesala.
          Grazie.

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          1. TADS

            ci sono territori sui quali non riusciamo a comunicare, coda di paglia??? che significa Max??? parli di un mio post, leggo un commento che lo centra in pieno e che ne distorce il senso (sempre qualora fosse diretto a me) e tu mi parli di autoreferenzialità e coda di paglia???

            ti sei risposto in parte da solo, quando definisci “talmente feisbucchiano”… le carenze ovvie, legittimi grillo, lui ha vinto le politiche perché i salottieri hanno snobbato i concetti “feisbucchiani”, e sarà così fin quando si continuerà ad ignorare il popolo per disquisire su teoriche “società moderne” tra un pasticcino e un the verde.

            Un giorno o l’altro scriverò un post sugli USA, se ne avrai voglia lo leggerai e poi eventualmente ne riparleremo.

            la soluzione??? dai Max, lo sai che non abboccherei mai a certi ami, sono giorni che ti dico di non avere soluzioni in tasca, però ho le idee chiare sul concetto di democrazia, attingendo ai ricordi, ovviamente 😀

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            1. Wish aka Max Autore articolo

              E’ evidente che non ci capiamo. Se tu dici che quel commento si riferiva a te, non capisco perché non vai sul blog della diretta interessata a chiederne conto. Se lo fai qui, a casa mia, io rispondo dicendoti quel che penso. E penso esattamente alla coda di paglia. Tu dici che “centra in pieno” il tuo post? Io dico che il commento era riferito al cuore del mio, di post. Che parlava di superficialità. E che quindi, senza assolutamente far riferimento al tuo specifico post ma semplicemente facendo riferimento a ciò che IO ho detto nel MIO post, riferiva di una certa tendenza forcaiola che appare abbastanza evidente a tutti. Se tu ci leggi una critica o un semplice riferimento a te, a me pare che questa si chiami autoreferenzialità. E bada TADS. Io non ho detto che hai la coda di paglia. Ho detto che se parlassi con mia figlia, che ha 26 anni, le direi che ha la coda di paglia. E ho detto anche che con te non mi permetto, ma ti dico che sei autoreferenziale.
              Se poi mi dici dove io abbia legittimato grillo te ne sarò grato. Il senso del mio discorso è che grillo non solo non è legittimo, ma è quanto di peggio si possa immaginare come soluzione, ed è uno dei propugnatori di quella “pseudo democrazia diretta” che non credo rappresenti la soluzione.
              Prendo atto che anche tu hai dubbi e non certezze, e non hai soluzioni in tasca. Siamo in due. E io non lancio ami, caro TADS. Io di norma pongo domande. Se trovo qualcuno che risponde, mi confronto. Se trovo qualcuno che pensa che stia tendendo trappole, lascio stare. Queste cose non le facevo neanche trent’anni fa, figurati oggi…

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            2. TADS

              Max, sdrammatizziamo, ami simpatici, non siamo qui a creare destini, magari dovessimo farlo noi combineremmo, tra una litigata e l’altra, sicuramente qualcosa di buono.

              mi spiego meglio, io credo che negli ultimi decenni abbiamo toccato con mano e sulla nostra pelle un certo snobismo. Quello snobismo che ha sottovalutato la lega, berlusconi, di pietro e infine grillo. Gli intellettuali salottieri consideravano grillo una feisbuccata, la lega dei contadini innocui, berlusconi un Gabibbo (parole di de benedetti) e di pietro un ignorantone. E’ vero, grillo è l’unico, tra questi, venuto fuori dalla rete ma non cambia la sostanza. Quando gli intellettuali guardano con superficialità alle piazze, reali o virtuali, incasinano il paese

              io sono contro i forconi e sono contro la politica fatta nei salotti da amebe che continuano a ciucciare la tetta sinistra. Tu disprezzi (simpaticamente) il feisbucchismo e guardi all’America, Obama è stato il primo presidente eletto grazie ad un adeguato uso del web. Ogni volta che si ignora il sentore del popolo emergono fenomeni anomali.

              il populismo non è una fastidiosa zanzara eliminabile con uno zampirone, il populismo è un termometro reale, è una raccomandata che annuncia potenziali smottamenti politici. Il populismo non mi appartiene ma come osservatore non lo ignoro né lo sottovaluto

              comunque, amico caro, le risposte non le ha nessuno perché siamo attaccati al cordone ombelicale europeo, un vincolo condizionante, un tutor non sempre, direi mai, mosso da intenti benevoli nei confronti del popolo, abbiamo ceduto la sovranità popolare, il “gomblotto”, come lo chiami tu, architettato dalla merkel con sarkò e napolitano per far fuori berlusca, è stato svelato dall’ex braccio destro di Obama, NON da un accolito di arcore. A me di berlusca poco mi cale ma come cittadino Italiano la cosa mi preoccupa assai, un fatto gravissimo che si cerca di sminuire e far passare in cavalleria, scherziamo??? Ripeto per evitare fraintendimenti, a prescindere dal personaggio, siamo stati commissariati e lo siamo tuttora. E’ difficile parlare di democrazia in situazioni come queste, lo è ancor di più ipotizzare soluzioni, nessuno di noi è in grado di intuire il disegno finale di questa schiavizzazione continentale, Quando e chi avrà un potere contrattuale degno di nota in quel della UE???
              E’ un effetto domino che si perde all’orizzonte.

              è sempre un piacere dialogare con te

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            3. Wish aka Max Autore articolo

              I temi sono sempre molti, e rischiamo di debordare, ma cerco di risponderti brevemente e poi magari riprendiamo in un post dedicato ad alcuni punti specifici.
              Innanzitutto il populismo, mettiamoci d’accordo sul termine. Io intendo (cito da Treccani) quella “forma di prassi politica caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari”. Questo secondo me non è corretto perché si rischia di personalizzare la politica invece di guardare gli interessi generali. E’ successo con Berlusconi e sta succedendo con Renzi. E non mi piace affatto. Sono con te quando dici che è necessario tener conto degli umori della popolazione, ma esistono aree nelle quali non si può semplicemente delegare ad una consultazione popolare una decisione strategica. Un esempio per tutti: il nucleare. Oggi ci troviamo con centrali subito sopra il confine italiano, dalle quali dipendiamo per forniture energetiche e che in caso di incidente nucleare sarebbero foriere di effetti sul nostro territorio. Se avessimo implementato un piano SERIO costruendo qualche centrale oggi probabilmente non tremeremmo al pensiero che Putin possa chiudere i rubinetti Gazprom. Perché l’algerino basterebbe e avanzerebbe. La maggioranza del gas oggi è importata per alimentare centrali elettriche. Un piano energetico nazionale deve essere una cosa decisa da persone che sanno di cosa parlano, non dalla casalinga di Voghera, con tutto il rispetto per le sue opinioni. Dove sapere di cosa si parla significa avere piena coscienza della materia (energia in questo caso), una visione strategica, una capacità previsionale dei fabbisogni, e un’analisi accurata di tutte le alternative possibili, in modo da non creare al sistema paese colli di bottiglia evitabili.
              Sul commissariamento europeo sono abbastanza d’accordo, e ti dirò che mi spingo anche oltre. Il punto secondo me è che passata l’epoca dei blocchi contrapposti, durante la quale la nostra posizione geografica aveva un ruolo strategico, ora siamo visti alla stregua del Nord Africa. Un paese dove non esistono regole certe, dove investire è pericoloso, dove si rischia di impantanarsi in contenziosi giudiziari senza fine, e dove soprattutto il concetto di concorrenza è assolutamente “personalizzato”, grazie alla corruttela diffusa a tutti i livelli.
              E sono anche d’accordo sul fatto che io e te litigando litigando alla fine tireremmo fuori soluzioni di buon senso. O quanto meno avremmo l’accortezza di rivolgerci a persone competenti che siano in grado di individuare strategie.
              Il piacere è reciproco, TADS.

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            4. TADS

              bene, fai un’altra croce sul calendario, sottoscrivo ogni riga. Se non hai fretta credo che prossimamente pubblicherò un post su alcuni di questi aspetti, se poi vuoi farlo tu parteciperò volentieri al dibattito.
              La definizione della Treccani è inopinabile però credo che nel linguaggio comune il termine populista abbia acquisito significati allargati, come spesso avviene nel mondo politico

              mi ha fatto veramente piacere scoprire che la pensi come me sul nucleare.

              buona giornata Max

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  14. Needle in the hay

    Condivido pienamente questo post, ma allo stesso tempo capisco, e purtroppo conosco, il senso di impotenza e frustrazione che si prova di fronte a questo nostro sistema giudiziario troppo cavilloso e perverso e che porta persone “senza competenze sspecifiche” a trovare modi e mezzi discutibili per far sentire la loro voce…
    È davvero tutto molto grigio.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Esattamente. Tutto molto grigio. E quel che trovo francamente preoccupante è che invece di essere stimolati ad andare in profondità su determinate questioni, la maggioranza delle persone si limita ad avere un’idea generale leggendo tre righe, iniziando a sputare sentenze. E questo porta solo degrado, sicuramente non sviluppo.
      Ciao, signola maestla. 🙂

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