D’interiorità, di fisica moderna e di soprannaturale. Completo di premessa sui quaquaraquà

<Premessa_che_non_c’entra_col_post>
Purtroppo questo non è “un blog che affronta tematiche sociali“. Quindi non parlerò di “BDSM tarocco” nè del nesso di causalità tra sostanze chimiche e omosessualità, né di “Upskirt“, né di dimensione (chissà di cosa?) che conta o che non conta, tutti argomenti profondi e che ovviamente hanno un riflesso filosofico e socio-culturale importante, anzi fondamentale, e che DEVONO far parte di “un blog che affronta tematiche sociali“. Mi domando perché nei blog che “affrontano tematiche sociali” non si parli anche di scie chimiche o della piramide trovata su Marte, che mi sembrerebbero argomenti altrettanto profondi e filosoficamente ficcanti.

Per questo blog faccio fatica a trovare una definizione che vada oltre il titolo. Pensieri occasionali. Tutto qui. Potremmo discutere se un’opinione sulle misure del pistolino sia un pensiero. A me pare che la frase “pensare alle misure del bigolo” sia un ossimoro. Ma tant’è. Ognuno ha le sue fisse, e come sempre mi definisco il profeta del libero arbitrio.

A titolo di “excusatio non petita” mi corre l’obbligo di sottolineare anche io, come già fatto da altri, che questa premessa non si riferisce ad una persona singola, ma ad una categoria: quella che Sciascia definiva i “quaquaraquà”, che vengono dopo gli ommeni, i mezz’ommeni, gli ommenicchioli e i pigliainculo. Soprattutto dopo i pigliainculo. Perché per prenderlo in culo serve una certa dignità, della quale il quaquaraquà non dispone. Il che non significa che il quaquaraquà non lo prenda in culo, soltanto che lo faccia con meno dignità dei piglainculo. In rete è pieno di quaquaraquà, alcuni usano termini desueti come “blogosfera” riferendosi all’intero mondo della rete, il che è francamente patetico, considerando che siamo alle soglie di Internet 3.0. Per capirci, è un po’ come se qualcuno ancora pensasse che il Sole giri attorno alla Terra, o che l’intero Universo sia costituito dal solo Sistema Solare.
</Premessa_che_non_c’entra_col_post> (I quaquaraquà capiranno il riferimento ai tag? Mah!)

Questa immagine è nota come "I pilastri della creazione", è stata scattata dal telescopio Hubble. La trovo molto adatta all'argomento.

Questa immagine, nota come “I pilastri della creazione”, è stata scattata dal telescopio Hubble. La trovo molto adatta all’argomento.

La considerazione sull’Universo ci porta dritti al cuore del post, che prende spunto da un haiku di Ivano, che lui argutamente chiama I.Q. giocando con la pronuncia anglofona, e che solo per questo calembour meriterebbe la mia stima. Ma in realtà Ivano è persona profonda, almeno tale appare dai racconti che scrive, anzi da come scrive in generale. Ho parlato spesso in queste pagine di interiorità complesse. Ecco, a me pare che Ivano disponga di un’interiorità di quelle che io definisco complesse, per cui quando ha postato il suo haiku, ho commentato dicendo che mi sembrava che la sua invocazione al Padre, indicativa evidentemente di fede, cozzasse un po’ con l’idea che mi ero fatto di lui.

Ho ricevuto risposte sia da Ivano sia da Primula, entrambe interessanti e acute, e ho detto a entrambi che un commento non riusciva a sintetizzare il mio pensiero in modo appropriato, e che pertanto avrei scritto un post.

Avviso ai naviganti: sarà una roba lunga, e forse neanche semplicissima.

Parto da lontano, cioè dalla mia passione per la fisica moderna. Per intenderci, parlo della fisica post-Newtoniana, quella che nasce all’inizio del ‘900, con la teoria della relatività ristretta prima, e quella generale poi, da parte di Einstein, e successivamente con lo sviluppo della meccanica quantistica, scienza che studia i fenomeni che accadono nel mondo delle particelle sub-atomiche.

Mi appassiona questa materia, pur non potendomene definire un esperto, perché dimostra sperimentalmente come esista una discrasia tra quello che noi percepiamo e quello che succede “realmente“. E’ chiaro ed evidente che noi disponiamo di un apparato sensoriale estremamente sofisticato, che ci fa percepire la realtà fisica in un modo che difficilmente può essere messo in discussione tout-court. Ciò è talmente vero, che la fisica Newtoniana ancora oggi è usata per applicazioni pratiche delle quali usufruiamo tutti i giorni, come ad esempio la costruzione degli edifici nei quali viviamo. Al tempo stesso però, oggi, dopo l’avvento della meccanica quantistica, noi usiamo oggetti che si basano su effetti che noi non abbiamo modo di percepire e riscontrare con il nostro apparato sensoriale. Tutti noi usiamo un computer, o uno smartphone, o semplicemente un’automobile con una centralina che regola il flusso di carburante. Ecco, alla base di tutte queste cose c’è un fenomeno, che si chiama “effetto tunnel“. Questo fenomeno consente ad un elettrone, qualora si verifichino determinate condizioni all’interno di un pezzo di silicio, di “passare attraverso” una barriera di energia che teoricamente non potrebbe mai superare. Riportata nel macromondo, questa cosa corrisponde a qualcuno in grado di attraversare un muro di cemento armato.

Orbene, mentre noi ci troviamo seduti sul divano di casa nostra, abbiamo piena contezza del fatto che il pavimento su cui camminiamo è strutturato per reggere il nostro peso e quello dei mobili, e altresì piena contezza del fatto che se sovraccarichiamo il pavimento probabilmente si aprirebbe un buco (fisica Newtoniana). Se, mentre siamo su quel divano, prendiamo il nostro smartphone per rispondere ad un commento su wordpress, ecco, non abbiamo esattamente contezza del fatto che in quel momento ci sono milioni di miliardi di elettroni che stanno attraversando barriere di energia tanto invalicabili per loro quanto lo sarebbero per noi le mura della nostra casa. E altrettanto non riusciamo ad avere contezza del fatto che il tempo scorre differentemente se si viaggia a velocità comparabili con quella della luce. Sembra irreale e poco pratico? Ebbene non lo è. Nei nostri navigatori GPS è inserita una correzione che tiene conto del fatto che il tempo sui satelliti da cui arrivano i dati scorre differentemente, se quella correzione non fosse presente le nostre mappe “scivolerebbero” di circa dieci chilometri al giorno.

Potrei parlare anche dell’entanglement, che è una delle cose su cui Einstein si dannava l’anima, un effetto per cui due particelle legate restano legate anche se sono allontanate a distanze enormi. E come si verifica il legame? Semplice, stimolando una particella l’altra reagisce istantaneamente indipendentemente dalla distanza a cui si trova dalla prima. E perché Einstein si dannava l’anima? Perché esiste un assioma, rimasto inconfutato dall’evidenza sperimentale, secondo il quale è impossibile viaggiare a velocità superiori a quella della luce, pari a trecentomila chilometri al secondo, circa. Ebbene, se le particelle di cui parlavamo si trovano a un anno-luce di distanza (che è la distanza coperta dalla luce in un anno, quindi trecentomila chilometri moltiplicato il numero di secondi presenti in un anno, cioè circa trentuno milioni e mezzo, per un totale di quasi diecimila miliardi di chilometri), e continuano a reagire su base istantanea, questo potrebbe significare che esiste una trasmissione di informazione con una velocità ben superiore a quella della luce, visto che riesce in un istante a coprire la stessa distanza che la luce copre in un anno. Studi successivi hanno portato a un’altra ipotesi, assai più suggestiva e affascinante: esiste una realtà distribuita, in cui due particelle legate (entangled) costituiscono un unico pezzo di realtà anche se sono allontanate di decine di migliaia di miliardi di chilometri.

E allora? Cosa c’entra tutto questo con la religione? Non moltissimo, se preso così. Vi chiedo ancora un po’ di pazienza.

Esiste un’altra branca della scienza che utilizza un approccio mirato a superare il meccanicismo newtoniano. E’ l’approccio sistemico, che consiste nel considerare i sistemi non lineari come tali, nella loro complessità, senza tentare di semplificarli e linearizzarli. L’approccio meccanicistico non consente di studiare i sistemi non lineari, a causa di limiti intrinseci negli strumenti matematici utilizzati. Le equazioni differenziali, uno degli strumenti più sofisticati della matematica, riescono a modellare “solo” realtà moderatamente complesse. Attenzione, non sto banalizzando. Le equazioni di Maxwell sono ancora oggi usate per la realizzazione di antenne radiomobili, oltre che in mille altre applicazioni infinitamente più sofisticate. Ma se consideriamo la terra come un unico sistema, e consideriamo la frase di Lorenz, padre degli attrattori omonimi, “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?“, ecco che ci troviamo di fronte a complessità non affrontabili con la matematica usata nell’approccio meccanicistico. E qui inizia ad entrare in ballo l’approccio sistemico, che vede un sistema complesso come un insieme di parti ma, al contrario dell’approccio meccanicistico, non sostiene che riducendo il sistema complesso a parti elementari e studiando le singole parti si arriva a capire come funziona il tutto. E anzi, si concentra sul concetto di “proprietà emergenti”, definite come quelle proprietà che nascono, “emergono” per il fatto stesso che degli organismi più semplici si sono uniti per formare un organismo più complesso.

Questo approccio porta a dimostrare che, se noi riavvolgessimo il “film” della vita sulla Terra, non è affatto evidente che torneremmo all’uomo, per lo meno all’uomo che conosciamo. Questo aspetto è quello che trovo più intrigante dell’approccio sistemico, e penso che possa essere la base per rispondere (senza pretendere di avere la risposta) al cosiddetto “Paradosso di Fermi”. Fermi, sulla base di indagini statistiche assolutamente solide, calcolò che, considerando solo l’Universo conosciuto, esistono mille miliardi di miliardi (dieci elevato alla ventesima) di pianeti come la Terra. Vale a dire pianeti con una stella alla giusta distanza per avere il giusto calore, con un’atmosfera fatta di azoto idrogeno e ossigeno, eccetera eccetera eccetera. Insomma parliamo di mille miliardi di miliardi di pianeti dove, teoricamente, si sarebbe potuta sviluppare la vita come sulla terra. Ecco, il paradosso di Fermi, nella sua formulazione più semplice, recita: “Dove sono gli altri?” Se usiamo l’approccio sistemico possiamo immaginare che ci siano altre forme di vita che non siano affatto antropomorfe. Forme di vita sviluppatesi milioni di anni prima della nostra e oramai estinte, ovvero ad un livello di conoscenza tale rispetto a noi pari al nostro rispetto alle formiche. Se noi costruiamo un’autostrada, una colonia di formiche che si trova nelle vicinanze è in grado di comprenderne il significato?

Se siete arrivati sino a qui, complimenti. Qui inizio a parlare del mio rapporto con il sovrannaturale.

Innanzitutto, io credo sinceramente che la nostra spiritualità, così come i nostri sensi, così come la nostra intelligenza e la nostra capacità di astrazione e immaginazione, siano proprietà emergenti del nostro organismo. Per questo motivo, credo che non esista un’anima separata dal corpo, ma sono fermamente convinto che la nostra spiritualità sia per l’appunto legata indissolubilmente al nostro corpo.

Credo altresì che siamo, in fondo, acqua e carbonio. E in quanto acqua e carbonio, ancorché parte di un organismo autopoietico (e la pippa sull’autopoiesi ve la risparmio) rimarremo parte di questo universo. Forse in un’altra forma. Non mi riferisco alla reincarnazione. Mi riferisco al fatto che in altre parti di questo immenso Universo le particelle subatomiche che ci compongono potrebbero essere riaggregate in qualcos’altro. O forse potremmo vivere in un Multiverso, cioè in un sistema di infiniti Universi, e chissà in quale potremmo finire, e chissà attraverso quale incomprensibile canale di comunicazione tra l’uno e l’altro Universo. Ma. Ma cerchiamo di essere pragmatici. L’intera storia dell’uomo (dall’Homo Erectus intendo) rappresenta poco più di un battito di ciglia in questo Universo. La nostra vita è una minuscola, insignificante frazione di quel battito di ciglia.

E veniamo al punto, alle religioni e al soprannaturale. Per quanto attiene alle religioni, parlando delle tre religioni monoteiste sono tutte fondate su una serie di dogmi che prevedono una visione antropomorfa dell’Universo, il che, dal mio punto di vista, è sufficientemente dogmatico da meritare di essere rifiutato ab origine. Un poco diverse sono le religioni orientali, che si avvicinano maggiormente ad una visione filosofica che, curiosamente, ha dei punti di contatto impressionanti proprio con la fisica subatomica. Stati coscienziali superiori nei quali si raggiunge l’illuminazione buddista, altro non sono che la capacità di abbandonare la nostra percezione basata sui nostri sensi della realtà e avere una visione dell’Universo a tutto tondo, comprensiva quindi dei fenomeni quantistici e relativistici di cui si diceva.

In tutto questo, io non ho certezze, tranne quella della caducità della nostra esistenza, naturale visto che siamo organismi autopoietici imperfetti, e quindi nel tempo tendiamo a “degradare” sino a morire. Per quanto ho detto sopra, la morte del nostro corpo corrisponde alla fine della nostra spiritualità, legata indissolubilmente ai nostri neuroni che interagiscono col resto del nostro corpo. Ma l’acqua e il carbonio che ci compongono restano. E chissà dove andranno a finire. Io me lo domando tutti i giorni.

24 pensieri su “D’interiorità, di fisica moderna e di soprannaturale. Completo di premessa sui quaquaraquà

  1. ivano f

    Finalmente un nuovo post dei tuoi! 🙂 (Mai avrei immaginato di essere io a darti lo spunto per tornare a scrivere…)
    La premessa non la commento. Ti dico invece che su di me stai esagerando, rischio di vedermi arrivare gente con aspettative esagerate… 😉
    Meriti un applauso già solo per aver scritto tutta ‘sta roba in così poco tempo…
    Io sarò molto più sintetico. Le tue credenze per quanto riguarda la spiritualità… richiedono anch’esse un atto di fede, dopotutto, non sono dimostrabili; e le scoperte della fisica quantistica non mi sembra possano essere utilizzate per risolvere i dubbi circa l’esistenza di Dio. Mi dispiace sinceramente vedere che si rifiutano come assurde le teorie cristiane per abbracciare altre teorie non meno assurde, e certo altrettanto indimostrabili… (parlo dei Multiversi e simili…)
    Io nei miei ragionamenti parto dall’esistenza stessa dell’Universo, e ritengo razionalmente impossibile che possa essere frutto del caso, e ancor più impossibile che possa continuare a esistere nel tempo solo grazie al caso. E che solo grazie al caso esista l’uomo, che possiede questa spiritualità che lo distingue nettamente da tutto ciò che vive sulla Terra. Sì, credo sicuramente nell’antropocentrismo, per me davvero tutto ruota attorno alla Terra (cioè all’uomo). Detto questo, resta ancora da stabilire quale Dio sia quello “giusto”, e qui ammetto che probabilmente non avrei creduto in Jahvè, non avrei avuto abbastanza “prove”, per questo dico che la mia fede è un’ipotesi, la vera fede prescinde dalle “prove”. Ma la testimonianza oculare degli Apostoli mi dà questa prova, me la dà il loro martirio che non avrebbe avuto alcun senso se stessero sostendendo un’impostura: non difendevano un’idea inculcata loro da qualcun altro, loro avevano VISTO.
    Però, come ti ho già detto di là, non significa che non mi capitino momenti in cui ho l’impressione che stiamo in mezzo al vuoto più assoluto…

    Rileggendomi, forse i miei ragionamenti sono un po’ troppo lineari ma cosa vuoi farci, io sono così…
    Grazie per le (troppo) belle parole e grazie per l’impegno che hai messo in questo post così lungo e particolareggiato, è evidente che di questi argomenti sei appassionato (ok, lo sapevo già); non ho però capito se questa passione nasce dalla tua “sintonia” con le religioni orientali, o se invece è l’inverso.
    Saluti e ogni bene

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ecco, Ivano, è proprio quando mi dici “qual è il Dio giusto”, che mi vengono i brividi. In senso lato, intendiamoci. Voglio che sia assolutamente chiaro che io non voglio convincere nessuno di nulla, e che questo per me è un confronto di idee dove ciascuno dice la propria opinione. Dicevo che mi vengono i brividi, intendendo con questo che è una delle cose che contesto maggiormente. Perché questo rappresenta il confine tra il soprannaturale, qualunque nome noi si voglia dargli, e la rappresentazione che di questo soprannaturale è data dalle varie religioni. La mia opinione è che ciascuna religione indichi delle regole che attengono al vivere civile, più che al soprannaturale. Addirittura a partire dai dieci comandamenti, se vogliamo proprio tornare indietro. Non ho bisogno di una religione per comportarmi in modo etico e socialmente corretto. Non ho bisogno che sia una religione ad indicarmi che non devo rubare, non devo uccidere, non devo essere invidioso e non devo scardinare matrimoni. Per quanto attiene ai Vangeli, prova a fare delle ricerche (magari utilizzando anche testi cartacei, oltre che Internet), sul Concilio di Nicea, e su cosa sia avvenuto in quel contesto con riguardo ai testi.
      Per quanto riguarda la passione, sono partito dalla fisica, e sono arrivato alla filosofia orientale. Filosofia, ci tengo a dirlo. Ché il buddismo e il taoismo, ad esempio, hanno una doppia valenza. Per me vale quella filosofica. E continuo a cercare risposte, senza stancarmi, come l’Eremita, la carta dei Tarocchi che raffigura il personaggio che va in giro con una lanterna in cerca di risposte, appunto.

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      1. ivano f

        Il fatto è che, una volta stabilito (sottinteso: secondo me) che è inconcepibile che l’Universo sia frutto del caso, allora una sola religione può essere vera (ok, in realtà potrebbe anche essere che nessuna di quelle esistenti sia quella “giusta”), perchè dire che una religione vale l’altra è una sciocchezza smentita dalla realtà: le religioni plasmano le società, e ci metto dentro anche l’ateismo, ovviamente, perchè anche l’ateismo si basa su dogmi indimostrabili. E, sai, la morale non è che un’opinione, togli Dio e tutto diventa lecito, perfino il cannibalismo (come diceva giustamente quel tale).
        Tu vedi solo le regole, chiaro che ci sono e si potrebbero chiamare “prove di fede”, io più che l’ortoprassi vedo l’ortodossia, e questo già nei profeti dell’Antico Testamento, già loro dicevano che a niente valgono i sacrifici fatti solo per “dovere”. Capire qual è il modo giusto di pensare e (di conseguenza) di comportarsi non è però così semplice, non per niente nel cristianesimo ci sono una miriade di interpretazioni diverse a seconda di quali principi si ritengono più importanti (per esempio: intransigenza o dialogo? Mica facile…), io credo addirittura che tutte queste interpretazioni possano essere contemporaneamente giuste: secondo me uno dovrebbe credere e comportarsi secondo la propria coscienza alla luce della Bibbia, cioè dovrebbe meditare attentamente sui testi (e non precludersi la possibilità di cambiare idea) e decidere in base a cosa effettivamente e sinceramente crede (questo è per me il “relativismo cristiano”: io leggendo la Bibbia ho capito che i dubbi che avevo erano leciti, perciò ritengo che la Chiesa Cattolica non sia nel giusto, però sono anche convinto che un cattolico che crede sinceramente, e si comporta di conseguenza, andrà in Paradiso). So che questo comporta che un fedele che uccide in nome di Dio credendoci sinceramente, in base a quello che ho detto è nel giusto (però sottolineo che dovrebbe conoscere la Bibbia non solo per sentito dire, se invece si fida di un “cattivo maestro”, allora secondo me la colpa ricade su di questo), e mi chiedo come sarei se fossi nato fra gli islamici. In realtà mi capita spesso di essere disgustato da me stesso, non mi sento moralmente superiore a un ateo, capisco bene la difficoltà del trovare un senso al male esistente. Però per fortuna non sarò io a decidere e mi fido della Giustizia di Chi lo farà.
        La polemica sui testi va avanti da decenni, ma di solito è una discussione interna agli atei, i vangeli apocrifi (per quel poco che ne so) sono un mucchio di assurdità che nessuno può prendere sul serio, quelli canonici sono cronache, scritte presumibilmente a memoria, le differenze possono essere ritenute importanti solo da chi si fissa sui particolari senza interesse per il motivo principale. E, ripeto, il martirio degli Apostoli è per me una prova schiacciante.
        Tu dici che non hai bisogno di una religione per comportarti “bene”, ma come ho detto prima non esistono morali oggettivamente superiori ad altre, se sostieni che una persona che, poniamo, persegue esclusivamente il proprio tornaconto personale e ritiene che soddisfare sè stessi sia l’unica cosa che conta, se sostieni che una persona così sbaglia… in nome di che cosa la stai accusando? In nome della tua personalissima opinione, che di per sè sola non conta più della sua. Poi si potrebbe parlare anche dell’utilità effettiva delle regole, sia quelle civili che quelle religiose, in merito all’ottenimento di una società “migliore”; del “controllo sociale” (che a me non sembra una parolaccia) e della sua utilità e efficacia, e di quanto sia più o meno efficace il “controllo sociale divino”; di quella che qualcuno chiama ipocrisia e qualcun altro impossibilità del raggiungimento della perfezione a cui si aspira… In realtà questo argomento contiene praticamente tutti gli altri, bisognerebbe scriverci dei libri, altro che post o (tantomeno) commenti… Io poi sono troppo ignorante per discuterne in maniera decente…
        Ho cercato di essere sincero, io sono questo. Purtroppo, potresti dire. Il bello (?) è che potrei anche darti ragione…

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Quanto mi piace questo confronto. Ti comprendo. Ti comprendo, e ti rispetto. Vorrei solo fare un paio di precisazioni. Il mio riferimento al Concilio di Nicea non è tanto rispetto ai testi apocrifi, quanto alla vera e propria censura perpetrata ai danni dei testi originali.
          L’altro punto riguarda l’etica. Mi interessa poco la sfera personale, ognuno deve fare i conti con l’immagine che vede nello specchio la mattina. Quel che mi interessa, e qui veniamo al mio concetto di etica, e al discorso che facevo rispetto alle religioni, sono le regole stabilite all’interno di un gruppo sociale. L’impero Romano fu così florido perché portò ai popoli conquistati non già l’imposizione di una religione, o la credenza in uno o pi dei, quanto piuttosto le regole base del vivere civile: un sistema di giustizia (una parte consistente del diritto di quei tempi è ancora oggi in vigore), un sistema di igiene (fogne e acquedotti), e un insieme di regole da rispettare affinché si vivesse minimizzando le faide interne alla società.
          Io non so perché continui a schermirti, tu sarai forse ignorante in senso “sistema scolastico”, non conosco e non voglio conoscere il tuo titolo di studio, ma sicuramente appari come persona curiosa, vogliosa di apprendere e di conoscere. E questo fa di te una persona assai più istruita di tanti che, con un pezzo di carta in tasca che vale poco meno della carta su cui è scritto (poco meno, non è un errore), si credono portatori di verità indiscutibili.
          Confrontarmi con te è un piacere perché, come ti ho detto molte volte, siamo sostanzialmente d’accordo su un punto: nessuno di noi vuole convincere l’altro, ma ciascuno vuole esprimere il proprio punto di vista. L’altro, che ascolta senza pregiudizi e senza preconcetti, ne esce arricchito.
          Un’ultima cosa vorrei dire. Non vorrei dare l’impressione che queste mie riflessioni siano una sorta di verità svelata. Sono il frutto di anni di ricerca, ovviamente compatibilmente col tempo a disposizione, che è ciò che rimane dopo aver lavorato e dopo essersi dedicato alla famiglia. Ma il travaglio interiore c’è tutto. E soprattutto c’è questa fame di ricerca. Non di risposte, ma di ricerca. Fame che mi conduce a leggere di tutto, di nuovo, senza preconcetti. E pian piano mi formo delle idee. Ammetto che avvicinarsi al mondo subatomico, ammirare quella che molti chiamano la “danza dell’Universo”, fa un po’ traballare la visione antropocentrica, dato che siamo davvero un granello di sabbia in una spiaggia infinita. E però, non a caso citavo il paradosso di Fermi, perché chissà, magari siamo davvero i prediletti. Unici in un Universo immenso.
          Ultima precisazione: quando parlo di Multiversi o di altre ipotesi provenienti dalla ricerca fisica, più o meno fantasiose, non significa che io ci creda. Significa solo che, essendo uomo del dubbio, non trascuro nulla. Per quanto possa sembrarti assurdo, non trascuro neanche il cristianesimo. Il cattolicesimo, quello sì. 😉

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          1. ivano f

            Per quanto riguarda il consiglio di Nicea, ho visto velocemente su wikipedia e non parla di censure, forse potresti consigliarmi dove potrei approfondire.
            Per quanto riguarda l’etica… Credo che l’etica pubblica derivi da quella privata, le regole non possono che nascere da un compromesso fra le varie etiche private, un compromesso al ribasso se è una società particolarmente tollerante, uno Stato non può che essere etico. L’Impero Romano ha grandi meriti ma: era un impero, appunto, perciò in definitiva conquistava e dominava, e non lo faceva certo con le buone maniere, anzi utilizzava le armi sia concretamente che come mezzo di dissuasione; non imponeva una religione forse perchè quello era un tempo di dèi strani (a me sembra che il politeismo sia molto poco diverso dalla magia e dalla superstizione, non è una religione morale), che si potevano aggiungere e togliere dal proprio pantheon senza grandi problemi, comunque non c’erano società laiche. Tantomeno lo era Roma, anche se la sua non era una religione “emotiva”, partecipata, in definitiva ogni decisione presa in àmbito pubblico doveva sottostare alla volontà divina come veniva rivelata dai “segni” che venivano interpretati da “divinatori specializzati”. Però sei così sicuro che non imponesse una religione? I cristiani non si sono certo perseguitati da soli, e non sono state le uniche vittime…
            Rispondo qui anche all’aggiunta: che, una volta “stabilito” l’esistenza di Dio, si possa rinunciare a cercare di comprendere cosa vuole da noi (con tutto quel che consegue) solo perchè siamo certi che in questo saremo imperfetti e faremo cazzate, beh mi sembra una pretesa eccessiva. Almeno che tu non voglia dire che non si dovrebbe rendere pubblica la propria fede… Ma la fede, se è sincera, è la guida delle proprie azioni, è impossibile rinchiuderla. O forse ce l’hai proprio con le religioni organizzate, e allora dovrai mangiarti il fegato per sempre, perchè sono un risultato ovvio, com’è ovvio che, potendo, le organizzazioni tendano a far valere la propria influenza per rendere il mondo il più simile possibile a come vorrebbero che fosse.
            Ti devo dire che non ho tutta la curiosità che sospetti, tutta quella che invece hai tu, non approfondirò mai, per esempio, i Multiversi e simili, perchè li ritengo giochetti filosofici per scienziati, insomma una perdita di tempo… In realtà non sono poi così “aperto”. Però hai ragione, non cerco di convincerti, più che altro perchè non credo che si possa convertire una persona con un discorso.
            Ho dimenticato anch’io una cosa importante. La domanda più inquietante, direi più blasfema (ho provato a evocarla in un haiku inedito -perciò ci vorrà ancora un bel po’ prima che lo pubblichi) a cui mi capita di pensare è: perchè? Voglio dire: perchè Dio ha creato tutto? Ancora meglio: perchè Dio HA AVUTO BISOGNO di creare tutto?
            Ancora grazie per aver dato spazio a questo confronto, io attendo con ansia che anche Primula si manifesti…

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            1. Wish aka Max Autore articolo

              Al di là delle modalità con cui ciascuno di noi porta avanti le proprie idee e cerca le risposte alle proprie domande, siamo più simili di quanto tu creda. La tua domanda è identica alla mia, nella sostanza. Perché è nato tutto? Tu cerchi la risposta nella fede, io la cerco nella scienza, ma alla fine questo è.
              Per quanto attiene all’etica di una società, io mi limito ad osservare che un insieme di persone che decidono di unirsi e vivere insieme formando una comunità devono necessariamente darsi delle regole di viver civile, per evitare di auto-sterminarsi. E non c’è bisogno di una religione per avere una società “etica”. Non affermo che l’impero Romano sia un modello di etica, dico solo che, per quanto discutibile, aveva una sua etica intrinseca, alcuni effetti della quale sono arrivati sino ai giorni nostri. E non era un’etica basata sulla religione. Anche io aspetto che si manifesti Primula! 🙂

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            2. ivano f

              Allora, vediamo se riesco a farmi capire, o se sto proprio sbagliando le parole: ogni religione comporta una visione del mondo, e da ogni visione del mondo consegue una particolare “etica”. Quindi i romani, ritenendo i loro dèi “lontani”, disinteressati dalle questioni morali (anzi, spesso essi stessi cattivi esempi di comportamento), hanno potuto (anzi sono stati obbligati a) dedicarsi autonomamente a un codice di leggi; non per niente i greci hanno fatto lo stesso. Questo voglio dire, che è sempre la religione il punto di partenza. Provo a fare un esempio moderno: il reato di vilipendio di cadavere. Se l’etica di uno Stato fosse atea e ipermaterialista, beh, questo reato non dovrebbe esistere, dopo la morte si è solo materia inutile…
              Perciò dico che le religioni plasmano le società. Qui sto, può essere che sia solo un problema di teminologia, e che stiamo dicendo la stessa cosa, forse.
              Sulla domanda… non ti seguo. Il perchè è una domanda filosofica, la scienza non potrà mai darti la risposta, la scienza si occupa del come, non del perchè…

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        2. Wish aka Max Autore articolo

          Dimenticavo, e mi scuso per l’aggiunta. Una cosa molto importante per me è la distinzione tra il soprannaturale (Dio esiste o no?) e la religione. La religione, qualunque essa sia, è una pallida raffigurazione della divinità, e in quanto tale limitata. Infatti, se si arriva ad uccidere, o anche peggio, in nome di una religione che professa l’esatto contrario, questo dovrebbe dare conto dei limiti della religione stessa. Non si può ridurre il Divino a Terreno. Non si può farsi scudo del Divino in nome di interessi caduchi come la nostra stessa vita. Per questo ho un po’ di dente avvelenato con le religioni in genere.

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  2. Signorasinasce

    Capperi questo sì è un post che mi ribalta. Soprattutto la seconda parte. Proprio in questi gg ho scritto di corpo eterico e corpo causale. Non affronto la tematica con le tue competenze scientifiche, mi limito alla parte spirituale, ma anche io, tutti i gg, mi chiedo “dopo la morte, dove andiamo a finire?”.
    Lo pubblicherò presto.
    Ti abbraccio
    S

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  3. koredititti

    Buongiorno. Intanto complimenti per la seconda parte dell articolo. Ora vado a leggere Ivano del quale mi è sfuggito L haiku, e ti ringrazio della segnalazione. Poi rileggo qui e magari commento. …anche se non lo ritengo proprio necessario. ..meglio riflettere su quanto hai espresso. Ciao

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  4. gaberricci

    Mio Dio, che meraviglia. Devi scrivere più spesso, Max!

    Mi hai ricordato una frase che disse una volta il mio prof di gastroenterologia: “Gli atomi sulla Terra sono più o meno gli stessi da quando la Terra si è formata. Chissà, magari voi potreste avere un atomo di carbonio di Gesù Cristo, o di Giulio Cesare”.

    La parte che mi interessa di più è quella sulle proprietà emergenti: ho studiato medicina, ho fatto la tesi in una materia che riguarda il cervello, e quindi non posso non pensare alla “domanda cardine” delle neuroscienze: come fa la mente ad emergere dal cervello? E’ una domanda (ancora priva di risposta) che, forse, potrebbe gettare luce anche sugli interrogativi che tu sollevi in questo post.

    Per il resto, io continuo a rimanere fedele alla mia religione: dubitare sempre, dubitare di tutto. Tranne (forse) del dubbio.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ti ringrazio gaber. Di cuore. Ho scritto tempo fa un post sui discutibili che faceva riferimento ad un video di TED, che dimostrava come una muffa (con un nome complicatissimo al punto che avevo deciso di chiamarla “coso”) che dimostrava di avere coscienza di sé. Che, almeno per quel poco che posso immaginare non avendo alcuna base di fisiologia, dovrebbe essere il primo passo verso lo sviluppo della “mente” così come la intendiamo… al di là del mio post, guarda quel video, e segui i vari link, sono certo che (ammesso che tu non conosca già tutto) troverai degli interessanti spunti.

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  5. lamelasbacata

    E’ un piacere rileggerti Max, anche se l’argomento non è certo dei più semplici.
    Ho i neuroni spappolati dal troppo caldo, ho provato a mettere insieme quello che sento, quello che la mia esperienza di vita mi ha portato a ritenere l’opzione più accettabile. Temo risulterei troppo banale o pessimista, quindi taccio e mi evito una pessima figura.
    Dovendo scegliere mi piacerebbe che di noi rimanesse almeno una scia di energia, come la luce di una lucciola.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      E ti pare che questa immagine di una scia di energia sia banale?
      Pessimismo e ottimismo sono sentimenti che variano in funzione delle circostanze e della nostra condizione interiore. Come dico sempre, per un ottimista il bicchiere è mezzo pieno, per un pessimista è mezzo vuoto, per un ingegnere è grande il doppio del necessario…. 😀
      A volte il pragmatismo aiuta, a volte diventa un limite. Ma una cosa ho imparato, ed è che NESSUNA esperienza di vita è banale. 🙂

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  6. solounoscoglio

    max scrivi anche tanto se vuoi, che è sempre un piace leggerti anche di argomenti già trattati. per quanto riguarda acqua e carbonio, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma appunto. spero solo di diventare qualcosa di non pensante, è giusto questo che complica il passaggio.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Sicuramente è affascinante immaginare cosa diventeremo. Se ne potrebbe discutere per ore e ore. Torno su certi temi perché mi appassionano, sto pensando seriamente di iscrivermi ad un corso su Coursera che riguarda la meccanica quantistica, per entrare un po’ di più nel merito…

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