Questo video di Ted è meraviglioso. Per molti anni il sergente Kevin Briggs, oggi in pensione, ha pattugliato il lato sud del Golden Gate, il famoso ponte di San Francisco, che è utilizzato da moltissime persone per suicidarsi. Kevin racconta dei suoi incontri con gli aspiranti suicidi. Racconta di come il solo fatto di ascoltare cambi la prospettiva. Racconta dei due casi in cui anche l’ascolto non è servito.
E’ il mal di vivere, che porta le persone sul Golden Gate. Kevin dice che quelli che si sono salvati raccontano di essersi pentiti di aver fatto il salto appena “partiti”. Chissà se non sia invece quel che si raccontano, considerando di non essere riusciti nell’intento. Circa 4 secondi di volo, quasi 70 metri, velocità di impatto 130 km/h. L’acqua diventa cemento.
E in quei momenti se si incontra qualcuno, questo dice Kevin, qualcuno che ascolta, magari l’aspirante ci ripensa. Chissà come si arriva alla determinazione di andar giù da un ponte. Chissà come avviene il ripensamento, una volta che si è deciso. Uno dei due che non è riuscito a convincere, a un certo punto gli ha detto “Mi spiace Kevin, ma ora devo andare”. Ed è scivolato. Dice Kevin che il mal di vivere è essere senza speranza, non avere prospettiva, non avere fiducia nel futuro, a fronte di eventi drammatici. Chissà quanta parte ha il non sentirsi amati, nel mal di vivere, chissà quanta ne ha il non amare. Ho letto una citazione tempo fa, di qualcuno (non ricordo chi) che è stato accanto a molte persone poco prima che morissero (non suicide stavolta), e rilevava che nessuno aveva rimpianti di tipo materiale. Tutti rimpiangevano di non aver amato abbastanza. Alla fine, e lo dico consapevole che sembrerò smielato, tutto ruota intorno all’amore. Perché gli aspiranti che hanno parlato con Kevin, che gli hanno detto grazie per averli ascoltati, alla fine hanno ricevuto amore. E questo li ha fatti desistere.