Più di sei mesi fa la mia cara amica verba scrisse un post intitolato “Tutti dottori”, che per una di quelle strane cose che a volte succedono nel web, è diventato virale e ha generato decine di migliaia di hit sul suo blog. Il succo del post era che se qualcuno che ha studiato, o ha competenze in un certo campo, fa una certa affermazione, di norma questa affermazione ha un grado di affidabilità maggiore rispetto ad affermazioni contrarie fatte da persone che conoscono la materia solo superficialmente.
Cito questo post perché di recente è girata una petizione su Internet con la quale si chiedeva di non concedere il patteggiamento all’uomo che, ubriaco, e alla guida di un’auto rubata, aveva ucciso una bimba in un incidente stradale. La petizione continuava dicendo che dopo soli 4 mesi di carcere all’omicida erano stati concessi gli arresti domiciliari.
Ora ci sono un paio di considerazioni che vorrei fare. La prima è che formulare una comunicazione in questo modo è completamente fuorviante. I 4 mesi di detenzione infatti non fanno parte della pena, ancora da stabilire, ma della carcerazione preventiva cui è stato sottoposto l’uomo. Carcerazione preventiva che continua, mediante gli arresti domiciliari, su decisione del giudice. Un altro mio caro amico, redpoz, ha spiegato con dovizia di particolari in questo post tutte le ragioni giuridiche per cui questo omicidio si configura come colposo, come la legge preveda la possibilità di patteggiare, e come solo chi ha titolo a decidere, cioè il giudice, è in grado di prendere una decisione.
Su questa vicenda ci sono stati più post, uno molto toccante di un altro caro amico, intesomale, che ha dichiarato in sintesi che pur solidarizzando con la madre della vittima sul piano personale, e pur dichiarandosi incapace di frenare il proprio singolo istinto omicida nel caso fosse stato lui il diretto interessato, si dichiarava contrario alla logica del branco, e della “vendetta collettiva”, quale si configurava tra le righe quella richiesta di petizione.
Curiosamente le argomentazioni di intesomale e quelle di redpoz, partendo le une da un piano meramente emotivo e sociologico, le altre da un piano tecnico giuridico, coincidono nelle conclusioni, vale a dire: quella petizione è sbagliata. E’ sbagliato chiedere vendetta collettiva sul piano sociologico, è sbagliato tentare di influenzare un giudice sul piano giuridico.
E’ stato invece interessante seguire un filone parallelo che si è aperto, sul sistema giustizia, che è culminato in un post di TADS, sulla pena di morte e in generale sul sistema giustizia.
Ma torniamo alle modalità di comunicare, e all’incipit che riguarda verba. Noto, con orrore, che sempre più spesso la stragrande maggioranza delle persone non approfondisce le notizie, non si cura di capire il perché e il percome, non si interessa di andare oltre l’apparenza. Quel che succede è che questa stragrande maggioranza si fa trascinare dall’emotività e dal messaggio (come detto fuorviante). Perché insisto sul concetto di fuorviante? Perché mentre da una parte si chiede di non concedere il patteggiamento, dall’altra surrettiziamente si introduce il tema della carcerazione preventiva, senza parlare esplicitamente del fatto che non è una pena detentiva, e si lascia quasi intendere che il reo se la caverebbe con 4 mesi di carcere. Ovvio che l’emotività salga, ovvio che si puntino migliaia di dita contro il ladro ubriaco che uccide una bimba.
Ora un dibattito serio potrebbe esser impostato andando a studiare la giurisprudenza che classifica gli omicidi per incidente stradale come colposi, e affidandosi a tecnici o a studi personali esprimere un’opinione che abbia un senso. Che il sistema giustizia sia migliorabile è opinione condivisibile, abbiamo molti esempi di malfunzionamenti a tutti i livelli, primo tra tutti l’eccessiva lunghezza dei processi, specialmente per le cause civili.
Ma come dicevo in un mio commento, non ricordo più in quale blog, io non credo nella democrazia diretta. Non credo nell’interpellare la rete per sapere se sia giusto utilizzare o meno l’energia nucleare. Non credo neanche che questo debba essere deciso usando lo strumento referendario. Io credo fermamente nella democrazia rappresentativa. Credo nell’elezione di persone che si avvalgano di tecnici competenti ed esperti che sappiano dare gli indirizzi strategici di politica del paese.
Io non sono cieco, vedo quale scempio sia stato fatto di questo povero paese. E continuo a chiedermi come poter uscire da questa situazione. Sono fermamente convinto che la strada non sia quella della democrazia diretta. Credo che dovremmo rifondare la classe politica. E rifondare questo paese. Ricostruendo la fiducia nelle istituzioni e il senso della comunità, il rispetto basico per i diritti degli altri, il concetto che la propria libertà finisce dove inizia quella altrui. Il senso dello Stato, in altre parole. Distrutto da troppi anni di malgoverno, e di troppi inviti a considerare solo ed esclusivamente il proprio orticello.
In buona sostanza, un buon primo passo per tutti potrebbe essere quello di informarsi bene. Di andare alla radice dei problemi. Di verificare le fonti. Di non accontentarsi di puntare il dito sull’onda dell’emotività, ma di fermarsi un attimo e pensare: “ma siamo sicuri che sia tutto qui?”
Einstein diceva una cosa meravigliosa: “everything should be made as simple as possibile, but not simpler”. Letteralmente vuol dire che tutto dovrebbe essere descritto nel modo più semplice possibile, ma non più semplicemente di così. Il significato è che determinate complessità non possono essere semplificate più di tanto. Se non è tutto bianco o tutto nero, ma è parte bianco e parte nero, non si può semplificare dando risalto solo alla parte bianca o alla parte nera, trascurando il resto.
E così forse si risparmierebbe anche qualche flame inutile.
PS: ringrazio di cuore tutte le persone che mi hanno scritto chiedendomi se va tutto bene. E’ un periodo in cui non ho molto tempo a disposizione, e in cui il morale non è proprio al massimo. Ma sono qui, alive and kicking.