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Se fossi un poeta

poetaLo scorso weekend siamo stati a Focene, io e la consorte. L’ho già detto in un altro post, io ho scoperto recentemente un legame particolare con quella casa, ed è una cosa abbastanza strana per come sono fatto e per come mi sono evoluto, nel senso che è abbastanza difficile che io abbia un particolare attaccamento a degli oggetti, in linea di massima non succede. La casa di Focene è una delle eccezioni, ed è probabilmente la più eclatante. Perché è la casa dove siamo andati a vivere appena sposati, perché è la casa dove sono nate le bambine, perché è la casa che ha visto tantissimi momenti di felicità intensissima. E in quel post citavo una frase di Saint-Exupery, dove si parlava del rapporto tra una casa e delle riserve di dolcezza da portarsi dietro.

E sabato, mentre passavo davanti alla stanza da letto, ho intravisto Carla (mia moglie) che riordinava delle cose, e allora mi sono fermato sulla soglia, e si è svolto il seguente dialogo:
- E’ proprio vero che questa casa contiene delle riserve di dolcezza, a volte mi pare quasi di sentire le risate delle bambine!
- Io non sono un poeta come te, ma sì, devo dire che c’è un’atmosfera particolare.

Io sono rimasto con la mascella pendula, gli occhi sono diventati due cuoricini lampeggianti, e le ho rivolto il mio sorriso più ebete, senza replicare. Questa cosa di essere chiamato “poeta” mi è rimasta a galleggiare in testa per tutti questi giorni, da sabato a oggi, sino a che, durante una pseudo-casuale (perché niente è per caso, si sa) navigazione, ho trovato una poesia di Thomas Eliot. E io non sono un poeta, ma se lo fossi, questa cosa l’avrei voluta scrivere io. E siccome le traduzioni che ho trovato non mi soddisfacevano completamente, la traduzione l’ho fatta io. Oggi non è un giorno particolare, non è un anniversario, non è un compleanno. E’ un giorno qualunque, ma è nei giorni qualunque che si trovano le cose speciali.

E quindi, in un giorno normale, mi approprio dei versi di Eliot, e li dedico a Carla.

Una dedica a mia moglie

A colei cui devo la gioia palpitante
che accelera i miei sensi nella veglia
e il ritmo che governa il riposo nel sonno,
l’unisono respiro

di amanti i cui corpi profumano uno dell’altro,
e pensano uguali pensieri che non necessitano parole
e sussurrano uguali parole che non necessitano significato.

Nessun collerico vento invernale riuscirà a gelare,
nessun cupo sole tropicale riuscirà ad appassire
le rose in quel roseto che è nostro e solo nostro

ma questa dedica è scritta perché altri la leggano:
sono parole private indirizzate a te in pubblico.