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Il pensiero positivo (secondo me)

Think PositiveLa parentesi del titolo è importante. E’ da un po’ di tempo che dico che dopo molti anni trascorsi vivendo di certezze, le ho abbandonate quasi tutte per lasciare spazio alla cultura del dubbio. Questo non significa che io non sia deciso, anzi, sostengo con pari determinazione l’importanza del libero arbitrio, in forza del quale rivendico il diritto di avere delle opinioni forti. Però, per l’appunto, sono opinioni, non dogmi inviolabili. Sono (quasi ;)) sempre disponibile a discutere, e soprattutto ad ascoltare, opinioni differenti dalle mie. Difendo le mie, ovviamente, ma non sono impermeabile al cambiamento. Il quasi sempre, riferito alla disponibilità al confronto, si riferisce a quei casi in cui mi trovo di fronte a quelli che io chiamo i profeti. Quelli che hanno la verità svelata, e sono così magnanimi da dispensarla a noi poveri ciechi, che ancora non abbiamo visto la luce. La loro luce, beninteso. Ecco, io non credo di avere verità svelate. Credo di avere delle opinioni, a volte forti, come in questo caso, ma tutte le affermazioni che seguono sono implicitamente prefissate da un “secondo me” a caratteri cubitali.

Questo post nasce da un paio di commenti al precedente. Masticone, che se non fosse un irsuto maschiaccio verrebbe nominato de iure mia musa ispiratrice, mi faceva osservare come a pensar sempre bene si rischia di toppare. Per la precisione, mi ha detto “Il pensiero positivo a oltranza però non mi convince molto. So che funziona ma a volte si rischia di diventar ridicoli senza accorgersene.”

Effettivamente non è facile dare una definizione di cosa sia, il pensiero positivo. Forse è meglio tentare di dire cosa non è. Sicuramente non è ottimismo. E mi spiego con un esempio. Ero in macchina con mia madre, e parlavamo di mio padre, che era mancato da poco, e io le dicevo di usare il pensiero positivo. Lei disse che lo aveva sempre fatto, e aveva sempre creduto che sarebbe guarito. Ecco, pensare che un cancro ai polmoni della peggiore specie, dichiarato inoperabile sin da subito, possa guarire, e crederci, non è pensiero positivo. E’ ottimismo incosciente. E’ seppellire la testa nella sabbia. Quello che volevo dire a mia madre era di cercare di allargare la prospettiva. Di non focalizzarsi sulla perdita. Di cercare di vedere il buono, il positivo. Che nello specifico significava averlo conosciuto, averci vissuto quasi cinquant’anni insieme, aver avuto dei figli con lui, che a loro volta avevano avuto dei figli, suoi nipoti. Tutto questo, senza mio padre non sarebbe mai avvenuto. E questo pensiero può aiutare a trasformare la disperazione prima in dolore sordo, e poi in malinconia.

Il pensiero positivo non significa non soffrire. Significa cercare di limitare la disperazione, per l’appunto. Cercare il buono. Perché se si cerca per bene, il buono c’è sempre. E allora un po’ di sofferenza se ne va, si placa un poco. E’ difficilissimo, a volte. Perché abbandonarsi alla disperazione è la cosa più semplice, e la sua apparente inevitabilità è molto tentatrice. Ma è proprio questa forse, l’essenza del pensiero positivo. Di non considerare la disperazione inevitabile, di non arrendersi, di continuare a cercare.

Che poi questa cerca è tanto simile al viaggio, viaggio inteso come apprezzamento di quanto si vede durante, non il mero andare da qualche parte. E’ il viaggio, non la meta. E’ la storia, non l’autore. E la cerca non finisce mai.

Piccola vacanza

Domattina (sefappeddì visto che ci muoviamo da casa alle 04.00) parto con Virna, quattro giorni ad Amsterdam. Un piccolo stacco, un piccolo regalo che ci siamo fatti per il 27° anniversario, il 14 settembre scorso. Speriamo di ricaricare le batterie.

Al ritorno vi racconto di che persona eccezionale sia kuroko, che mi è venuta a trovare in ufficio (imbarcata da paura) (quanto me piace er linguaggio ccccciovane) e con la quale ho avuto il piacere di mangiare insieme chiacchierando, soprattutto di massimi sistemi.

Sono 7 anni che non fumo, lo dico per i malpensanti. Quindi niente canne.

Solo funghetti. :mrgreen: