
Basta. E’ ora di uscire. E’ ora di scrollarsi di dosso l’autocommiserazione (anche se debbo dire che c’è quasi un perverso piacere nel crogiolavisi) e tirarsi fuori. Allargare il buchino da dove si guardava fuori e issarsi su.
Per fortuna sono circondato da belle persone. Alcune fanno parte della rial laif, come mia sorella, Ema, maghetta e il mio amico di cui ho parlato qui, altre sono parte del virtual uorld, come Biancaneve, Luci, elllisa, comearia, kuroko, Katia, apity, Sissa, pani, altre sono a metà come Angela. Alcuni sono vecchie conoscenze, altri sono nuovi, come gli amici di Fuga da Polis, e il buon masticone, che decisamente non è più un tizio qualunque. Sicuramente sto dimenticando qualcuno e me ne scuso anzitempo. Ma ciònacertaetà.
Alcune delle persone elencate sanno molto di quello che sta succedendo, altre non ne sanno nulla. Alcune probabilmente intuiscono. Ma una cosa accomuna tutti, indistintamente. La voglia di stare vicino a qualcuno in difficoltà. Semplicemente dichiarandolo, senza offrire soluzioni, senza pretendere di insegnare nulla, offrendo semplicemente una parola di conforto. Un abbraccio, reale o virtuale. Un sorriso, reale o virtuale. E del tempo. Tempo che in questo mondo dove la frenesia la fa da padrone è merce rara, e preziosissima. Tempo per un pranzo o una cena, tempo per scrivere un’email, tempo per replicare a un post, tempo per una chat gtalk.
E insomma grazie. Grazie a tutti.
Ho capito che era il momento giusto ieri, nel traffico. In questi giorni il traffico romano è particolarmente pestifero, e io sono particolarmente irritabile, non solo per la situazione personale, ma anche perché ai lavori condominiali di rifacimento della facciata, di per se stessi forieri di stress e rotture di zebedei sparse, abbiamo pensato di aggiungere, noi furbi, la ritinteggiatura completa della casa e il rifacimento di un bagno. Vivendoci dentro. O meglio, a metà. Perché moglie e una figlia si sono trasferite al mare, mentre io e la Dottoressa Cippi siamo rimasti nel polverone e nel casino.
Mi trovavo (per chi conosce la Capitale) a Santa Maria Maggiore, nella discesa che porta all’incrocio con via Cavour dove si gira a destra per andare verso la stazione Termini. Per chi non è di Roma allego apposita istantanea di Google Maps.
Poiché quando il semaforo diventa verde la fila che gira a destra rimane ferma, per far attraversare i pedoni, mi sono accostato alla sinistra del taxi e ho preso la curva più larga, confidando sulla doppia corsia della strada sulla destra. Mentre faccio questa manovra, e passo dietro l’ultimo pedone, sento un pe-peeeeeeeeeeeee tanto imperioso quanto fastidioso, del quale oggettivamente non capivo la ragione. Mi volto, e vedo una segaligna signora alla guida di un’utilitaria. Le faccio eloquenti gesti alla De Niro (cfr Taxi Driver, “are you talking to me?”), e quando lei annuisce attendo che mi si affianchi (il semaforo di via Cavour era rosso, eh, pazzo sì ma non fino al punto di bloccare tutto), abbasso il finestrino e le chiedo perché avesse suonato. “Eh noi ci siamo fermati per far passare i pedoni e lei è andato avanti” “Sì”, ribatto, “ma i pedoni non c’erano più quando sono passato io”. “Eh ma noi eravamo fermi e lei è passato”. Le dico “Ah, capisco. E lei mi ha suonato per questo?” “Sì”.
Cos’è il genio, si diceva in Amici Miei? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. Vista l’espressione segaligna, vista l’argomentazione, intuito che un insulto non sarebbe stato efficace perché era quello che la signora si aspettava, l’ho guardata per due secondi con espressione grave, dritta negli occhi, e le ho detto: “Signora, lei non sta bene”. Le è cascata la mascella ed è rimasta ammutolita, mentre sono ripartito per la mia strada sorridendo. La sua espressione mi ha ripagato di tutto lo stress da traffico della giornata.
In quel preciso momento ho capito che era ora di uscire, da ‘sto buco.
Update
Lo avevo detto che ciònacertaetà. Ho fatto una dimenticanza di quelle da chiedere pubblicamente scusa. Trattasi della mia collega informatica per caso e psicologa/attrice/runner per vocazione, più volte ammorbata a pranzo, da cui ho ricevuto una bellissima email di felicitazioni e di bentornato (e una piccola tiratina d’orecchi ;))