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La mia bambina

Avevo già parlato della dottoressa Cippi, il giorno della sua laurea. Che era triennale, ma ha contato come una quinquennale o più, se non altro perché era la prima. Ora a fine anno toccherà la magistrale, e sarà un’emozione ancora diversa. Sta di fatto che ieri si è laureata anche Duli, così la chiamiamo a casa, da quando l’ho portata in macchina, trasportandola nel suo baby-pullman, una mattina di fine marzo, uscendo dal Policlinico Gemelli. E questo le ho detto e ripetuto, oggi. Che dovunque andrà, qualunque cosa farà, qualsiasi traguardo raggiungerà, lei sarà sempre la mia bambina.

Si è ripetuto il rito di passaggio. Uguale ma diverso. Sono così uguali ma così diverse, le mie bambine. Due donne straordinarie. Due giovani, bellissime donne. Belle fuori, ma soprattutto belle dentro. Ricche di valori, ricche di talenti, ricche di umanità. Due belle persone.

E oggi, vedere Duli che rintuzzava la domanda trabocchetto del professore, con una proprietà di linguaggio e un uso della lingua che io sono un dilettante al confronto, sicura, spedita, determinata, senza un tremito nella voce, senza un’esitazione, senza una sbavatura, è stato sublime.

Ci sono un po’ di immagini. Una è con me, mentre le tengo la mano. O forse è lei che la tiene a me. Ha delle belle mani, la dottoressa Duli, e abbiamo avuto un minuto di totale intimità, e non sapevo di essere fotografato. Le altre sono il simbolo della giornata, perché se devo dire cosa ricorderò di più, subito dopo l’intensità della proclamazione, è il rumore delle risate.

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Esiste davvero

bozzeStamattina ho ritirato la prova di stampa, la bozza definitiva. L’emozione è stata enorme. Al punto che è difficile trovare le parole per descriverla. Ho preso le pagine in mano, la copertina, ho aperto il plico, ho guardato le pagine. Cercavo le parole che conosco bene, le frasi lette e rilette, scritte, corrette, riscritte, rilette ancora. E ancora, e ancora e ancora. Sino quasi a conoscerle a memoria. E cercavo la sequenza dei racconti, anche quella vista e rivista, e cercavo una parola qui, un punto e virgola là. E i disegni. E poi ho chiuso il plico, ho preso il caffè con Pierluigi, il socio della mia amica, abbiamo chiacchierato, poi sono arrivato in ufficio, dove ho fatto la foto riportata qui sopra. E solo in quel momento mi sono accorto che non avevo cercato il mio nome. Lì per lì non me lo sono spiegato, e poi pian piano la risposta si è fatta largo, è risalita, si è rivelata.

Io volevo solo riconoscerlo, il libro. Volevo essere sicuro che fosse lui. E quando ne fossi stato sicuro, quando ne sono stato sicuro, non c’era bisogno che guardassi il nome. Perché era lui. E il nome non poteva essere differente. Non poteva essere sbagliato. Poteva solo essere il mio.

La presentazione del libro senza libro

iaiaguardo2Continuo a pensare che niente sia per caso, e che l’alternanza tra bianco e nero governi la nostra esistenza. E in un momento abbastanza difficile per me, capita “a fagiolo” un evento che mi carica di energia positiva (E peraltro le notizie che arrivano sul fronte di mia madre sono per ora migliori del previsto, abbiamo avuto novità positive oggi, quindi aspetto i prossimi passi incrociando le dita).

Sto parlando della presentazione del libro senza libro al Salone del Libro di Torino, avvenuta ieri. Il libro è quello di Iaia, ovviamente. Solo lei  avrebbe potuto fare una presentazione di un oggetto senza l’oggetto. E questo la Mondadori lo ha capito perfettamente. E quindi ieri me ne sono volato a Torino in un blitz mattina-sera perché volevo esserci. Ma sopra ogni altra cosa, sapendo che era l’unica data concordata con Mondadori, avevo la certezza che ci sarebbe stata.

E’ stata una giornata memorabile, e mi viene complicato sia fare la cronaca minuto per minuto, sia metter giù una lista di momenti “importanti”, per cui vado un po’ in ordine sparso, senza alcun ordine, perché le emozioni sono state intensissime dall’inizio alla fine.

Ho conosciuto Turi e Nanda. E’ stata una cosa straordinaria, come tutto quel che riguarda la mia amicizia con Iaia. Tramite i racconti bloggherecci e le descrizioni telefoniche, io praticamente già li conoscevo. E la sensazione è stata proprio quella di ritrovarsi con vecchi amici. Nanda è una forza della natura, ha uno sguardo intensissimo e hai la netta sensazione che non le sfugga nulla, neanche il più piccolo particolare; oltre ad avere un’allegria e un senso dell’humor straordinati. Turi è fantastico, e ieri aveva quello sguardo trasognato che conosco bene, lo sguardo di quanto ti scoppia il cuore di orgoglio paterno.

Ho conosciuto Adnachiel, Cenere e Franciulla. Le chiamo con i nick che usavamo su pigrecoemme, perché nonostante siano passati più di 10 anni, sono questi i “nomi” che ricordo, e anche qui, è stata un’emozione grande, finalmente dare un volto e poter abbracciare persone con le quali hai avuto l’opportunità di condividere tantissime cose, per molti anni.

Ho conosciuto Sel, pani, francy, yliharma, Flo. Ci siamo ritrovati e anche qui, è stato come conoscersi e ritrovarsi, lo dicevo a pani, ho intravisto un volto che mi sembrava familiare, ed era lui. Io non lo so spiegare meglio di così, è una sensazione di familiarità per cui tu già hai un’idea molto precisa di chi hai di fronte, vedersi è solo un completamento, un assegnare una forma, dei colori, a un’essenza già nota. Ma il piacere dell’abbraccio quello c’è tutto. Perché altro è un abbraccio virtuale, altro è un abbraccio in carne e ossa.

Ho conosciuto Daniela, Enrica, e Marina, tre persone che hanno avuto una parte importante nella presentazione (e che l’hanno gestita alla grandissima). Enrica è la talent-scout che ha trovato Iaia, Marina è la giornalista di Repubblica che le ha dedicato un paginone nella Cultura, e Daniela è la signora Pastiglie Leone. E mentre loro raccontavano, ho percepito le stesse esitazioni che ho io quando racconto di Iaia, in particolare mentre parlava Daniela. Perché raccontare di Iaia è come raccontare una favola. E le cose che succedono sembra che siano una combine mirata a fare pubblicità, e le storie collaterali che accadono sembrano dei feuilleton scritti ad arte o peggio inventati. E invece no, perché è tutto vero, e tutto incredibile esattamente come appare raccontandolo. E’ la storia della realizzazione di sogni. Sogni, non sogno. Perché sicuramente pubblicare un libro con Mondadori è un sogno. Ma lo è anche Hollo. Lo è anche la collaborazione con Pan di Stelle, o quella con Pastiglie Leone. E parlo volutamente solo di storie professionali.

Poi c’era bestiabionda, ammirevole nella sua serafica calma mentre rispondeva al telefono con una mano, con un’altra mi dava le magliette, e con un’altra distribuiva paste di mandorle agli astanti… Onnipresente, iperefficiente e iperefficace, una problem solver nata.

E poi c’era lei. La cuoca matta. Come ho detto a molti, se semo divertiti parecchio, àmo pianto ‘na cifra. Iaia praticamente non ha mai smesso. Debbo dire con un certo disappunto che sono stato praticamente l’unico al quale non è stato dedicato un pianto singolo e accorato. A mia discolpa debbo dire che era però avvenuto in Trinacria, due anni fa. E quindi va bene così 😀 Mentre la presentazione procedeva, e Iaia si commuoveva, io sorridevo come un deficiente. Ma non per altro, perché mi dicevo “Ecco, è proprio così che è, e non potrebbe essere diversa, perché se fosse diversa non sarebbe lei”, e pensavo quello che scrivevo nel precedente paragrafo, che a raccontarlo sembra finto, ma non è finto, perché è vero, vero tutto.

In gran segreto erano state preparate delle magliette, su iniziativa di bestia e di elli. Con la scritta “groupie di maghetta streghetta” e dietro un grosso “PERDINCIBACCO!” oltre a due disegni maghettosi. Lo sguardo di Iaia quando le ha viste (ché ovviamente le abbiamo indossate tutti, insomma tutti quelli che le avevano prenotate) è stato memorabile. Non sapeva se incazzarsi o commuoversi (lascio al lettore per esercizio decidere cosa ha fatto). E insomma, bello. Una bella situazione, con tante belle persone.

Che altro dire? Sono state distribuite paste di mandorla come se non ci fosse un domani, le lattine di Pastiglie Leone personalizzate sono andate via in 4, massimo 5 picosecondi, il nippotorinese era anche lui molto, molto emozionato. Marina gli ha chiesto “Ecco ma per te che sei di Torino, com’è Torino vista dalla Sicilia”. Il nippo ha preso fiato, si è guardato intorno, e ha pronunziato un lungo discorso, chiaramente mirato a trasmettere la sua eredità spirituale a quel consesso di persone assetate di saggezza. Ha detto: “Lontana”. E poi ha fatto una lunga pausa. E poi ha detto “Molto lontana”.

E’ stato bello rivederlo, Pier. Ed è stato bello rivedere l’equilibrio della coppia Pier-Iaia. Che come tutti gli equilibri di coppia è peculiare e basato su codici segreti in possesso dei soli componenti la coppia. Ma si vede l’intesa, si vede la sintonia, si vede il comprendersi con un mezzo sguardo, un mezzo cenno.

Ah, quasi dimenticavo. Iaia ha distribuito un kit di sopravvivenza a tutti gli intervenuti. Contenente generi di conforto di primissima necessità. Anche questo in perfetto stile Iaioso. E insomma. Una giornata memorabile, di quelle da segnare e da ricordare.

UPDATE e io lo sapevo che mi scordavo qualcosa e qualcuno! Kurokoooooooooooooo cacchio!!!! Che è in forma SMA-GLIAN-TE. E che carinamente come sempre mi ha chiesto delle mie cose.