kuroko

Per parlare dell’incontro con kuroko mi tocca scomodare il Tao Te Ching. Non sono assolutamente un sinologo, né mi ritengo in grado di poter fare l’esegesi di un testo su cui si sono scomodati maestri del calibro di Duyvendak, e su cui si possono dare e sono state date interpretazioni profondissime, sensatissime, e completamente opposte di passaggi cruciali. Ritengo semplicemente che il testo di Lao Tzu sia fonte di ispirazione alla riflessione, e possa aiutare a guardarsi dentro.

Nel capitolo 1, la prima frase è: “Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao.”
Nel capitolo 56, si dice: “Chi sa non parla, chi parla non sa.”

L’incontro con kuroko è stato contraddistinto da una frase ripetuta più e più volte: “ma che ne parliamo a fare”, che per chi non è nato e cresciuto nella capitale potrebbe essere oscura (a meno che non abbia visto “Febbre da cavallo”, dove nella mitica scena della finta morte della nonna di Pomata, Mandrake, congedandosi, gli dice “A Poma’, e io nun so che ditte… e puro si to ‘o dicessi…. che to ‘o dico affà?”). Si intende con questo che entrambi gli interlocutori convengono sul fatto che l’oggetto del discorso è noto e arcinoto.

E l’oggetto del discorso era l’empatia. O meglio, la comunicazione su un piano diverso da quello usuale, che passa per la parola. Quello che è successo è che io e kuroko abbiamo comunicato cose senza parole. Kuroko mi ha trasmesso dei concetti con i suoi disegni che io ho provato a restituirle in parole, io ho trasmesso a kuroko dei concetti, nascosti nelle mie parole, che le hanno consentito di rendere in immagine quello che io stesso avrei fatto se ne fossi appena in grado. E quindi che ne parliamo a fare, chi sa non parla. E noi sappiamo. E oltretutto se lo mettiamo in parole rischiamo di parlare di una cosa che non è quella che intendiamo e conosciamo, perché se ne parliamo significa che è esprimibile in parole, e invece quello che sappiamo e condividiamo in parole non si può esprimere. Può essere che il risultato di quello che sappiamo e condividiamo siano delle parole, o dei disegni. Ma quello che sappiamo e condividiamo è diverso. Che ne parliamo a fare.

E quindi è stato come incontrare una vecchia amica, un’amica con la quale si è condiviso tanto. Che suona strano, considerando che kuroko è più giovane della mia figlia minore. Ma succede.

L’ho riconosciuta dagli occhi, gli occhi che lei ha disegnato nel pupazzetto che la rappresenta nel blog. Gli occhi e i capelli (ma i capelli solo in parte) sono rappresentati fedelmente in quel pupazzetto. Il resto meno. Perché kuroko soffre di eccesso di modestia. E quindi si vede meno di quel che è. Meno bella di quel che è. Meno magra di quel che è. Meno brava di quel che è. Kuroko possiede la virtù dell’umiltà. È sempre pronta ad ascoltare. Si imbarazza quando le si fanno dei complimenti. Si nasconde dietro una risata. E i suoi lavori, visti dal vero, specialmente gli acquerelli, sono stupefacenti.

La cronaca dell’incontro è in parte qui, e prima di complementarla con il mio punto di vista mi corre l’obbligo di aprire una piccola parentesi. Le parole che ha usato kuroko per descrivermi sono per me motivo di lusinga assoluta. Fa sempre piacere ricevere dei complimenti, ma quello che ho letto è bellissimo. Bellissimo non rende l’idea. E non voglio fare della retorica da quattro soldi, ma quelle parole mi hanno toccato. Come mi hanno toccato i commenti al post. Quello di Iaia, in primis. Ma anche tutti gli altri. Una ridda di emozioni forti, fortissime. E quindi grazie. Grazie per avere scritto col cuore.

E torniamo alla cronaca. Dopo una buca che le ho incolpevolmente rifilato (dovevo recarmi a vedere la sua mostra ma a causa di un casino lavorativo improvviso non sono potuto andare) abbiamo preso accordi per un pranzo insieme dalle parti del mio ufficio. Mi aveva scritto che arrivata a Termini mi avrebbe fatto uno squillo, io ho tenuto a bada l’ingegnere che è in me che stava per dire che a Termini cambiando dalla metro A alla metro B difficilmente c’è campo per fare uno squillo, e ho taciuto. Sta di fatto che, dopo uno scambio di email mattutino di conferma appuntamento, alle 12.35 ricevo uno squillo e penso che kuroko sia a Termini. Per cui la richiamo immediatamente. Mi sorprendo che il telefono squilli tre, quattro volte senza risposta, e proprio quando lei risponde mi squilla il fisso. Acchiappo la cornetta del fisso con l’altra mano e la receptionist mi dice che kuroko mi cerca, mentre io dico a kuroko di aspettare un secondo, poi dico alla receptionist che sì, lo so, che siamo al telefono in questo momento, e dico a entrambe che scendo.

Come detto la riconosco dagli occhi. E come detto è più magra, parecchio, di come si descrive. Le propongo un paio di alternative, lei, carinamente, mi dice che per quanto la riguarda va bene qualunque cosa. Decido che è decisamente tipo da amatriciana e decido altresì che per un giorno la dieta può andare a farsi benedire, e ci dirigiamo dal calabrese. Anzi daR calabrese. Mentre scherziamo sul fatto che un calabrese cucini l’amatriciana ci avviamo. L’aria è tiepida ed è piacevole chiacchierare. Come al solito divago, in pochi minuti le racconto la mia carriera, solo perché voglio arrivare a farle capire quanto questo momento professionale sia per me complicato da vivere, riesco a infilarci due scemenze sul servizio militare e sui mondiali dell’82. Arriviamo dal Calabrese e ordiniamo due amatriciane. Chiacchieriamo, di tutto, della mostra, di come lei disegna e di quanto spazio le serve, del piccolo fratello, quando ride si mette la mano davanti alla bocca con un gesto che mi colpisce, non so perché ma lo noto. Prima dell’amatriciana arriva l’olio peperonato fatto dalla mamma del calabrese con le sue sante manine, trattasi di peperoncino tritato annegato in olio d’oliva estremamente saporito. Ce lo mangiamo a cucchiaini spalmati sul pane caldo, una libidine che per chi ama il piccante è quasi assoluta. Le amatriciane arrivano, io praticamente la divoro, nonostante ciò continuiamo a chiacchierare fitto fitto.

Dopo che ci hanno portato via i piatti mi accorgo che kuroko ha due enormi borse con sé. E, meraviglia delle meraviglie, mi mostra prima tutti i suoi lavori. Poi il suo taccuino, quello nel quale disegna quando non può fare a meno di mettere su carta le immagini che la chiamano. Mi mostra anche il racconto attorno al fuoco. E’ bellissimo, e non dico nulla perché non voglio rovinare la sorpresa. E spero che Iaia lo pubblichi completo di illustrazioni, che sono parte integrante e importante del racconto.

E poi rimango come un deficiente quando mi dona gli ombromini che lei definisce essere miei. “Ecco poi ci sono gli ombromini tuoi”. Questo ha detto, e mi ha detto che miei significava miei, che mi appartenevano, che me li stava regalando. Ho chiesto e ottenuto una dedica. Che potete leggere, se cliccate sulle immagini e le ingrandite, e che va sempre nella direzione del “che ne parliamo a fare”.
Chettelodicoaffà, kuroko. Certo che è arrivata.

30 pensieri su “kuroko

    1. Wish aka Max Autore articolo

      Li aveva pubblicati, dopo la mia descrizione del buco. E io ho rebloggato il post. Ecco perché suonano familiari. 🙂
      E quando capiti a Roma c’è una cacio e pepe che ti aspetta. Sempre daR calabbrese (che mo’ ce ‘e metto, du’ bbbbi)

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  1. pani

    uh! Kuroko. Sì, è modesta. Ed ha anche una bella voce, di una tonalità indefinibile. Dovrei riascoltarla ma in questo momento direi che ci sono tutti i colori dell’arcobaleno mescolati insieme, in un’unica morbida treccia.

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  2. 黒子 くろこ kuroko

    kuuuuuufff. se riuscissi ad espirare farei un suono simile.
    tanto un giorno avrò modo di tediarti molto più approfonditamente su correlazioni pensierocineseshiatsumanifestazionefisica.
    ma non è difficile da spiegare. sono il tipo che quando l’intensità dell’emozione sale. trema. parecchio. se non tengo poggiate le mani sui tasti mi incazzo. perché mi dà fastidio che sottolineino ciò che già posso sentire. parecchio forte e chiaro.
    e hai notato che mi copro la risata con la mano. è uno di quegli atteggiamenti che noto anche io, proprio mentre compio il gesto. e. non lo so. sono confusa. i complimenti mi confondono. e quando sono scritti neanche posso assorbirli in qualche modo. stanno lì. se risalgo la pagina stanno ancora lì. e se li rileggo mi fanno sempre quell’effetto. come se mi destabilizzassero.

    adesso parlare sì che è un problema. alla luce di ciò che hai scritto puoi ben capire.
    ebbene il tremore è diminuito ma adesso mi scotta la faccia (quanto è facile scriverlo in questo momento. mica ‘o so se riuscirei a scriverlo.)

    adesso io ti dico grazie. e vorrei davvero riuscire a trasmettere totalmente tutto quello che c’è dietro a questo grazie. ma ovviamente a parole. non riesce proprio.
    ok ora mi calmo. (mica vero. non dormo se non rileggo almeno 3 volte.)

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Eh, certo che non riesce a parole. Ma quel tuo grazie è come se fosse disegnato, è come se fosse un ombromino. Che guarda verso l’astro. E guarda nello stesso tempo dentro di sé. Ma che ne parliamo a fare.

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      1. 黒子 くろこ kuroko

        senza fretta. sto recuperando un minimo di controllo motorio. vabbene adesso devo passare alla mente. le idee sbattono qui e lì, non riesco a vederne distintamente manco una. le immagino come delle farfalle quando si bruciano con le lampadine. e poi cominciano a sbattere sulle pareti.
        ma perché sto scrivendo una cosa così? sono in uno strano luogo ora.
        puf. (adesso niente complimenti per almeno tre anni.)

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        1. Wish aka Max Autore articolo

          Ieri sera mi sono addormentato con l’ipad in mano, ero veramente lesso.
          I complimenti.
          Non sono complimenti, kuroko. È la verità. Se vuoi che io inizi a mentire per i prossimi tre anni, dimmelo. 😉

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          1. 黒子 くろこ kuroko

            waaaaaa non puoi dire queste cose!!!
            va bene va bene. ci farò l’abitudine.
            non è mica vero. però va bene così. prima o poi l’immagine si specchierà in un vetro meno distorto? machenesò.
            non ti ci vedo che dici bugie. ecco, adesso me ne manca un’altra. vederti cavare gli occhi a qualcuno con una matita hb e le bugie. (non ho ancora capito cosa ci devo fare con lebugie però io fino a poco tempo fa ero una colossale bugiarda. ancora mi stupisco da sola.)
            sto divagandooo

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            1. Wish aka Max Autore articolo

              E se ti va di fare un’altra imbarcata, passato il ponte e recuperati i chili di Amsterdam (cazzucazzu non ho il coraggio di pesarmi) un’altra amatriciana ci starebbe proprio a pennello… o magari carbonara, o magari alla calabrese con tante acca 😉

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  3. apity

    Il secondo disegno è il mio preferito in assoluto? No, cosa sto dicendo. Mi piacciono tutti e sono invidiosissima. Comunque, continuo: sarebbe bellissimo poter mangiare un’amatriciana (senza guanciale per me, quindi non più un’amatriciana) tutti insieme. Bellissimo.

    E mi vergogno come un cane perchè io il racconto per Iaia non l’ho scritto. Un po’ perchè mi vergognavo, perchè in realtà io non so scrivere proprio niente. Io scrivo soltanto della mia vita e anche là ci sarebbe da ridire. Un po’ perchè non ho avuto proprio tempo.
    Sarò felice di leggere i vostri domani sera. Magari con una tazza di té (al mirtillo, che è un nuovo regalo che ho ricevuto) tra le mani.

    Vi voglio bene, amici e sono felice che vi siate incontrati.
    🙂

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Ma figurati se devi vergognarti! Come un cane, poi… Verrà un giorno in cui sarà chiaro anche a te, come lo è già a chi ti legge, che tu sai scrivere perfettamente, e verrà un giorno in cui qualcosa che hai dentro chiederà di uscire e di essere messa su carta. Quel giorno scriverai. 😉
      Per il guanciale. Facciamo un mega cacio e pepe per tutti e non se ne parla più! 😀

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  4. tittisissa

    Che bello, bellissimo!!! Quando i rapporti prendono “corpo” è sempre bellissimo 🙂
    A me è capitato così, quando in giro per l’Italia la scorsa estate, ho abbracciato quelle persone incontrate sul web che rivestivano per me un’incontestabile importanza. E devo dire che non sono stata affatto delusa, ma ognuno di loro mi ha confermato, guardandomi negli occhi, ciò che era chiaro già leggendosi. Quell’esperienza mi ha cambiato la vita.
    Ho aperto per la prima volta il mio cuore ad amici lontani, ma neanche poi tanto. Amici che credo proprio resteranno tali a lungo. Forse, per sempre 🙂

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      Sai una cosa? E’ successa una cosa strana. E’ come se ci fossimo già incontrati. Era come un secondo incontro. Perché veramente a volte si riesce a comunicare su un altro piano. Non succede spesso, ma quando succede è straordinario.

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  5. Luci

    E’ stato molto emozionante per me leggere del vostro incontro, sia attraverso gli occhi di Kuroko che attraverso i tuoi. Siete due persone incredibilmente profonde, ricche…straordinarie. Non potevate non incontrarvi. In tutti i sensi.

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    1. Wish aka Max Autore articolo

      E rimango sorpreso. Sempre. Quando mi dicono queste cose, perché a me francamente non pare, per quanto mi riguarda. E non è falsa modestia, sono sincero. Lo dicevo a Iaia ieri, io sono io e non faccio nulla di eccezionale. A me pare eccezionale kuroko, che è incredibilmente talentuosa. Se poi questo talento sarà riconosciuto o meno, questo è tutt’altro paio di maniche. Ma lei ha “the gift”, il dono. La luccicanza, se vogliamo dirla in termini di Shining. Lei ha queste cose dentro che premono per venire fuori, e lei riesce a tradurle in immagini. Io non ho nessun talento, realmente. Per questo mi sorprendo dell’accostamento.

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