Inizio oggi una rubrichetta, ispirata al libro capolavoro di Max Aub, “Delitti esempliari”, che invito a leggere tutti coloro che non lo hanno fatto. Si tratta di miniracconti di delitti. Era da un po’ che avevo in mente di farlo, ma l’ispirazione definitiva mi è venuta da un post dell’amica Pendolante. Ed ecco qui.
Abito fuori Roma. E tutti i giorni mi toccano cinquanta minuti di treno. Cinquanta ad andare e cinquanta a tornare. Cento minuti al giorno. Cinquecento minuti a settimana, circa duemiladuecento al mese, quasi ventiquattromila l’anno. Che diviso per sessanta fanno quattrocento ore. Cinquanta giornate di otto ore. Una vita. Si può usarlo in tanti modi il tempo. Un aforisma che amo particolarmente recita “A che serve affannarsi tanto per risparmiare tempo, quando poi non si è capaci di far altro che ammazzarlo?”. E quel tempo al quale non posso sottrarmi per me è diventata una risorsa. Lo programmo con cura, lo uso per sistemare delle piccole rogne personali, tipo controllo conti di casa, oppure scrivo email arretrate, oppure leggo. Adoro leggere, leggo qualunque cosa. Romanzi, raccolte di racconti, saggi. Qualunque cosa, qualunque autore. Classici, autori emergenti, tutto.
Ebbene era uno dei giorni dedicati alla lettura, e pregustavo sin dalla mattina l’inizio di un libro di Alice Munro, “Uscirne vivi”. Adoro la Munro, e la struttura dei suoi racconti è particolarmente interessante. Mi siedo e apro il libro, mi immergo nella lettura, ma dopo pochi istanti sento una musica cacofonica proveniente dalla mia sinistra. Mi volto e vedo il mio vicino con un telefonino in mano, che sta ascoltando agitando la testa a tempo. Faccio un colpettino di tosse, Il vicino neanche se ne accorge. Lo guardo intensamente, niente. Ad un certo punto lo apostrofo, gli dico: “Guardi che qui nessuno ha chiesto di ascoltare musica, e io sto leggendo, e vorrei leggere”. Mi risponde che questo è un paese libero e che lui ascolta quel che vuole. Gli dico che forse potrebbe usare gli auricolari, mi dice che se non voglio ascoltare musica posso anche cambiare scompartimento. Una ragazza di fronte a me si schiera dalla mia parte, Dice che è un’assurdità, che la musica è fastidiosa. Il tizio dice che con tutti i problemi che ci sono al mondo proprio con lui ce la dobbiamo prendere. Si rivolge a me e mi dice che quella musica è bella, che è un sottofondo ideale per la mia lettura.
Con movimento fulmineo sollevo il gomito e gli assesto una gomitata sulla bocca. Mentre porta le mani al viso che si è riempito di sangue mi alzo e gli tiroun pugno nello stomaco. Si china in avanti, e gli mollo una ginocchiata in piena faccia. E’ tramortito. Prendo il telefono che ancora suona. Lo poggio sotto il suo naso. Lo tengo in linea con l’asse del setto nasale con la mano sinistra, fermo in posizione. Con la mano destra assesto un colpo alla base del telefonino. Sento distintamente l’osso del setto nasale che penetra nel cervello. Lo guardo: “E adesso ascolta tutta la cazzo di musica che vuoi”.
Hai appena dato vita al sogno di molti… e poi hanno il coraggio di chiamarli “futili motivi”… 😀 E mo’ faccio un salto dalla Pendolante, saluti e ogni bene
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E’ per questo che si chiamano esemplari…il segreto è nel creare empatia con l’assassino e odio verso la vittima… 😉
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…obiettivo raggiunto, direi… ma a essere onesti, fin troppo facile in questo caso 🙂
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L’ha ribloggato su Pendolantee ha commentato:
Ecco, questo è Towanda. Grazie Max, quant’è liberatorio almeno leggerlo
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E come è andata a finire? Il sogno di tutti …
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Sono sceso alla fermata ovviamente. 🙂
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😉 ammiro il coraggio. Io pur avevo ragione avrei tremato ..
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Avendo
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a quando il secondo?
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🙂
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la glock, max, la glock. in questi giorni mi stai diventando pericolosamente pacifista. (delitto esemplare, ma non perfetto. le ferrovie sarebbero capaci di farti pagare la smacchiatura del sedile imbrattato di sangue).
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Beh ci vorrebbe la flagranza… Considerando i controllori diciamo che la probabilità di scendere inosservato è elevata… E poi la Glock fa rumore… Ma la userò in uno dei prossimi raccontini. 🙂
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Mi ha ricordato Billy il bugiardo di John Schlesinger.. con fantasie liberatorie da applicare costantemente.. in fondo rientra in una tecnica di ammaestramento degli imprevisti.. invece di poter leggere, in questi casi di apparente rottura di scatole, si finisce con lo scrivere addirittura ….e cose anche molto carine 😉
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Ah! Bello, viene voglia di farci un raccontino
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Bisognerebbe stamparlo e lasciare un volantino su tutti i sedili: Avviso di sicurezza.
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Ahahahahahahahahahh!!! Sono felice. Davvero felice di rivederti qui. Abbracci.
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🙂
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…altro che racconto di fantasia…mi sa che prendo spunto per la vita di ogni giorno! Per esempio, quella gomitata sui denti…ho già chiara in testa l’immagine di una persona…
Non c’è che dire Max, sei una continua fonte d’ispirazione!
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..mi sembrava di aver lasciato un commento ma non lo trovo. quindi replico..
Il sogno in un cassetto, credevo di aver perso la chiave per attuarlo, a quanto pare qualcuno l’ha trovata..
buon proseguimento
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È semplicemente terrificante. Se questo è il sogno nel cassetto meglio non sognare.
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Ahahahah!! Il mio sogno di (quasi) tutti i giorni sul (santissimo) treno! Ahahahaha! (risata alla Crudelia Demon!) 😀
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Non a caso sono delitti esemplari… 😀
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lo so la violenza non porta mai nulla di buono… ma a volte penso che gli schiaffoni siano terapeutici sia per chi li riceve, sia per chi li dà 🙂
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