Omero

barcaSe io leggessi questo post sul blog di qualcun altro penserei che è una marchetta. E se leggessi un post che inizia con una formula carina per indicare che non è una marchetta penserei “excusatio non petita accusatio manifesta”. Detto tutto questo, pensate un po’ quel che volete. Questo post non è una marchetta perché i racconti pubblicati nel libro sono stati scritti prima che io mi iscrivessi, tranne l’ultimo. E questo post non è una marchetta perché Omero non ne ha certo bisogno.

Omero è la scuola di scrittura creativa più antica d’Italia. Sono nati da 26 anni, più di un quarto di secolo, più di cinque lustri. Non si resta sul mercato per più di cinque lustri se non si ha un buon prodotto per le mani. E Omero il prodotto ce l’ha eccome. Anzi ne ha due. Si chiamano Enrico Valenzi e Paolo Restuccia. Che hanno una formula che funziona. Ho fatto “Narrativa 1”, che è durato 10 settimane, lo scorso anno, e sto seguendo ora “Narrativa 2”, che è cominciato da 5 settimane e ne durerà altre 15. Al termine deciderò se fare Narrativa 3, devo capire bene se il focus è sul romanzo o se c’è spazio anche per uno che, almeno per ora, vuole scrivere solo racconti.

Il martedì sera, quando vado a scuola, per me la festa inizia quando mi metto in macchina. Perché so che passerò due ore in un tempo e uno spazio differenti dal mio. Perché so che per due ore sarò in un altro mondo. Un mondo fatto di narrativa. Un mondo fatto di racconti. Racconti scritti da autori celebri, da autori meno celebri, da compagni di corso. Un mondo fatto di spiegazioni, di comprensione di principî che magari erano intuibili, ma non così chiari come lo diventano una volta che siano stati esplicitati. La suddivisione in tre atti, il giorno più importante del protagonista, il punto di vista, il ritmo, il movimento, il dialogo. Solo per citare alcune delle cose che sono state trattate, alcune (come i tre atti) che sono diventate una specie di “tormentone”, un mantra da ripetere, o col quale confrontarsi settimana dopo settimana.

La scuola funziona perché la formula è vincente. No un attimo. Prima di questo la scuola funziona perché Enrico e Paolo sono pazzescamente bravi. E perché danno l’anima lì dentro. E perché ci credono. Ci credono a tal punto che, quando recentemente hanno costituito una casa editrice, hanno comprato in blocco i diritti su determinati racconti, perché ce n’era uno di cui si erano innamorati, e quell’uno doveva essere preso. A qualunque costo. E quell’uno valeva la pena di essere preso perché ancora oggi, quando Enrico e Paolo lo leggono, si rompe loro la voce. Perché Enrico e Paolo, dietro quell’aria da “brutte persone”, come dico loro sfottendoli, hanno una sensibilità enorme. Ecco, crederci significa questo. Crederci significa che ci sono delle cose che vengono prima di tutto il resto. Crederci significa che le priorità sono ben stabilite. Che è chiaro cosa deve venire prima. Prima deve venire la sostanza. Poi, dopo, il business. Che non può, e non deve essere trascurato, perché se i business case non stanno in piedi le avventure, anche romantiche, finiscono. Ma la bravura è proprio questa, è far tornare un business case per 25 anni senza rinunciare ad un epsilon di qualità e di sostanza. E riuscire a trasferire un’aula in un altro tempo e in un altro spazio, ogni volta.

7 pensieri su “Omero

    1. Wish aka Max Autore articolo

      Io non so bene cosa facciano alla Holden, so che costa oggettivamente molto. E so che non c’è un buon feeling in generale rispetto alle scuole di scrittura. Io credo che scuole come Omero siano una meraviglia. Tutto qui 🙂

      "Mi piace"

      Rispondi
  1. flampur

    A parte gli scherzi (oddio, con la residenza a Torino un’affabulatina baricchiana non ci stava male..), se Omero ha contribuito a tirar fuori quei tuoi raccontini – con il reiterato omaggio al particolare che t’invidio – è una super scuola, che ti da l’anima e ti insegna a distillarla… 😉

    "Mi piace"

    Rispondi
  2. Pingback: Nustamobbene | Serbatoio di pensieri occasionali

Metti una goccia nel serbatoio